Caro Piero, da 138 giorni c’è la guerra in Ucraina. Per quanto riguarda noi due, dopo otto giorni, avevamo già pensato che dovesse finire in qualche modo ma subito. 130 giorni di più sono veramente troppo. Ci hanno però raccontato una favoletta per bambini: di là c’è il male, di qua c’è il bene. Tutto l’Occidente è vicino al bene. Basta stare uniti. Finanziare gli ucraini che combattono al nostro posto, mantenuti e sostenuti da noi per procura degli Stati Uniti. Tutto finirà bene perché se non riusciremo a prendere Putin fisicamente, il suo regime si sfalderà.

Io mi fermo qua: non voglio essere né dietrologo, né complottista. Ti racconto però cosa è successo l’ultima settimana. Primo, è saltato per aria il potere di Scholz, il grande cancelliere tedesco perché è venuto fuori uno scandalo che riguarda il suo partito, SPD. con ragazze e droga in un ambiente istituzionale, ovvero in una festa istituzionale dell’SPD. Secondo, sta saltando per aria il potere di Macron. Tra l’altro un giornale inglese il The Guardian fa lo scandalo, legato a quando ancora ministro tanto tempo fa per un suo presunto conflitto d’interessi con Uber contro i tassisti.

Terzo, il premier britannico Johnson è stato mandato a casa. All’inizio è stato un po’ sfiduciato. Ma non è bastato. Allora, gli hanno fatto capire facendo dimettere ministri su ministri che era il caso che se ne andasse. La prossima tappa sarebbe stata cambiare la serratura della toppa di Downing Street. Non avrebbe potuto fare a meno di capirlo. Anche in questo caso si dice sia stato il grande alleato americano, infastidito dai toni e dai modi che aveva preso.

Con Johnson, Scholz e Macron sterminata l’intera parte occidentale della Nato, la parte più forte. Non basta. Sapete tutti quanti che è stato ucciso in una maniera funambolica Shinzo Abe, il grande politico giapponese. Non era premier ma lo sarebbe diventato perché il suo partito avrebbe vinto le elezioni. Era destinato a diventare nuovo premier del Giappone, uomo di fiducia degli Stati Uniti che gli avrebbero permesso di riarmare il Giappone. Insieme a Corea del Sud e Australia avrebbe affiancato gli Stati Uniti nell’opposizione alla Cina.

Naturalmente queste cose non sono venute dalla stessa mano. La questione di Abe magari favorisce i cinesi. La questione di Johnson non favorisce nessuno, sebbene fosse diventato ingombrante. Gli altri due leader che sono Scholz e Macron avevano vecchi scandali che sono venuti fuori all’unisono, nella stessa settimana.

Non sono complottista ma non mi sono mai fidato di quando vengono fuori le cose vecchie nel momento opportuno. Io credo che la guerra in Ucraina da 138 giorni c’entri. Molti hanno detto ‘non vi preoccupate, finirà’. Questa è una guerra che sta incidendo profondamente negli equilibri e nei rapporti del mondo. Non solo per una questione geopolitica, ma energetica, per il cambiamento dei rapporti tra chi produce e chi consuma l’energia.

Ora siamo ad un momento chiave per il gas. Mi si potrebbe dire Draghi, ultimo leader occidentale, importante alleato di Washington, se la passa bene. Non tanto, perché il suo governo ha barcollato in questi stessi dieci giorni. Certo, l’uscita di una parte minima ma sufficiente a sorreggere il governo, guidata da Di Maio, lo ha puntellato. Per un miracolo però. Non sappiamo neppure se un miracolo aiutato da chi.

Qualcuno vorrà fare i conti con questi fatti. Semplicemente con questi fatti, senza nessuna dietrologia. Sono fatti straordinari, che non succedono tutti assieme, in una settimana o dieci giorni. Ma che sono successi questa volta sotto i nostri occhi. Nessuno si rende conto che nel frattempo la situazione economica, per esempio l’andamento dell’inflazione sta mangiando i risparmi, i salari e anche le pensioni degli italiani concretamente in una forma ancora più violenta di quello che avrebbe fatto una tassa patrimoniale, che se fosse stata proposta avrebbe scatenato l’inferno. Invece, in questa maniera abbiamo addosso uno scarico dell’inflazione che viene dagli Stati Uniti che stampa dollari per fornire armi al di là delle riserve auree. In poco tempo, in due mesi, il dollaro è arrivato alla parità con l’euro: 1 a 1. Soltanto qualche tempo il rapporto era di 1 a 4.

Qualcuno farà i conti di quanto ci costa questa situazione non in termini economici, e non solo in termini politici, ma in termini di futuro, di come saremo collocati e dove saremo messi? Questa non è dietrologia. È ‘futorologia’. A te affido queste mie riflessioni.

 

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Direttore editoriale di Riformista.Tv e TgCom