Ricordate la ricetta per l’accoglienza di migranti del leader conservatore polacco, Kaczyński? Chiudere le frontiere per accettare solo qualcuno, rigorosamente di pelle bianca e religione cristiana. Il partito partner del sovranista polacco è, neanche a dirlo, Fratelli d’Italia. E ieri è spuntato fuori un vecchio video di Giorgia Meloni (era il 2018) in cui lo stesso credo veniva proiettato sulle future scelte in materia di migranti: chiudere le porte a chi ha bisogno, a meno che non sia di religione cristiana. Meglio ancora di origine italiana.

«Ci sono milioni di persone che muoiono di fame. Sono cristiani, spesso sono di origine italiana, io dico: ci servono immigrati? Prendiamoli in Venezuela», aveva gridato Meloni. Facile per il leader del terzo polo, Carlo Calenda, cavalcare l’ironia sul paese sudamericano. «Ci trasformeremmo in un Venezuela, in effetti, con un suo governo». Conti alla mano, Calenda prova a spiegare: «Duecento miliardi di nuove spese: questo è il programma della destra. Una sintesi di anarcosfascismo che acuirà le tensioni sociali. Anche perché il primo atto che la destra dovrebbe fare sarebbe una delle leggi di bilancio più severe degli ultimi anni. Altro che flat-tax e quota 41osserva Calenda-. Questo suo protezionismo pecoreccio tradisce in realtà una grossa sfiducia verso la nazione di cui si professa patriota: l’idea, cioè, che solo rinunciando alla competizione con gli altri, alle sfide che l’Europa ci pone, possiamo stare in piedi».

L’attenzione di Calenda è rivolta all’aumento vertiginoso del prezzo del gas. «Siamo in emergenza nazionale. Grazie a Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte il Governo Draghi ha le mani legate. Ma servono 10 miliardi per le imprese, sganciamento rinnovabili dal gas e 30 miliardi sulle famiglie. Ora. Le forze politiche sospendano la campagna elettorale e si dichiarino pronte a supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio». La proposta fa discutere. Il leader di Azione chiarisce di aver parlato della sospensione della campagna elettorale sul punto dell’energia. Un tema su cui Giuseppe Conte si prende la libertà di dire la sua («Si è svegliato Calenda, noi da sei mesi diciamo che il paese è in crisi energetica») malgrado sia proprio nelle mancate scelte dei suoi governi che vada ricercata la causa delle criticità di oggi. Glielo fa notare Matteo Renzi: «Giuseppe Conte candida l’ex procuratore nazionale antimafia, Cafiero de Raho, che sosteneva la necessità dei termovalorizzatori per combattere la criminalità. Bene: qualcuno ricorda che i grillini hanno aperto la crisi per non fare il termovalorizzatore di Roma? Da una parte c’è l’ipocrisia, dall’altro l’Italia sul serio. Chi non costruisce termovalorizzatori aiuta la criminalità: io sono d’accordo. I grillini?».

Angelo Bonelli, leader di Europa Verde, propone una soluzione-tampone: «Noi Verdi- dichiara – da tempo chiediamo al governo di introdurre subito un tetto nazionale al prezzo del gas come in Spagna e Portogallo; prelevare gli oltre 40 miliardi di euro di extra-profitti per restituirli a famiglie e imprese e chiedere, in sede europea, lo stop alla contrattazione del gas alla borsa TTF dove si stanno realizzando speculazioni che stanno portando al massacro sociale i cittadini europei e, ovviamente, italiani». Matteo Salvini calcia la palla in tribuna: «Speriamo che l’Europa imponga un tetto ai costi del gas». Matteo Richetti, di Azione, gli replica: «Salvini spera, Calenda fa proposte concrete». Dietro all’idea di Calenda di costituire un corridoio sanitario che possa mettere in sicurezza i decreti per il gas c’è un calcolo di base. Dal giorno del voto, 25 settembre, passerà almeno un mese affinché il Parlamento appena insediato possa mettere in piedi una squadra di governo. Saremo a fine ottobre, con l’autunno inoltrato l’emergenza energivora potrebbe portare a volumi di spesa incalcolabili per imprese e famiglie. Occorre una soluzione per dare al governo Draghi, in piedi per la sola ordinaria amministrazione, luce verde per un decreto urgente sull’emergenza energia.

A tutto gas intanto va il terzo polo. Renzi ieri ha preannunciato nella sua enews un calendario di impegni. Le date lanciate dal leader di Italia Viva sono quelle del 1 e 2 settembre, prima a Firenze e poi a Milano. Lì verrà lanciata l’iniziativa italiana di Renew Europe. Il nucleo fondativo del nuovo soggetto politico liberalsocialista, riformista, garantista, europeista a cui Calenda e Renzi stanno lavorando. E che sta riscuotendo interesse. Dal Meeting di Rimini ai territori, la novità del “Polo del buon senso” si fa largo anche a spese altrui. Lo sa bene Silvio Berlusconi, che spedisce un kit del buon candidato che contiene un prontuario strategico: “Attaccare sempre Renzi e Calenda”. Sa che l’emorragia dei suoi voti sarà a causa loro, sospetta qualcuno. Anche al leader di FI risponde Renzi: «Peccato, caro Cavaliere, peccato. Ma noi rispondiamo con le idee, non con gli attacchi personali. E sono sempre pronto a un confronto pubblico in Lombardia. Berlusconi non ha mai avuto il mio voto, ma non avrà mai il mio odio».

Non a caso proprio ieri quattro big di Forza Italia della Campania, deputati e senatori uscenti, dopo essersi ritrovati non ricandidati lasciano FI e vanno con il terzo polo. Si tratta di Domenico De Siano – da anni coordinatore della Campania, sostituito poche settimane fa Fulvio Martusciello -, Carlo Sarro, coordinatore di Caserta, Marzia Ferrajoli, ex vicecoordinatrice regionale in Campania, e Antonio Pentangelo, ex coordinatore di Napoli. Ora strappano la tessera dopo anni di militanza: «Non è un problema di posizioni personali – spiega Sarro – ma non condividiamo il metodo che ha portato alla formazione delle liste». Attesa da Roma per la riflessione dello stesso tenore che sta facendo il parlamentare azzurro (e nipote di Bruno Vespa) Andrea Ruggieri, a sorpresa non ricandidato. Anche lui potrebbe unirsi al nascente soggetto liblab.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.