L'intervista
Fara sviluppo nel terzo millennio, Cammarota: “Serve l’intelligenza delle comunità locali”
Il 19 settembre al Circolo Ilva Bagnoli, nell’ambito delle iniziative su “Territorio e Comunità, la coesione sociale per lo sviluppo”, si terrà un incontro seminariale con Aldo Bonomi sul tema
Orizzonti e visioni per fare sviluppo nel terzo millennio. Ne abbiamo parlato con Osvaldo Cammarota, operatore di Coesione e Sviluppo territoriale.
Dottor Cammarota, nell’intervista a il Riformista (1 settembre) ha dichiarato che “il territorio è il luogo e il capitale umano è fattore di produzione”. Molti lo considerano un pensiero debole, insufficiente a contrastare gli effetti globali della pandemia e della guerra. Come risponde?
«È comprensibile. Da quando l’economia è dominata della finanza siamo tutti con il naso all’insù a scrutare i comportamenti dei potenti del mondo e, spesso, ad assecondarli acriticamente. Così si
subiscono gli effetti di un turbocapitalismo finanziario incurante dei danni che la spregiudicata rincorsa al massimo profitto monetario arreca al pianeta e all’umanità».
Invece cosa servirebbe?
«Credo che a tutti i livelli, dal globale al locale, si debba meglio interpretare e incorporare il concetto di sostenibilità, o meglio, di compatibilità. I processi di sviluppo hanno bisogno di essere
alimentati dall’intelligenza tra le comunità locali; c’è da trattare la complessità, assumere i limiti ambientali e sociali come fattori imprescindibili e superare le idee di “crescita” del secolo scorso.
Alla dimensione locale osservo che sta crescendo coscienza e consapevolezza su questi temi».
Quali esempi si possono raccontare?
«Più che raccontarli abbiamo pensato di favorire l’incontro tra alcune esperienze territoriali e imprenditoriali che testimoniano “fermenti di Comunità”, cioè di azioni promosse da persone di diverse estrazioni culturali e sociali che si mettono insieme per reagire alle contraddizioni del nostro tempo. A ben guardare c’è un approccio e un filo di intelligenza operativa che le unisce».
Vuole essere più preciso?
«Osserviamo, per esempio, imprese sociali come la Nuova Cooperazione Organizzata, il Consorzio GESCO, Variabile K; le iniziative promosse dall’Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo Sostenibile di Procida, dall’Associazione Pontinpietra per la rigenerazione delle stazioni dell’Alifana, da Malazè – fare comunità nei Campi Flegrei e dallo stesso Circolo Ilva per contribuire alla rigenerazione di Bagnoli. Tutte queste esperienze sono espressione e testimonianza di una medesima domanda: formare Comunità moderne, capaci di reagire in positivo ai cambiamenti».
Quali risposte dalle Istituzioni di Governo?
«Rilevo con piacere che al seminario hanno aderito Matilde Carabellese e Giacomo Bandiera, assessori a Procida e Pozzuoli. Su Bagnoli apprezziamo l’attenzione dimostrata dal Sindaco e della struttura commissariale. Segnalo, inoltre, il denso interesse di attori locali nelle attività partecipative promosse dalla Regione in accompagnamento a due Programmi Integrati di valorizzazione avviati in via sperimentale sui litorali Domitio-Flegreo e Salerno Sud. Sono segnali incoraggianti, anche se ancora insufficienti».
Quali risposte dalla Politica?
«La Politica fa fatica ad accogliere questa domanda di comunità. Complice una campagna elettorale permanente nel nostro paese, è prigioniera di dinamiche litigiose e gare in promesse insostenibili. Mi piacerebbe se si ragionasse più a fondo su come superare un modello di sviluppo che non regge più, nel solco degli indirizzi costituzionali e nell’orizzonte di un Europa più libera e più capace di archiviare definitivamente i conflitti del novecento, oggi anacronistici e sanguinosi».
© Riproduzione riservata







