L'appello
Immigrazione, le Ong chiedono ai partiti soluzioni strutturali

Non sensazionalismo ma un approccio strutturale, politiche improntate all’accoglienza e all’integrazione, e poi stop ai Centri per i rimpatri e agli accordi con la Libia. Sono alcuni dei punti della lettera-appello indirizzata ai leader dei partiti, in vista delle elezioni del 25 settembre, dalle ong Open Arms, Emergency, ResQ, Sea Watch e Alarm Phone per un deciso cambio di rotta nella gestione dei fenomeni migratori. “Siamo un gruppo di organizzazioni che a vario titolo e da molto tempo sono impegnate nella tutela e nella promozione dei diritti umani, in mare e a terra. Lo facciamo attraverso il nostro impegno diretto nelle aree del mondo dove si concentrano le crisi umanitarie più intense e dove la salvaguardia della vita delle persone è a rischio”, scrivono le ong che ai capi dei partiti chiedono di “affrontare in maniera strutturale anziché sensazionalistica il tema dei flussi migratori.
In particolare, farsi promotori a livello europeo di un sistema di redistribuzione equo e di politiche in materia di migrazione e asilo incentrate sul rispetto dei diritti umani nel quadro del Patto europeo da concludersi entro febbraio 2024; e poi abolire i CPR e proporre una radicale revisione delle detenzioni finalizzate al rimpatrio; promuovere attivamente una missione di soccorso europea nel Mediterraneo a tutela del diritto alla vita e nel rispetto degli obblighi internazionali; revocare gli accordi con la Libia e il finanziamento della cosiddetta Guardia costiera libica; improntare le politiche in materia di immigrazione nella direzione dell’accoglienza, dell’integrazione, del riconoscimento della diversità come un valore e, ancor prima, della promozione e della tutela dei diritti umani fondamentali; creare vie di accesso legali e sicure per chi è in cerca di un futuro più dignitoso, a cui non è data altra possibilità che percorrere rotte migratorie pericolose e irregolari per arrivare in Europa; offrire opportunità di dialogo alla società civile e alle organizzazioni impegnate nel Mediterraneo centrale per raccoglierne le istanze; attuare una politica di gestione delle frontiere che sia sempre orientata alla salvaguardia della vita umana”.
Su questi temi, si legge nell’appello, “in qualità di cittadini oltre che operatori umanitari e di rappresentanti di centinaia di migliaia di italiani che sostengono le organizzazioni di ricerca e soccorso in mare, chiediamo quali siano le vostre intenzioni all’interno del vostro programma elettorale, nonché nell’ambito dell’attività parlamentare della prossima legislatura”. “Operiamo tra mille difficoltà, perché il rispetto dei diritti umani, soprattutto ai confini dell’intera Ue e dell’Italia, soffre di continue e sistematiche violazioni, ormai di dominio pubblico e oggetto di numerose inchieste nazionali ed internazionali. Concorderà con noi nel ritenere che uno stato di diritto, una repubblica democratica fondata su una costituzione antifascista, uno stato membro dell’Unione Europea, non può accettare che tali situazioni vengano perpetrate. Nessuna considerazione politica può avallare dette violazioni di principi fondamentali, come il diritto alla vita e alla libertà individuale e il rispetto della dignità umana” continuano le ong.
“Il 2022, con lo scoppio della guerra in Ucraina, ha visto l’Europa in prima linea nell’accoglienza di richiedenti protezione internazionale. A settembre, oltre 7 milioni di rifugiati provenienti dall’Ucraina sono stati registrati nei territori europei, più di 4 milioni hanno ottenuto la protezione temporanea o altri tipi di protezione”, “sono stati attivati percorsi di accoglienza efficaci e innovativi. Tuttavia, questo spirito di accoglienza non è diventato lo standard per tutti coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra per sfuggire a guerra, violenza e miseria”. “Da gennaio ad agosto 2022 – ricordano – 85 mila persone si sono imbarcate in pericolosi viaggi attraverso il Mediterraneo alla ricerca di protezione in Europa, 60 mila sono arrivate in Italia. Nonostante il modesto numero di arrivi via mare, per queste persone non sono garantiti gli stessi diritti né l’accesso a percorsi di accoglienza dignitosi. Negli ultimi vent’anni, in più di 20 mila persone hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale. La migrazione in Italia, com’è noto, non è un fenomeno nuovo. È legittimo pensare che sia giunta l’ora di fare tesoro degli errori passati, dell’esperienza accumulata negli ultimi decenni di sbarchi lungo le nostre coste e di cominciare a gestire la migrazione in maniera strutturale e consapevole, evitando l’approccio emergenziale, emotivo e sicuritario”, concludono le organizzazioni.
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