Salve sparute iniziative di opposizione – come quella del neo eletto Aboubakar Soumahoro, che l’altro giorno ha preannunciato il suo impegno per evitarlo – il cosiddetto memorandum tra l’Italia e la Libia per la gestione dei flussi migratori si avvia a un silenzioso e ipocrita appuntamento di rinnovo.

Al di là della pomposa rubrica (“Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”), quell’accordo ha remunerato e ha giustificato l’attività di una soldataglia impegnata a intercettare migranti e profughi e a imprigionarli nei campi libici, veri e propri lager affidati ad aguzzini che sottopongono i reclusi a ogni tipo di violenza, stupri, torture. Il tutto, abbondantemente documentato da una somma impressionante di denunce e riscontri posti a certificare che il nostro Paese è direttamente complice dell’attivazione e del finanziamento di un’organizzazione di sistematica violazione dei diritti umani impiantata a pochi chilometri dai propri confini.

Ammonta ormai a decine di migliaia il numero dei profughi e migranti “recuperati” da quelle milizie e ammassati in quei luoghi di scempio, e alle esigenze sicuritarie del nostro Paese si è preteso di dare soddisfazione in quel modo, abbandonando a quel destino di sopraffazione uomini, donne e bambini che, spinti dalla fame e dalla guerra verso una speranza di salvezza, si ritrovano invece in un inferno peggiore di quello da cui tentavano di fuggire. E si aggiunga che qualcuno è stato anche capace di vantare l’efficacia di quel sistema, e di sventolarlo elettoralmente (lo ha fatto la destra e lo ha fatto la sinistra) quando era questione di intestarsi il risultato del calo degli sbarchi: e pace se le linee incurvate in giù erano disegnate sul grafico che diceva quanti non erano arrivati qui, ma non quanti erano finiti in quei carnai.

Chiunque abbia rivendicato a sé il risultato di un contenimento dei flussi – e ripetiamo che l’ha rivendicato sia la sinistra, che ha inaugurato la pratica, sia la destra, che se ne è valsa – l’ha fatto sapendo che il memorandum italo-libico ora in scadenza, ma di temibile rinnovo, aveva l’effetto, se non l’intenzione, di garantire i nostri confini a spese della vita e dell’integrità di quegli esseri umani. Sono anni che l’andazzo continua. Se quell’accordo sarà rinnovato ulteriormente, senza la previsione di soluzioni alternative, nessuno, tra chi ha potere di decidere e provvedere, potrà invocare scusanti. Non si tratta neppure di non essere complici (sarebbe meno grave): si tratta di non esserlo più.