Il caso
Perché Meloni ha sbagliato a pubblicare il video dello stupro di Piacenza: un reato è meglio filmarlo che interromperlo

Tutti i social hanno cancellato il video dello stupro di Piacenza. Né l’altroieri né ieri nessun Tg lo ha mandato in onda. La Procura di Piacenza addirittura ha aperto un’inchiesta su quel video, perché ritiene che diffonderlo sia stato un reato. La vittima dello stupro, una cinquantenne ucraina, si è lamentata ieri, perché dice che molte persone l’hanno riconosciuta e la cosa evidentemente l’ha danneggiata. La Procura ha anche ordinato il sequestro del video ai pochi organi di informazione che l’avevano pubblicato.
In politica invece la bufera si è un po’ calmata. Lo scontro era stato principalmente tra Meloni e Letta che ieri mattina sono stati visti chiacchierare tra loro e sorridere durante il meeting di Rimini (Comunione e Liberazione) al quale hanno partecipato entrambi. Letta, ventiquattro ore prima, aveva attaccato asperrimamente Giorgia Meloni per la sua decisione di pubblicare il video e poi di commentarlo. La polemica era cresciuta per via del fatto che la Meloni aveva bollato come “devianze” da combattere alcuni disturbi come l’anoressia o la bulimia e alcuni scompensi fisici come l’obesità. Ha fatto bene la Procura a sequestrare il video? E ad aprire una inchiesta sulla sua diffusione? Direi di sì. Questo giornale è ultralibertario, contrario ad ogni proibizione. Ma qui si tratta di atti e gesti che violano i diritti privati delle persone, che danneggiano degli individui, i quali vanno tutelati. Per di più danneggiano proprio la signora che è stata vittima di un’orrida violenza.
Giorgia Meloni è una leader abilissima e piena di doti (anche se, francamente, sulle sue idee per l’Italia c’è molto da discutere), è uno dei pochi personaggi di rilievo espressi negli ultimi vent’anni dalla politica italiana (che, da Tangentopoli in poi, è diventata paurosamente arida e non prolifica). Però, evidentemente, anche lei ogni tanto, prende una cantonata. Forse tradita dall’eccesso di successo, garantito dai sondaggi, forse da quell’idea, tipica della destra radicale (leghista o fratellista) secondo la quale urlare contro i migranti va sempre bene, si può fare senza alcun limite e porta comunque vantaggi e consensi particolarmente utili in campagna elettorale. E così Giorgia Meloni ha lanciato un boomerang.
In fondo poteva limitarsi a strepitare contro l’africano beccato dalla polizia poco distante dal luogo del delitto, e sostenere la sua tesi “salviniana” che sono gli africani la rovina dell’Italia e che occorre un blocco navale, cioè un’azione di guerra contro di loro, per fermare gli sbarchi e l’arrivo dei profughi. Lei è andata oltre. ha messo on line il video, per colpire dritta dritta la pancia dell’elettorato e chiamarlo all’adunata. Probabilmente pagherà quest’errore. In modo certo non clamoroso, anche perché Letta, strepitando contro di lei (anche lui per ragioni essenzialmente elettorali) ha trasformato l’errore di Meloni in rissa e l’ha aiutata a frenare gli effetti di reazione al suo brutto gesto.
P.S. Poi torna una domanda, che già si pose nel caso nel poveretto ucciso a botte da un folle a Civitanova (in quel caso lo straniero era la vittima e il colpevole era italiano): perché ormai, di fronte a una aggressione, invece di intervenire si filma col telefonino? Io immagino che sia perché dilaga un’ idea: un reato è meglio filmarlo che interromperlo. Punire è meglio che prevenire.
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