“Mamma ho sete”, le sue ultime parole. Loujin, aveva 4 anni, era su una barca con 60 esseri umani lasciati per giorni alla deriva vicino a Malta. Inascoltate le richieste di aiuto. Bastava forse portare qualche bottiglia d’acqua (da Angela Caponnetto). Avanti, parlatemi della Regina. Del suo castello, dei suoi amati cavalli. Dei suoi cani. Delle 700 stanze di Buckingham Palace.
Ho proprio capito, ancora una volta: i Re e le Regine non li fa Dio, e nemmeno gli eserciti o i soldi. Li fanno i sudditi.

La commozione pubblica è una costruzione, un rito collettivo che nella nostra società ha valore costituente. È creato ed organizzato. In Veneto c’è un antico proverbio popolare, che come sempre racchiude più saggezza di un trattato. Si dice: “falso come na pigrafe” – come un’epigrafe. E così dai crimini del passato coloniale fino ai massacri d’Irlanda, tutto viene cancellato, in virtù della costruzione della figura del “buon sovrano”. Persino la morte misteriosa di Diana, che ha dato filo da torcere alla casa reale, viene archiviata.

Le foto degli abbracci di Elisabetta con Pinochet (che ha potuto godere della sua personale protezione dalla giustizia cilena) e con i dittatori di mezzo mondo, spariscono e appare solo quella con Mandela. Ma queste, appunto, sono solo note per la storia dei poveri, non quella dei re. I sudditi, commossi, imparano a seguire la liturgia del rito collettivo, e ad ascrivere come fatto privato la commozione per i morti non celebrati dagli officianti. Loujin, morta di sete a 4 anni, ferma su una barca a due ore da Lampedusa, non avrà nessun rito pubblico.