Quando si prendono cura dei feriti, non chiedono loro da che parte stanno. Gli esseri umani valgono per quel che sono e non per le loro appartenenze. Non c’è fronte di guerra che non li abbia visti in “prima linea”. La linea giusta. Quella dell’umanità. È Emergency. E di Emergency, Rossella Miccio è la presidente. L’abbiamo intervistata.

Dove c’è guerra c’è Emergency. A prestare soccorso alle prime vittime della guerra: i civili. Nel recente vertice di Madrid, i leader della Nato hanno discusso solo di come armare, quando armare, dove armare, chi armare. La pace passa per le armi?
Assolutamente no. In nessun angolo del mondo abbiamo visto le armi portare la pace. L’Afghanistan credo che sia l’esempio più eclatante, ma non il solo, da questo punto di vista. Dopo vent’anni di miliardi spesi in armamenti, di vite perse, siamo tornati ancora peggio di vent’anni fa. Mi preoccupa anche l’incapacità di pensare a delle soluzioni alternative avendo realizzato quanto inutile sia il ricorso alle armi, eppure la domanda non viene neanche posta. Purtroppo è così.

L’attenzione dei media è concentrata in assoluto sulla guerra in Ucraina. Ma nel mondo ci sono tanti altri, e non meno sanguinosi, conflitti. Le guerre “dimenticate”. Cosa cela questa “smemoratezza”?
Sicuramente c’è molta miopia. Non è che facendo finta che le guerre non esistano, non finiamo poi per subirne anche noi stessi le conseguenze, oltre le persone che le vivono quotidianamente sulla loro pelle, in paesi come l’Afghanistan, lo Yemen, l’Iraq, Il Congo, la Somalia e l’elenco potrebbe durare a lungo. E poi c’è anche un po’ di razzismo. Cittadini di serie a e cittadini di serie b. Tutto quello che consideriamo più simile a noi, vicino a noi è degno di attenzione, mentre quello che consideriamo lontano da noi è come se non esistesse, se non in termini di pericolo, di minaccia. Credo che sia una tara con cui dobbiamo ancora fare i conti. Ci riempiamo la bocca parlando di globalizzazione, in realtà stiamo ancora a guardare il nostro orticello.

Che Europa è quella che esternalizza le frontiere, vende a Erdogan i curdi, partecipa, come denunciato più volte da Emergency e da Oxfam, all’apartheid vaccinale che ha provocato milioni di vittime in Africa?
È una Europa ipocrita e vigliacca. Non trovo altri aggettivi. Quest’ultima partita sulla Nato, per cui abbiamo dimenticato quanto i curdi sono stati importanti per noi nella lotta contro l’Isis. Come altro definire la vendita a Erdogan dei curdi, se non ipocrita, vigliacca. Oltre il tradimento. Sono stati serviti su un piatto d’argento al loro carnefice. Purtroppo non è una novità. Perché è da anni e anni che facciamo affari con dittatori di varia natura perché tengano fuori dai nostri confini persone che scappano dalla guerra, dalla violenza, da abusi di cui spesso siamo complici anche noi. Invece di andare alle cause che provocano queste tragedie umanitarie, facciamo accordi vergognosi. Paghiamo, addestriamo, armiamo quelli che fanno il lavoro sporco, come i respingimenti, al posto nostro. Penso alla Libia, con i finanziamenti italiani ed europei alla cosiddetta Guardia costiera libica che si è macchiata, come documentato da centinaia di testimonianze e rapporti, di crimini contro l’umanità. Non c’è solo la Libia. Pensiamo ai miliardi che l’Unione europea ha dato ad Erdogan perché facesse il gendarme di migranti. Per anni abbiamo deciso di rimandare afghani in Afghanistan sotto le bombe, dicendo che l’Afghanistan era un posto sicuro. È in atto una enorme ipocrisia. Ci vantiamo di essere un continente che si basa sullo stato di diritto, la culla dei diritti umani e in realtà questi diritti umani valgono sempre e solo per noi. Sono sempre più i nostri privilegi che non i diritti di tutti.

A proposito di privilegi. La stampa mainstream ha oscurato la denuncia, forte e documentata, che Emergency e Oxfam hanno fatto sull’apartheid vaccinale. E questo quando ritorna da noi un nuovo allarme sulle varianti Covid.
È un’altra vergogna di cui non si parla mai. Da quando è scoppiato il Covid ci siamo detti che saremo usciti dalla pandemia solo tutti insieme. E trattandosi per l’appunto di una pandemia, quel tutti insieme vuol dire veramente tutti e in tutto il mondo. E invece anche qui abbiamo dimostrato la nostra piccolezza. Nel momento in cui sono stati possibili i vaccini, gli unici strumenti che abbiamo per tenere un po’ sotto controllo il virus, ce li siamo accaparrati, addirittura più dosi di quante ne avremmo potute usare, tant’è che adesso molte vanno al macero, vanno in scadenza, lasciando i paesi in via di sviluppo con le briciole, alla mercé della nostra carità. Quello che doveva essere un bene comune, il vaccino diritto di tutti, è diventato l’ennesimo strumento di una carità pelosa che non avremmo voluto vedere in questa situazione. La realtà è che nonostante la retorica di una relazione speciale con l’Africa, l’Unione europea, che al momento è il primo esportatore di vaccini al mondo, ha dato la priorità alla vendita di dosi prodotte in Europa ai paesi ricchi in grado di pagare prezzi esorbitanti facendo prevalere unicamente la logica del profitto delle case farmaceutiche. Solo l’8% delle dosi esportate è andato al continente africano.

Cambiano i governi, le maggioranze, i presidenti del Consiglio, ma due cose rimangono inalterate: l’aumento delle spese militari e la diminuzione delle risorse per l’Aiuto pubblico allo sviluppo e alla Cooperazione internazionale.
Purtroppo è così. Negli ultimi vent’anni le spese militari sono passate da 700 miliardi globali annui a più di 2mila miliardi. E non per questo viviamo in un mondo più sicuro. Anzi. Nel 2021 le spese militari sono ammontate a 2.250 miliardi a fronte di solo 177 miliardi destinati all’Aiuto pubblico allo sviluppo. Neanche il 10%. Se queste continueranno ad essere le priorità del mondo, non credo proprio che ci saranno né pace, né sicurezza, né eguaglianze, almeno nel breve-medio termine. Bisogna cambiare radicalmente prospettiva e capire che le logiche di guerra e di riarmo non ci portano da nessuna parte.

Emergency è parte di quel mondo solidale che ha manifestato e continuerà a manifestare, il prossimo 23 luglio in tutte le piazze italiane, contro la guerra. Come ci si sente quando si viene tacciati, i pacifisti, di fare il gioco di Putin?
È l’ultima vergogna. Personalmente, ma credo tutti quelli che sono contro la guerra, non possono essere in alcun modo sodali di Putin né di chiunque altro usi le armi per reprimere la libertà di altri paesi o contro il loro stesso popolo. Quell’accusa è veramente una vergogna, una bugia, una menzogna che non ha nessunissima ragion d’essere. Bisognerebbe invece interrogarsi sul perché si arrivi sempre lì, perché alla fine la guerra resta sempre lo strumento principale che viene scelto da tutti. Putin è l’ultimo in ordine di tempo. Negli ultimi vent’anni l’abbiamo visto fare da chiunque. Addirittura abbiamo visto governi occidentali, penso agli Stati Uniti, fornire prove false alle nazioni Unite per giustificare l’invasione dell’Iraq. Noi non siamo né con Putin né con altri. Siamo contro la guerra, perché l’unica realtà della guerra è una mattanza di civili. Sono loro a pagare le conseguenze della guerra. Sempre e ovunque.

“È trovandoci di fronte ogni giorno la sofferenza di altri esseri umani, che abbiamo iniziato a maturare l’idea di una comunità in cui i rapporti siano fondati sulla solidarietà e il rispetto. Una società che faccia a meno della guerra. Per sempre “. Chi era Gino Strada? Un inveterato utopista?
Per Gino l’utopia non era un qualcosa di irraggiungibile. Era un progetto che non si è ancora realizzato. Sì, era un’utopista. Ma aveva una visione molto concreta di questa utopia. Proprio perché il suo essere contro la guerra, l’esserlo di Emergency, non nasce da presupposti filosofici. Nasce dall’averla conosciuta la guerra, dall’averla guardata in faccia. Da aver guardato in faccia le vittime, persone come noi, nei nostri ospedali. Quelli che a causa della guerra perdono un arto, una gamba, perdono la vista. Perdono la possibilità di avere una vita dignitosa. Ricordiamoci che nove volte su dieci sono i civili quelli che vengono colpiti dalla guerra. È come se una medicina, nove volte su dieci, ammazzasse il paziente invece di curarlo. Quella di Gino è una visione estremamente lucida. L’uomo ha dimostrato di essere capace di grandi passi in avanti. Stiamo progettando di andare a fare le vacanze su Marte. Non si capisce per quale motivo non possiamo pensare di abolire la guerra dalla storia dell’umanità.

In precedenza abbiamo parlato del tradimento dell’Occidente nei confronti dei curdi. E sull’Afghanistan?
Abbiamo dato il peggio di noi stessi. Abbiamo abbandonato 35 milioni di persone a un destino di miseria indicibile. Ancora oggi noi che ci continuiamo a lavorare tocchiamo con mano, dopo che per vent’anni li abbiamo illusi, che il nostro obiettivo era quello di costruire diritti per loro. E invece abbiamo dimostrato che il nostro obiettivo era tutt’altro e ce ne siamo andati appena non abbiamo più avuto interesse a rimanere.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.