Questione di trasparenza. Di difesa dei diritti umani e dei principi stessi della nostra Costituzione. Per non essere complici di chi, a bordo di vedette regalate dall’Italia, spara contro i migranti in mare. Stop al finanziamento alla cosiddetta Guardia costiera libica. Il “finanziamento della vergogna”.

Ieri mattina, durante una conferenza stampa alla Camera, il deputato Riccardo Magi, di Più Europa Radicali, insieme a Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch-Italia Valentina Brinis di Open Arms, Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci Nazionale, Paolo Pezzati, Humanitarian Policy Advisor di Oxfam Italia e a parlamentari di diversi gruppi che voteranno contro il rinnovo delle missioni, hanno chiesto di bloccare ogni supporto alla cosiddetta Guardia costiera libica: «Non è accettabile che il nostro Paese continui a sostenere con risorse economiche e logistiche quella che a tutti gli effetti è una attività criminale, come dimostrano le innumerevoli denunce e video sull’operato della cosiddetta guardia costiera libica», afferma Magi. «Il rinnovo di questa missione – prosegue – costituirebbe una gravissima violazione di principi fondamentali del diritto internazionale e la nostra Costituzione. Per questo bisogna opporsi con forza dentro in parlamento e nel paese».

Rilancia Paolo Pezzati (Oxfam): «Tra la riforma della giustizia e il ddl Zan, quest’anno sta passando sotto silenzio la discussione della proroga delle missioni internazionali, che contiene gli stanziamenti per l’aumento del sostegno italiano alla Guardia costiera libica, passato da 10 milioni nel 2020 a 10,5 nel 2021, per un totale di 32,6 milioni destinati al blocco dei flussi migratori dal 2017. Una strategia che governo dopo governo continua imperterrita, nonostante nel Mediterraneo si continui a morire, nonostante gli orrori nei lager libici». «Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo mostrato alla Camera le immagini della violenza delle autorità libiche contro chi fugge: i recenti spari e speronamenti e un naufragio causato dalla stessa motovedetta nel 2017. Tra due giorni la Camera voterà il rifinanziamento. Nessuno potrà dire che non sapeva», avverte Sea Watch su Twitter.

«Nel Mediterraneo si continua a morire. La strage va fermata: il Governo cancelli il Memorandum con la Libia e non proceda al rifinanziamento della cosiddetta Guardia costiera libica. Domani (oggi, ndr) saremo in piazza a Roma», scrive in una nota la Cgil nazionale in cui si comunica l’adesione della Confederazione alla manifestazione organizzata dal Tavolo Nazionale Asilo e Immigrazione, di cui la Cgil fa parte, che si terrà oggi in Piazza Montecitorio, alle ore 17. Un sit-in di protesta e di proposta. Diverse ong, in rappresentanza della società civile, chiederanno al Governo lo stop al rinnovo della missione in Libia e alla prosecuzione della cooperazione con le autorità libiche, in assenza di garanzie concrete sulla protezione dei diritti umani di migranti e rifugiati; in particolare chiederanno di bloccare ogni collaborazione con la Guardia costiera libica, che come hanno mostrato gli ultimi eventi, si è resa protagonista di respingimenti illegali in Libia.

Chiederanno inoltre la realizzazione di un piano per l’evacuazione immediata delle persone rinchiuse nei centri di detenzione libici, oltre all’estensione dei canali di ingresso regolari per persone migranti e rifugiati. Fondamentale inoltre il ripristino di un sistema istituzionale di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, e il riconoscimento del ruolo essenziale svolto dalle ong per i soccorsi dei migranti in mare. Il sit-in ha una parola d’ordine inequivocabile: “Libia: una benda per non vedere?”. «La sensazione – si legge in una nota diffusa da AOI, l’Associazione delle Ong Italiane – è che il Governo Italiano, qualsiasi sia la sua composizione, vada avanti perseguendo le solite direttrici strategiche, in alcuni casi anche aumentando il suo impegno e in altri casi senza tenere sufficientemente conto degli impatti che tali strategie hanno prodotto». Non si affrontano le vere ragioni delle disuguaglianze. Le preoccupazioni maggiori – in sostanza – si concentrano nel quadrante del Mediterraneo, allargato dove le missioni navali, quelle in Libia e quelle del Sahel, sembrano rispondere più ad obiettivi di contenimento dei flussi, controllo delle frontiere e stabilizzazione, che ad altro.

«L’Italia – si legge ancora nel documento – punta a giocare un ruolo militare sempre maggiore in quell’area cruciale. Pur sapendo che l’equilibrio tra sicurezza e sviluppo sia complicato da trovare, c’è bisogno di un approccio nazionale ed europeo che abbia al centro la pace e la protezione capace di dare maggior risalto ai veri fattori di conflitto nella regione, come la gestione opaca della cosa pubblica, le disuguaglianze e la violazione dei diritti umani. Questo vale per i Paesi del Sahel, la cui missione (oltre quella bilaterale col Niger) di riferimento – Takuba– ha visto triplicare i fondi destinati dal 2020 (15,6) ai 49 di quest’anno, ma anche e soprattutto per la Libia». Nel Mar Mediterraneo quest’anno andiamo a spendere 150 milioni – prosegue la nota di AOI – ma nessuna missione ha nei propri termini di riferimento il salvataggio e il soccorso delle persone in mare. Significativi aumenti, + 17 e + 15 milioni, ci sono stati anche nelle missioni navali nel mediterraneo Mare Sicuro e Irini. Sarebbe importante capire il motivo di questi aumenti e il Parlamento un ruolo su questo lo può giocare».

Di fronte al malessere che attraversa il Pd, Enrico Letta gioca la carta “europea”: la condizione per approvare il decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali passa attraverso una riscrittura del “nodo Libia”. Ecco quindi che addestramento e supporto della Guardia costiera libica devono essere affidati entro sei mesi alla Ue: è la richiesta che parte dai vertici dem. Lia Quartapelle e Enrico Borghi sono i dem che stanno trattando nelle commissioni Esteri e Difesa della Camera. Letta deve fare i conti con la combattiva pattuglia parlamentare “pacifista”, guidata dall’ex presidente del partito, Matteo Orfini, ma anche con un’onda di protesta che proviene dalla base. È il caso dei 300 militanti che hanno sottoscritto un post di Nella Converti del circolo dem romano dedicato al piccolo naufrago Alan Kurdi. Chiedono lo stop al sostegno alla Guardia costiera libica. Questo è l’incipit dell’appello rivolto a Letta e ai parlamentari Pd: «Caro Enrico Letta non barattiamo la vita degli esseri umani in nome della governabilità».

«Intanto in Libia – ricorda in una nota Medici senza frontiere – migranti e rifugiati continuano ad essere sistematicamente esposti al rischio di detenzione arbitraria e ad altri gravi abusi dei loro diritti. Nei centri di detenzione, in cui vengono trattenuti illegalmente e a tempo indeterminato immediatamente dopo l’intercettazione in mare e lo sbarco in Libia, le condizioni di vita continuano ad essere disumane. Il numero delle persone detenute è cresciuto significativamente negli ultimi mesi, mentre continuano a venire documentati casi di torture, violenze sessuali e sfruttamento… Sollecitiamo il Parlamento a revocare qualsiasi sostegno alla Guardia costiera libica e alla Amministrazione Generale per la Sicurezza Costiera, condizionando qualsiasi intesa all’adozione da parte libica di concrete misure a garanzia dei diritti di rifugiati e migranti, compreso l’impegno a sbarcare persone soccorse in mare in un porto sicuro, che non può essere in Libia».

Sit-in e non solo. Un digiuno è l’iniziativa lanciata da padre Alex Zanotelli. Il missionario comboniano si rivolge ai parlamentari: «È una violazione della nostra Costituzione, delle leggi internazionali e della nostra umanità. Chiediamo ai deputati di avere il coraggio di votare contro il rifinanziamento della Guardia costiera libica. Ricordiamo a tutti che un voto a favore significa avere le mani sporche di sangue innocente». C’è chi ricorda Letta con una felpa di “Open Arms”. Dalla felpa al voto: un passaggio cruciale per il segretario dem.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.