Ora la situazione si complica sul serio. Tanto per il governatore Vincenzo De Luca quanto per chi vive e lavora in Campania. Ieri l’Unità di crisi regionale ha registrato il record di contagi da Covid, addirittura 1.127, a fronte del numero più alto di tamponi mai raggiunto, quasi 14mila. Tanto è bastato perché il presidente della Regione chiudesse le scuole primarie e secondarie e le università fino al 30 ottobre, vietasse le feste con invitati estranei ai familiari convivente e imponesse ulteriori limiti alla ristorazione. Qualcuno dirà: era inevitabile, gli ospedali sono sotto pressione e potrebbero collassare nel giro di qualche settimana. Tutto vero. Però c’è da dire che la regione, così come il resto dell’Italia, rischia di morire di fame se a ucciderla non dovesse essere il virus cinese. Ed è proprio questo il messaggio che a De Luca e al premier Giuseppe Conte arriva da Arzano.

Nella cittadina dell’hinterland napoletano, infatti, il commissario prefettizio ha disposto un mini-lockdown fino al 23 ottobre, ordinando l’immediata chiusura di scuole e negozi. Troppo forte la preoccupazione per gli oltre 200 contagi registrati sul territorio comunale, troppo pressante la necessità di contenere l’ulteriore diffusione del Covid. Gli abitanti, a cominciare dai titolari di attività commerciali, non l’hanno presa bene scegliendo così di bloccare le strade e inscenare proteste nei pressi della sede del Comune. Le ragioni della contestazione sono duplici: l’inerzia del commissario sul fronte della prevenzione del virus e le modalità di comunicazione del mini-lockdown, annunciato da un’auto della Protezione Civile. La rivolta di Arzano rappresenta un segnale preoccupante.

È la cifra di una popolazione esasperata dall’emergenza sanitaria, ma anche dal clima di terrore imposto e alimentato dalle autorità sanitarie e politiche nazionali e locali. È, inoltre, anche il grido di allarme di migliaia di persone consapevoli del fatto che un nuovo lockdown assesterebbe loro il colpo di grazia. Soprattutto, però, la protesta di Arzano mette la politica con le spalle al muro per quanto riguarda due aspetti. Il primo: la chiusura delle attività e le restrizioni alle libertà personali sono davvero l’unica risposta possibile alla pandemia? Se la risposta è affermativa, allora non si comprende se e cosa il Governo nazionale e la Regione abbiano fatto, nel corso dell’estate, per prepararsi alla seconda ondata del Covid. Perché non si è pensato a tracciare il percorso del virus intensificando gli screening non solo sui campani di rientro dalle vacanze e sul personale scolastico, ma sull’intera popolazione? Questa strategia, infatti, si è rivelata vincente in una regione come il Veneto che, pur avendo pagato al Covid un prezzo altissimo durante la prima fase della pandemia, in primavera ha ben presto riavviato l’economia e oggi fa registrare livelli di contagio più bassi rispetto alla Campania.

Il secondo motivo di contestazione sostenuto dai cittadini di Arzano coincide con le modalità di comunicazione seguite dalle autorità. Ecco, su questo punto sentiamo di rivolgere un invito al governatore De Luca in vista della consueta diretta Facebook di oggi: potrebbe evitare ogni forma di sarcasmo in un momento in cui i numeri dimostrano che la Campania non è il modello di efficienza che vorrebbe far credere? Potrebbe astenersi dagli attacchi ora espliciti (vedi alla Juventus) ora impliciti (vedi a de Magistris) in una fase in cui la coesione è un imperativo categorico? Noi crediamo di sì. Perché dalla pandemia si deve uscire evitando che la gente muoia di Covid o di fame, magari mentre la politica si divide su tutto o fa del sarcasmo gratuito: è l’unica cosa che conta.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.