Una importantissima sentenza della Corte di Cassazione va nella direzione dell’accoglienza per gli immigrati e i profughi. In controtendenza con le idee che dilagano trasversalmente nella politica italiana, dove furoreggia la richiesta di blocco navale, o di nuovi decreti Salvini, o degli accordi scellerati che fece il centrosinistra con la Libia per bloccare i profughi nei campi di concentramento. La Cassazione ha stabilito che un immigrato ha diritto a un permesso di soggiorno umanitario anche senza essere titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

L’essenziale – ha detto la Cassazione – è che lo straniero dimostri l’intenzione seria di lavorare e di integrarsi in Italia. Come può dimostrare questa intenzione? In vari modi. Ad esempio esibendo un contratto di lavoro anche a tempo determinato, perché se ha un contratto di lavoro si suppone che abbia intenzione di lavorare. Del resto, hanno osservato i giudici, negli ultimi anni il contratto a tempo indeterminato è diventato molto meno diffuso ed è aumentato in misura esponenziale il numero dei contratti precari. Anche per i cittadini italiani è molto difficile ottenere un contratto senza limiti di tempo, e oltretutto anche i contratti senza limiti di tempo, con le nuove leggi sul lavoro, possono molto facilmente essere interrotti o conclusi. E allora è logico considerare un contratto precario, comunque, come un contratto di lavoro a tutti gli effetti . Con questi argomenti la Cassazione ha accolto il ricorso di un lavoratore nigeriano contro la decisione della Corte d’Appello di Cagliari che gli aveva negato il processo di soggiorno. È un passo avanti molto importante per gli standard di civiltà del nostro paese.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.