In Libia si spara ma la pistola fumante è a Roma. Erano diretti con ogni probabilità verso le nostre coste anche i migranti intercettati su un barcone e riportati in Libia nella notte tra lunedì e martedì scorso. Appena sbarcati a Khums, a est di Tripoli, hanno cercato di darsi alla fuga. Senza pensarci due volte, la guardia costiera libica ha sparato ad alzo zero. Tre migranti sudanesi sono rimasti uccisi sul colpo e almeno altri due feriti nella sparatoria. A ricostruire i fatti, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) che ha attivato le sue antenne locali e raccolto le testimonianze. «Le sofferenze patite dai migranti in Libia sono intollerabili», dice Federico Soda, capo missione Oim in Libia. «L’utilizzo di una violenza eccessiva ha causato ancora una volta delle morti senza senso, in un contesto caratterizzato da una mancanza di iniziative pratiche volte a cambiare un sistema che spesso non è in grado di assicurare alcun tipo di protezione».

L’Organizzazione ha ribadito che «la Libia non è un porto sicuro» e ha lanciato nuovamente un appello all’Unione Europea e alla comunità internazionale «affinché si agisca con urgenza per fermare i ritorni in Libia di persone vulnerabili. È necessario mettere in atto uno sistema alternativo che permetta che le persone soccorse o intercettate in mare siano portate in porti sicuri». «Abbiamo già avuto episodi, prima sparavano in mare sui migranti e chi li aiutava, ora sparano direttamente a terra», riferisce al Riformista Emma Bonino. «Di che altro abbiamo bisogno per riconoscere che la famosa guardia costiera libica che noi aiutiamo a formare e finanziamo è fatta di miliziani che non conoscono i diritti umani? Non so cosa altro debba accadere», ironizza Bonino. La senatrice radicale, eletta con PiùEuropa,

ha provato a far cambiare idea alla maggioranza che lo scorso 16 luglio ha votato il rifinanziamento alla guardia costiera libica, con 3 milioni di euro in più. «Così come alla Camera con Riccardo Magi, al Senato abbiamo provato a separare la missione libica delle altre, per ripensarla completamente. Ma ci hanno seguito solo 14 senatori». “Non so cosa abbia in mente il governo e la signora Ministra degli Interni. Ha ragione l’Unhcr, questi sono lager gestiti dai miliziani di prima con le divise di oggi. Le testimonianze sono univoche e ci dicono che siamo complici volontari di crimini contro l’umanità. Il dossier, da quel che capisco, è rinviato a settembre. E fino ad allora ci stiamo mettendo in mano a gruppi di miliziani-killer che conoscono il valore dei loro prigionieri e li usano per fare soldi a qualunque condizione». Nella maggioranza sale la tensione. Leu non vuole stare al gioco, Italia Viva – con la deputata Giusy Occhionero – chiede al governo di riferire in aula, il Pd si spacca. Matteo Orfini twitta: «Fuori dalle ipocrisie, la guardia costiera ha ucciso perché è esattamente per questo che la finanziamo: fermare i migranti con ogni mezzo. Un orrore di cui siamo consapevolmente responsabili».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.