Quel video shock e la vergogna dell’Europa e dell’Italia. La parola a Rossella Miccio, presidente di Emergency.

Il video agghiacciante di Mazin, ragazzino quindicenne, torturato dai suoi aguzzini nel carcere-lager libico di Ain Zara. I carnefici ridono mentre il ragazzino implora pietà. Cosa racconta il video rilanciato da Luca Casarini e Mediterranea?
Racconta la vergogna di una Europa e di una Italia che sono correi di questi crimini. Perché da anni continuiamo a finanziare e sostenere in vari modi le autorità libiche facendo finta di non sapere che queste cose accadono quotidianamente. Noi di Emergency ne vediamo le conseguenze perché lavoriamo da tanti anni a sostegno dei migranti. È una vergogna che l’Europa, la culla dei diritti, non faccia nulla per evitare queste cose ed anzi continui a far finta di niente e a foraggiare governi che non garantiscono i diritti umani.

A destra Giorgia Meloni ripropone il blocco navale nelle acque costiere libiche, Matteo Salvini promette respingimenti di massa se tornerà al governo. C’è dall’altra parte qualcuno che batta un colpo?
Ci farebbe molto piacere se ci fosse qualcuno che rispondesse con delle proposte alternative concrete, per regolamentare i flussi migratori in maniera dignitosa, garantendo politiche di visti regolari per chi scappa dalle guerre e dalle persecuzioni. Queste persone devono essere accolte, deve essere riconosciuto loro il diritto di asilo internazionale. Su chi poi deve lasciare i propri paesi alla ricerca di un futuro migliore, per problemi economici e sociali, dovrebbero esserci politiche europee di rilascio di visti, perché altrimenti continueremo a costringere le persone a rischiare la vita e ad arricchire i trafficanti di esseri umani. Siamo prigionieri di un emergenzialismo securista che impedisce di affrontare le vere cause del problema. Purtroppo non mi sembra di vedere ad oggi nessuna scelta coraggiosa che vada nella direzione di una proposta alternativa seria, concreta, su questi temi.

Nel 2017 l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd) affermò che “sicurezza è parola di sinistra”. Qualche mese dopo iniziò la guerra alle Ong nel Mediterraneo. C’è un pensiero unico su questo tema?
Purtroppo sono tutti a seguire la “pancia”, a fare la guerra ai poveri. Sarebbe anche il caso di riflettere su cosa s’intende per sicurezza. Noi ce lo siamo sentiti dire troppe volte, sia sul tema dell’immigrazione sia su quello della guerra. Negli ultimi vent’anni le spese militari sono aumentate in tutto il mondo ma credo che nessuno si senta per questo più sicuro. Non abusiamo delle parole, ritorniamo al senso vero di esse e proviamo a costruire delle società che siano dignitose per tutti, che siano solidali e che non calpestino, come oggi accade, i diritti di coloro che consideriamo meno importanti di noi stessi.

Questo perché i migranti non votano?
Non so se questo sia il problema. Perché poi in realtà tantissimi stranieri residenti in Italia hanno acquisito la cittadinanza e dunque sono elettori a tutti gli effetti. Il discorso è più generale e riguarda i valori fondanti di una comunità multietnica che voglia essere a tutti gli effetti inclusiva e democratica. Valori di base al di sotto dei quali non si dovrebbe mai scendere.

Emergency è tra le organizzazioni che più si battono per la cancellazione del Memorandum d’intesa Italia-Libia del 2017.
A novembre il nuovo parlamento italiano potrà scegliere se rinnovarlo o no. Ci auguriamo che questa sia la volta buona affinché questo Memorandum venga totalmente abrogato. E poi si troveranno dei metodi, speriamo, più rispettosi dei diritti umani per dialogare con i libici e sostenere la popolazione libica che non vuole la guerra e che vuole ritrovare anche la propria dignità.

Mazin, l’adolescente del video, proveniva dal Darfur, un luogo di sofferenza e di guerra oggi scomparso dai radar della comunità internazionale e dell’informazione.
Noi di Emergency ci lavoriamo ancora nel Darfur. Abbiamo una clinica, un centro pediatrico. Purtroppo le guerre fanno notizia, soprattutto quelle che pensiamo più lontano da noi, pochi minuti, poi ce ne dimentichiamo ma in realtà tutti i giorni le persone continuano a pagarne le conseguenze e molto spesso per tanti l’unica alternativa è la fuga verso lidi più sicuri, peccato che sicuro questo percorso non lo sia e poi succedono le cose indicibili che abbiano visto in quel video che non è unico né raro.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.