Morto per lo sciopero della fame che stava facendo da mesi in carcere. Morto perché, a 67 anni, protestava contro la condanna all’ergastolo ricevuta e chiedeva misure alternativa al carcere. E’ quanto avvenuto nelle scorse ore nel penitenziario Brucoli ad Augusta dove – stando alla denuncia di Antigone, da sempre in prima linea per la tutela dei detenuti – nell’ultimo anno sarebbero stati tre i decessi a causa dello sciopero della fame.

L’ultimo detenuto scomparso si chiamava Giulio Rena ed è morto domenica scorsa, 7 luglio, in ospedale dove era ricoverato in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni. Nelle scorse settimane era stato più volte sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio. Per Pino Apprendi, Garante dei detenuti di Palermo, si tratta di “Una morte annunciata, l’ennesima in questo inferno silenzioso che è il carcere”.

Morti in carcere: “Sono tutte annunciate”

“Due morti annunciate nelle carceri siciliane, la prima, sabato scorso all’Ucciardone, di un detenuto gravemente malato che, nonostante le gravissime patologie di cui era affetto, continuava a restare nella struttura detentiva. La seconda nel carcere di Augusta, di un detenuto da molti mesi ormai in sciopero della fame. Fatti diversi che però testimoniano, in ugual misura come il “sistema giustizia” non sia in grado di gestire adeguatamente per una serie di concause a diversi livelli, giuridico, organizzativo, economico e soprattutto politico il dramma della detenzione carceraria”. A parlare è Giorgio Bisagna, presidente dell’associazione Antigone Sicilia. “Non è ammissibile che in carcere e di carcere si debba continuare a morire. Lo Stato ha il dovere giuridico e morale di tutelare le esistenze di chi è trattenuto nelle strutture carcerarie – aggiunge Bisagna – Si assiste invece ad una “burocratizzazione” del problema dei suicidi in carcere che unito all’oggettiva carenza di assistenza psichiatrica e di personale dell’area educativa, continua a rendere le carceri luoghi oggettivamente inumani, dove, la pena da scontare non è solo la perdita della libertà, ma spesso anche la perdita della vita”.

Morti in carcere: nel 2024 sono 115, 53 suicidi

“Nel carcere di Augusta – denuncia in una nota, invece, Antigone nazionale – una persona è morta a seguito pare dello sciopero della fame che stava conducendo. A maggio dello scorso anno altre due persone recluse in quello stesso carcere erano decedute per le medesime ragioni. Tre morti per sciopero della fame in poco più di 12 mesi, nello stesso carcere, non possono che porre interrogativi”.  Antigone chiede poi che vengano verificati alcuni aspetti, ovvero “se sono stati assunti tutti i provvedimenti di cautela del caso, a partire da un costante supporto psicologico e medico; se è stata attivata una procedura di ascolto delle rivendicazioni della persona detenuta, tenendo conto che il dialogo non è mai una sottomissione dello Stato ma, anzi, ne è una grande prova di maturità; se vi è stato da parte della struttura sanitaria un controllo costante delle condizioni progressive deteriorate di salute. Nel frattempo, nel 2024, le persone morte in carcere sono state 115, di cui 53 si sono tolte la vita”.

 

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