"Conte punto di riferimento dei progressisti"
Da dove deve ripartire la sinistra per D’Alema: “Pd e M5s tornino a dialogare”
Massimo D’Alema continua a ripetere da tempo che la sinistra ha preso più voti della destra alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre. “Un milione e 600mila, per l’esattezza. La destra ha preso dodici milioni di voti, gli stessi del 2018. Noi nel 2006 ne prendemmo 19 milioni. Semplicemente la destra ha saputo interpretare la legge elettorale voluta dal Pd, fondata sulle coalizioni elettorali“, ha detto l’ex premier e leader della sinistra in un’intervista a Repubblica. Ed è da qui che la sinistra dovrebbe ripartire secondo D’Alema secondo il quale Partito Democratico e Movimento 5 Stelle dovrebbero riprendere a parlarsi.
“Ricostruire un dialogo e una prospettiva, se ne discute anche nel Pd. E va creato un rapporto unitario tra le forze politiche, del resto il Pd aveva investito molte risorse per fare entrare l’M5S nell’alveo del centrosinistra“. Sforzi che sono andati perduti nella scorsa campagna elettorale, con le nuove e mancate alleanze, la frattura tra le forze dell’ex governo giallorosso dopo la caduta del governo Draghi. Conte però “che fosse il punto di riferimento dei progressisti l’ha detto l’ex segretario del Pd, non io” mentre il M5s “è votato dagli operai e dalle persone in difficoltà economica molto più del Pd. Una parte dei progressisti ha scelto Conte”.
Le parole di D’Alema arrivano a pochi giorni dall’ultimo sondaggio SWG per La7 che ha misurato l’appaiamento, il pareggio a poco più del 16% di Pd e M5s. Per l’ex premier però “con questa legge elettorale non è necessario” un nuovo partito unitario. “Il Pd è un partito dalla identità fragile, che non riesce a comunicare un progetto per il futuro, un modello di società. D’altro canto la scelta di un partito soltanto programmatico è stato uno degli elementi costitutivi del Pd”. D’Alema rimanda al mittente le voci che lo vorrebbero a tramare contro i dem.
“Sono sospetti che non meriterebbero neanche un briciolo di attenzione. Se uno in questo Paese dice qualcosa di buonsenso passa subito per complottista”, ha replicato l’ex Presidente del Consiglio. Non è vero neanche che sia lui il consigliere del leader del M5s. E sulla caduta del governo Draghi: “A parte il fatto che Meloni ha fatto l’opposizione a Draghi, e non mi pare che questo l’abbia danneggiata elettoralmente, né ha impedito a diversi ministri di Draghi di schierarsi con lei. Conte non aveva tutti i torti a sollevare i problemi che sollevò, ma anche considerando quel passo un errore non credo che avrebbe dovuto impedire a partiti che avevano governato insieme, e bene, di allearsi”.
Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, il partito che ha vinto le elezioni e che continua a volare nei sondaggi, è invece secondo l’ex Presidente del Consiglio “un partito ideologico che esprime un’idea di società e indica una prospettiva diversa dalla pura gestione dell’esistente. In riferimento alla nazione, alla sovranità, alla identità e alla religione è appunto un messaggio ideologico e non un programma, ma rappresenta un ancoraggio seducente nell’incertezza dell’oggi”.
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