Don Mazzi, “da quarant’otto anni sulla breccia”, testimonia che “ogni volta che ho scelto la punizione ho ottenuto meno risultati di quando ho tentato di inventare attività educative”. E ribadisce come fa da tempo in un commento su Il Corriere della Sera che “il sistema penitenziario minorile non è il metodo migliore da attivare per i ragazzi che sbagliano”. Ragazzi come quelli evasi dal carcere minorile Beccaria di Milano il giorno di Natale.

Sette ragazzi, cinque italiani e due stranieri. Questa mattina il quinto in fuga si è presentato alla Questura di Milano in via Fatebenefratelli. È stato arrestato per evasine dalla Squadra Mobile. Era il più grande dei sette evasi, 19 anni, un italiano residente in provincia di Como che già in passato era fuggito da alcune comunità. Restano in fuga ancora due ragazzi, entrambi italiani, di 17 e 18 anni.

“Evito con attenzione le parole: pena, colpa, crimine, cioè tutto quel tipo di vocabolario da sempre usato per nascondere la voglia di affrontare seriamente una situazione così importante, delicata, culturale, sociale, educativa e adolescenziale”, ha scritto Don Mazzi. “Le storie di quasi tutti questi giovani risentono di infanzie di povertà, di ambienti, di trapianti e di sofferenze che vanno capite, ascoltate, interpretate e solo dopo risolte senza la fretta, la superficialità e la supponenza di tante persone che tengono sul tavolo queste carte trasudanti di tragedie umane. Più di un ragazzo è arrivato nelle mie comunità dopo aver attraversato parecchie carceri, anche minorili, e sono fermamente convito che se fosse arrivato prima avrebbe guadagnato molto, ma molto di più”.

Il carcere minorile non è la soluzione, conclude il presbitero, educatore e attivista noto per il suo impegno nelle comunità di recupero per tossicodipendenti. “Create certe strutture, le conseguenze sono già preannunciate. A credere alle carceri-modello faccio tanta fatica, come faccio fatica a credere ai quartieri dove nascono ottimi giovani. Certe strutture, una volta nate, hanno già gli effetti consequenziali. Smettiamo di prenderci in giro e di far gare per chi racconta prima i misfatti”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.