La notizia è di quelle che colpiscono come una frustata al cuore di chi ancora un cuore, inteso come umanità, ce l’ha. Sei rifugiati siriani sono morti, su un barcone arrivato a Pozzallo, di fame e di sete. Si tratta di due bambini di uno e due anni, un adolescente e tre adulti. Lo afferma l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sottolineando che l’Agenzia sta assistendo i 26 sopravvissuti sbarcati in città, molti dei quali presentano condizioni estremamente gravi, tra cui ustioni.

L’Unhcr, recita una nota ufficiale dell’Agenzia Onu, “si rammarica profondamente per la tragica morte di sei siriani, tra cui due bambini piccoli e una donna anziana, avvenuta durante un viaggio disperato in mare per cercare sicurezza in Europa”. L’Unhcr esprime le proprie condoglianze ai parenti delle vittime, alcune delle quali sono sopravvissute ad un viaggio drammatico di diversi giorni e fanno parte di un gruppo di 26 persone che stanno sbarcando da una nave della Guardia Costiera italiana a Pozzallo. Due persone, una donna e sua figlia, sono state evacuate a Malta ieri sera (domenica sera per chi legge, ndr) per essere curate. L’Unhcr è presente allo sbarco e sta lavorando con le organizzazioni non governative per garantire la necessaria assistenza ai sopravvissuti, incluso un supporto psicologico specializzato.

Le vittime sarebbero due bambini di 1 e 2 anni, un dodicenne e tre adulti, tra cui la nonna e la madre di bambini sopravvissuti. Si pensa che siano morti di fame e di sete. Molte delle persone sbarcate a Pozzallo presentano anche condizioni estremamente gravi, tra cui ustioni. “Questa inaccettabile perdita di vite umane e il fatto che il gruppo abbia trascorso diversi giorni alla deriva prima di essere soccorso evidenziano ancora una volta l’urgente necessità di ripristinare un meccanismo di ricerca e soccorso tempestivo ed efficiente, guidato dagli Stati nel Mediterraneo”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr in Italia, Santa Sede e San Marino. “Il soccorso in mare è un imperativo umanitario saldamente radicato nel diritto internazionale. Allo stesso tempo, è necessario fare di più per ampliare i canali sicuri e regolari e crearne di nuovi per fare in modo che le persone in fuga da guerre e persecuzioni possano trovare sicurezza senza mettere ulteriormente a rischio le loro vite”.

Col passare delle ore si hanno più notizie su quel “viaggio della morte”. Il barcone con i migranti era partito dalle coste della Turchia 15 giorni fa. Secondo quanto appreso dall’Agi che segue lo sbarco a Pozzallo dei sopravvissuti, dopo quattro-cinque giorni il cibo sarebbe finito e dopo qualche altro giorno ancora si erano esaurite anche le scorte di acqua, tanto che le persone hanno bevuto quella del mare. La piccola imbarcazione – apprende ancora l’Agi – avrebbe incrociato diversi natanti nella sua traversata e uno di questi avrebbe gettato in mare delle casse d’acqua che però i migranti non sono riusciti a prendere. Una coppia di siriani ha perso nella traversata entrambi i figli; sono morti anche un dodicenne, la nonna di un bambino e la mamma di un altro bambino, e un altro adulto. Poi il salvataggio effettuato dalla nave da carico Arizona partita dalla Turchia e diretta a Malta.

Ieri mattina erano state evacuate con un elicottero una giovane donna e la nipotina senza più forze: la piccola, ormai allo stremo delle forze, muoveva debolmente gli occhi. Sono state portate a Malta e si stanno riprendendo. La notte scorsa, il trasbordo da nave Arizona alla Cp 325 che ha portato i migranti superstiti a Pozzallo per poi accoglierli all’hot spot. Erano ustionati dal sole e in pessime condizioni di salute. Solo pochi giorni fa la vicenda di Loujin, morta di stenti a bordo di un barcone dove era salita con la mamma e la sorella minore. Aveva quattro anni, era siriana e si trovava sull’imbarcazione da dieci giorni. I soccorsi, chiamati a più riprese e non inviati fino all’ultimo momento, erano arrivati tardi.

L’Unhcr ricorda che nel 2022 sono oltre 1.200 le persone che sono morte e risultano disperse nel tentativo di traversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa. È la strage degli innocenti, dei più indifesi tra gli indifesi: i bambini. “Questa notizia dovrebbe farci vergognare tutti – dice a Il Riformista Rossella Miccio, presidente di Emergency -. È la tragica conferma del fallimento di tutti noi, della politica italiana, di quella europea nel non essere stati in grado di salvare queste persone che stanno cercando un futuro e invece trovano la morte.

Spero che questa ennesima vergogna ci scuota le coscienze e ci faccia tornare a ragionare di politiche umane che mettano al primo posto il rispetto della dignità e della vita delle persone”. Sgomento. Dolore. E un potente j’accuse rivolto all’Europa. Così padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, “Siamo sgomenti e addolorati per questa tragica notizia. Inaccettabile e profondamente sbagliato che l’Europa si ostini a lasciar morire nell’indifferenza sempre più colpevole degli innocenti. Si tratta di disperati in fuga da guerre, persecuzioni e miseria che cercano salvezza affidandosi ai trafficanti, in mancanza di alternative legali.

Il Centro Astalli, Servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia, chiede con forza a chi si candida a governare il Paese e alle istituzioni nazionali e sovranazionali; la tempestiva attivazione di un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale che salvi i migranti in difficoltà e li conduca in un porto sicuro che non può essere la Libia; l’apertura immediata di canali umanitari dalle zone di guerra o di crisi umanitarie e di quote d’ingresso per la gestione di una migrazione legale ordinata e sicura”. Ripamonti conclude: “Continuare a restare fermi in posizioni di chiusura, voler bloccare gli arrivi è irrealistico. Governare le migrazioni per trasformarle in una risorsa per le nostre società è un banco di prova in cui si misurano capacità di costruire il bene comune e visione del futuro”.

Un futuro che i bimbi morti sui barconi non vedranno. Non chiamatelo “dramma”. Quello che si è consumato nel Mediterraneo è un crimine contro l’umanità. E i responsabili sono noti.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.