Ieri sera, lunedì 22 febbraio, ero a cena con Gad Lerner. Ho ricavato impressioni pessime. Penso che lui, insieme a Mauro, Maltese, e forse anche in competizione interna con Rampini, Giannini, etc…, lavorino organicamente contro di noi. La loro tesi è lucida e secca: voi lavorate in totale isolamento, in questo siete davvero craxiani. In più siete degli illusi, pensate di cambiare il mondo e non capite che dovete allearvi con quelli che contano, e soprattutto con Prodi di cui dovete accettare la guida perché è più esperto, più bravo di voi, ha più rapporti con l’Italia che conta e con quella che c’è realmente. Ad un certo punto arriva la telefonata di Ezio Mauro che, come un invasato, annuncia che la Consob ha bocciato l’Opa di Olivetti su Telecom, accusandoci di essere dei dilettanti. C’è di che essere davvero preoccupati.

La botta che prendiamo su Telecom, in termini di credibilità nei circoli che contano, è grande. Rischiamo di portarcela dietro per lungo tempo, forse per sempre. E non nego neppure che alcune delle cose che Lerner dice siano vere: siamo autoreferenziali e forse un po’ dilettanti. Nella vicenda Telecom quello che, ad esempio, è impressionante è che siamo stati fottuti da due cosiddetti amici di D’Alema: Rossi e Spaventa. È possibile che noi non si sappia mai nulla? Che D’Alema non abbia fatto due telefonate? Il nostro esercito non lo vedo, insomma. Nessuno lo tiene insieme, lo mette in movimento, lo istruisce. Oggi viene Mauro da me. Lerner gli ha detto che ieri ci siamo capiti. In realtà c’è una distanza abissale. Lui mette in questione la nostra legittimità a governare. È pazzesco, ma è così.

Giorni complicati. Escono i sondaggi Swg che danno a Prodi il 16%, Mastella è in liquidazione. Domanda di fondo: abbiamo fatto bene a imbarcarci in questa impresa? D’Alema mi ha accusato di esserne il responsabile: farnetica. Siamo alle solite. Giovedì sera siamo a cena da lui con Benigni, Ciampi e Visco. Serata divertente. Si può fare qualcosa per evitare la candidatura dei sindaci? Forse, direi io. A volte sembriamo come un pugile suonato che non riesce a prendere alcuna iniziativa e attende passivamente gli eventi. Per esempio, alcuni sindaci potrebbero fare un appello a Rutelli, Bianco, Cacciari, ma anche a Bassolino per chiedergli di rinunciare ad altri incarichi che non siano quelli di sindaco. E così via.

La settimana del viaggio in America sono a casa malato. Torno il lunedì successivo, riposato, rinfrancato, meno preoccupato. Nei giorni successivi buoni provvedimenti del governo, cattive notizie da sondaggi locali emiliani, un’aria strana. Ma non è che siamo sul Titanic? Cerchiamo di mettere a fuoco il problema. Il governo non fa male, ma non so che rapporto ci sia con gli orientamenti che maturano tra i cittadini. La sinistra è scontenta, molto scontenta. Non riesce a percepire il governo D’Alema come qualcosa di suo, come un governo che faccia bene. Cossiga, la scuola privata, sempre le stesse cose. Magari non hanno alcun rapporto con la realtà, ma ci sono e non si riesce ad annullarle con azioni positive. Una risposta può essere quella di dire: se il 14 giugno Forza Italia è il primo partito e il Pds perde, D’Alema per prima cosa si dimette. Volete questo? Volete votare Prodi per votare Berlusconi? Bene, accomodatevi. È una linea rischiosa. Che futuro c’è per D’Alema? Posto che le cose ora vadano male, può tornare al partito come se nulla fosse? Non bisogna illudersi. Ci sarà un momento traumatico, prima o poi. Il problema è solo scegliere il quando e il come. C’è anche un po’ di casino (penso di ritorno, di risulta) nello staff, dopo le vicende Rondolino e Messori.

Venerdì vedo Sorgi, persona intelligente, non amica. Mi dice di stare attenti, che dobbiamo pensare a consolidare, non a procedere per strappi. Mi parla dell’avvocato e del suo dispiacere per gli ultimi atteggiamenti di D’Alema su Telecom e quant’altro. Mi dice anche che alla Stampa l’altro giorno si è presentato Bobbio alla riunione di redazione e ha detto tutto il male possibile di Di Pietro: “Ma ve I’immaginate in Germania un partito che si chiamasse “Germania dei valori”?”. Sta cambiando qualcosa in quel mondo torinese. Vattimo va con Prodi, ma Rusconi proprio stamattina scrive cose diverse. Io ho la sensazione che loro possono cominciare a scomporsi. Ieri Prodi ha risposto nervosamente alle cose dette da D’Alema (le solite: Prodi non ha riferimenti in Europa). Forse la linea giusta è esattamente questa: stuzzicarli, provocarli e aspettare le loro risposte stizzite.

Riflessioni di fine settimana. D’Alema è andato dai Verdi e ha sparato su Prodi. Bisogna fargli fare quello che crede giusto fare, non c’è altra via. Ciampi viene candidato presidente da Veltroni. La partita deve gestirla lui quanto più è possibile. D’Alema deve parlare con Ciampi e Violante che deve essere il kingmaker. Manconi ha parlato di verifica. È sbagliato e noi non dobbiamo avallarla. O si continua tranquillamente a governare o si va via dopo le europee. Rampini ha materializzato i miei pensieri di fine settimana. Ci vuole un comitato per la difesa dell’interesse nazionale, contro la svendita del paese. Più tardi vedo Nicola Rossi, che naturalmente vuole che tutto passi per il consiglio degli esperti. Vuole tutto nelle sue mani, ma in fondo ha ragione.

Lunedì D’Alema è a Milano. Nel briefing settimanale che si tiene in Prefettura per parlare di sicurezza, sbrodola la qualunque sul Quirinale, prendendosi successivamente ceffoni da Fini e Berlusconi, e dovendo poi fare marcia indietro. Risultati: sui giornali di martedì non si parla di sicurezza ma di D’Alema e Quirinale. Un viaggio inutile, una totale perdita di tempo. Che fare? Se se ne parla dopo, si perde tempo, lui sta con le orecchie piegate, contrito; se ne parla prima ti manda a quel paese, perché, mentre Clinton si prepara per ore le risposte da dare nelle conferenze-stampa, lui è capace di fare tutto da solo. E fa cazzate. Gli parlo martedì mattina, e lui mostra di capire. Speriamo che duri qualche ora.

Il Consiglio dei ministri di martedì 16 fa la direttiva per le Fs, quella direttiva che tempo fa provocò l’ira di Dio, saltò perché i sindacati non volevano, etc… poi disciplina gli scioperi e anche in questo caso nessuno protesta… questo governo fa un sacco di cose, ma la gente continua a parlare di Mastella e Cossiga. Ci vuole un vero piano di propaganda che parta però dal principale comunicatore di questo governo, che è il suo presidente. Poi ora torna la candidatura Prodi, dopo le dimissioni della commissione europea. Oggi, mercoledì, sarà una giornata importante. In serata D’Alema vede Schroeder. Potrebbero esserci decisioni serie. Il discorso di Modena di venerdì agli industriali dovrebbe contenere un puntuale, metodico esame delle misure prese dal governo in questi mesi e, in particolare, nelle ultime settimane. Bisogna dirlo a Cuperlo. Arrivano sondaggi più incoraggianti. Abacus ci dà al 18%.

Situazione confusa. Nel fine settimana sono a Barcellona (città splendida. È vero, come dice Alberoni sul Corriere, che quando si torna in Italia si è sempre un po’ depressi al paragone). Al ritorno, Prodi è sempre più destinato alla Commissione e io non riesco a capire come si orienta l’opinione pubblica. Più Prodi o meno Prodi? Si candiderà o no? Il gioco di D’Alema è rischioso. In questo fine settimana abbiamo accusato un’altra sconfitta sulle banche. Dopo aver fatto un’alleanza con Cuccia (è un ottimo consigliere politico! mi disse), le cose vanno in un’altra direzione e tutto è guidato da Agnelli. Prodi appare più riformista di noi. Perché esalta le cose che fa, le battaglie che conduce (esempio questa di Mediobanca), e nasconde bene le sue responsabilità, i rinvii, le concessioni a questo e a quello. Si muove bene sul terreno del potere. È molto conflittuale nell’ambito dei poteri dati. A differenza nostra, che annunciamo grandi battaglie per piegarci poi a quello che viene. La vicenda delle banche è veramente straordinaria da questo punto di vista. Noi siamo apparsi come i difensori della parte più vecchia e arretrata del capitalismo italiano. Altro capitolo, Prodi in Europa. Ci conviene dargli questa patente? Non è una cosa che si rovescerà contro di noi?

Martedì 23. La guerra è alle porte, e con la guerra la crisi di governo (insomma, il ritiro dei ministri comunisti). Prodi invia una lettera demenziale a D’Alema e gli dice che vuole un interim adesso, con la promessa dell’incarico per dopo le elezioni. Suggerisco a D’Alema di fare come se niente fosse domani al vertice. Successivamente sente Schroeder, che gli dice di non preoccuparsi più di tanto per domani (siparietto: S.: “Naturalmente se l’Italia si comporta bene sul primo punto, cioè agenda 2000, etc…” D.: “Quanto costa questo comportarsi bene?” S.: “Siamo uomini d’onore, non parliamo di soldi… “). Della lettera di Prodi non si sa più niente. Minniti sostiene, penso giustamente, che è frutto della mente perversa di Parisi.

La sera di martedì Solana annuncia l’offensiva in Bosnia. Alle 22.30 ho il telefonino spento, mi chiama Lorenza a casa, mi dice che D’Alema mi cerca. Lo chiamo, mi dice che Clinton telefonerà intorno alle 23, ma non si trova nessuno: scorta, Olivieri, Ingrao. Avvio la ricerca e faticosamente siamo tutti a Palazzo Chigi dopo un po’. Ne usciamo verso mezzanotte e trenta, dopo un colloquio con Clinton in cui D’Alema continua a mostrare i coglioni. La prossima volta, temo, sarà Clinton a romperseli.