Pochi oramai leggono i programmi elettorali dei diversi partiti ed è comprensibile che sia così: si tratta, sempre più spesso, di programmi scritti male, infarciti di frasi fatte o senza senso o pieni solo di mirabolanti promesse che non verranno mai mantenute perché irrealizzabili. Tuttavia a volte è utile leggerli per scoprire la visione (o la sua mancanza) culturale e politica che una data lista o partito o coalizione ha su questioni di prioritaria rilevanza. E’ questo il caso del programma sull’immigrazione della coalizione del cosiddetto centro-destra, che, più correttamente, va chiamata coalizione di destra giacché è assente in essa ogni caratteristica di “centro”.

La prima cosa che colpisce nel programma della coalizione è l’assenza di un’analisi, anche sommaria, dello stato reale dell’immigrazione in Italia. Viene diffusa l’immagine di una marea montante, inarrestabile e minacciosa che contrasta però con il fatto che la popolazione straniera residente è addirittura in diminuzione (-0,5% a fine 2020) e che persino il tasso di fecondità, e quindi la natalità degli stranieri è in forte diminuzione (fonte: Dossier Statistico Immigrazione IDOS). È utile sottolineare come nel solo 2020 la popolazione italiana sia diminuita in un solo anno di 342mila persone, un numero impressionante pari alla sparizione di città come Brescia, Mantova e Cremona messe insieme. Il numero di persone che sono sbarcate in Italia in un quinquennio, dal 2017 al 2021 è di 254mila (fonte: Ministero Interno).

Nel programma della Lega Nord si legge che “Il fenomeno dei flussi migratori soprattutto via mare, ma anche via terra, rappresentano un’evidente emergenza nazionale che solo serie politiche di difesa dei confini e frontiere nazionali possono arginare e contrastare”. Eppure il numero dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia per numero di abitante è di meno di 0,4 ogni mille abitanti, ben al di sotto della media europea che nel 2021 era di 0,93 (fonte: Eurostat). Ignorare dati come questi evidenzia come della realtà la coalizione di cosiddetto centro-destra non vuole tenere conto per inseguire i propri fantasmi. Sempre nel programma della Lega si legge che “meno sbarchi [in relazione agli anni dei decreti sicurezza] hanno determinato meno morti nel Mediterraneo” ma i dati dell’Unhcr. evidenziano invece come, nonostante la diminuzione degli arrivi, tra il 2016 e il 2020, il rischio di morte in mare è aumentato vertiginosamente a causa della mancanza di una adeguata gestione dei soccorsi. La realtà è dunque nuovamente l’opposto di quanto viene affermato.

Tutte queste evidenti forzature hanno un’unica finalità ovvero quella di trasformare i migranti in arrivo in nemici da cui difendersi e non persone in cerca di un futuro migliore che forse magari non rispettano le regole per un ingresso regolare (salvo scoprire che anche questo non è vero) o che sono in cerca di protezione. La parola diritto di asilo che presuppone, per poterlo esercitare, un accesso al territorio dello stato verso cui si fugge in cerca di protezione, non compare mai nel programma di alcun partito del cosiddetto centro-destra. Da ciò l’uso esplicito di espressioni di tipo bellico quali “difesa dei confini nazionali”; d’altra parte ai sensi dell’articolo 42 dello Statuto delle Nazioni Unite il blocco navale, tante volte evocato dalla signora Meloni, può essere attivato unilateralmente da uno Stato solo nei casi di legittima difesa in occasione di una guerra. L’accostamento malevolo tra mancanza di permesso di soggiorno, una irregolarità amministrativa che non costituisce reato penale, e criminalità, è continua ed ossessiva. Sempre nel programma Meloni si legge ad esempio che “l’immigrazione illegale minaccia la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini. Le nostre città sono degradate ed invivibili”. I nessi causali saltano (la ragione per cui chi è irregolare deve anche essere pericoloso non viene spiegato ma solo affermato apoditticamente) e il degrado nelle città viene automaticamente attribuito alla presenza degli stranieri e non alla carenza di politiche sociali e di welfare o all’abbandono delle periferie.

La più profonda e nauseante distorsione si raggiunge unificando nello stesso capitolo (sempre nel programma Meloni) l’obiettivo di “fermare l’immigrazione illegale” con la “lotta senza tregua a tutte le mafie, al terrorismo e alla corruzione”; le questioni della criminalità organizzata e del grave malfunzionamento dello Stato italiano che rappresentano delle piaghe decennali della Repubblica vengono quindi accostate con disinvoltura alla gestione delle migrazioni irregolari; con la differenza che su quali misure nuove si intendano adottare per combattere le mafie, la corruzione e l’illegalità diffusa (quella vera) non si dice nulla oltre un vago e retorico rinvio all’aumento dell’organico delle forze di polizia, mentre alla lotta senza quartiere e corpo a corpo allo straniero irregolare vengono dedicati molti paragrafi. Leggere per credere. Tuttavia è su come conseguire una “gestione ordinata dei flussi migratori legali di immigrazione” che il contenuto del programma della cosiddetta coalizione di centro-destra presenta i suoi aspetti più interessanti svelando la concezione del mondo degli estensori di quei testi.

La gestione dei flussi di immigrazione legale è affermata quale obiettivo condiviso da tutti i tre partiti della colazione (FdI, FI e Lega). Ciò potrebbe dimostrare che la cosiddetta coalizione di centro-destra ha una visione politica sulla gestione delle migrazioni riconoscendo che si tratta di uno dei grandi e ineludibili temi della nostra epoca. Tuttavia quali siano le proposte per conseguire il richiamato obiettivo di gestione regolare degli ingressi non è dato sapere: non si rinviene nulla, ma proprio nulla nel programma della Meloni, mentre in quello del giovincello Berlusconi ci si limita ad affermare di volere “favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari” e null’altro. Il tema è appaltato di fatto alla Lega che invece esplicita alcune proposte. Vi si legge: “Un paese serio con una prospettiva lungimirante contrasta l’immigrazione irregolare e sceglie, se serve, un’immigrazione qualificata, utile e necessaria allo sviluppo del Paese”. Come ottenere ciò? Si rispolvera l’esistente ovvero “si valuterà un decreto flussi serio, contenuto nelle quote […] attento sicuramente ai bisogni del mercato del lavoro e che consentirà di avere solo una immigrazione di qualità, specializzata e stagionale, a tempo”.

Le parole chiave della proposta sono “solo” e “a tempo”. La Lega, e, si suppone, gli altri consociati, immaginano dunque che la gestione delle migrazioni regolari avvenga ancora attraverso il decreto flussi, meccanismo logoro di incontro a distanza tra domanda e offerta di lavoro che non ha mai funzionato e ha prodotto irregolarità per le ragioni che ho illustrato su queste pagine il giorno 24 agosto, e che finalmente gran parte dei partiti delle altre liste e coalizioni (+Europa, Azione/Italia Viva, SI, Unione Popolare e PD) hanno compreso va modificato radicalmente. L’immigrazione regolare che, nelle intenzioni della Lega verrebbe regolata ancora dal vecchio meccanismo dei decreti flussi è concepita altresì “a tempo”. La bizzarra proposta dimentica che il lavoro stagionale in Italia è affatto specializzato, bensì costituito da lavori non qualificati ma essenziali quali braccianti, camerieri, addetti a servizi di base di ogni genere. Ma soprattutto la proposta tratteggia la figura immaginaria di uno straniero qualificato che giunge in Italia per un lavoro solo stagionale, che rimane per il tempo strettamente necessario a prestare la sua opera e che poi sparisce senza indugio. Emerge in tutta la sua evidenza una visione politica che non potremmo neppure definire arcaica, bensì forse onirica in quanto guarda a un mondo che non esiste, né mai è esistito, né in Italia, né in Europa.

La gestione politica delle migrazioni regolari deve affrontare temi quali le modalità e le condizioni di ingresso, sia di manodopera qualificata (che preferisce altri Paesi rispetto al nostro), come di quella meno qualificata; di come dare spazio ma nello stesso tempo regolare le catene migratorie; di come stabilizzare, e non precarizzare, i soggiorni; di come evitare che chi, come i rifugiati o i minori, ha avuto accoglienza e formazione in Italia, se ne vada poi in altri paesi europei perché noi non facciamo politiche di integrazione, così che all’Italia dell’accoglienza restino solo i costi e non i vantaggi; di come offrire a chi ha scelto di radicare in Italia la propria vita, una ragionevole prospettiva per il conseguimento della cittadinanza per sé e i propri figli.

Di tutto ciò non c’è nulla. La proposta di gestione delle migrazioni della cosiddetta coalizione di centro-destra dunque, semplicemente, non esiste affatto. Ciò che rimane sono solo affermazioni violente che si rivolgono alla popolazione smarrita di un Paese in declino e che gli stranieri iniziano già ad evitare, salvo coloro che vi arrivano obbligati dalla geografia e dal quale comunque spesso vogliono ripartire quanto prima perché, lo percepiscono, a ragione, poco adatto per un progetto di vita. Non mi rimane che sperare che l’elettore che cerca una risposta in questo centro-destra si accorga di quanto la proposta dell’attuale coalizione sia inconsistente e pericolosa per il bene dell’Italia, molto prima che per il bene degli stranieri.