C’è un mercato strettamente correlato all’industria del tabacco ed è quello dei cosiddetti prodotti accessori, vale a dire filtri e cartine, da anni immancabili compagni di viaggio di tutti i consumatori di tabacco trinciato. Tuttavia la vendita illecita di filtri e cartine è un fenomeno che sta mettendo sotto pressione il settore, portando con sé non solo un impatto economico ma anche una serie di implicazioni negative per il sistema fiscale.

Secondo le stime di Itagency, oltre il 50% di questi prodotti sfugge ai controlli fiscali, sottraendosi al regolare prelievo delle imposte. La dimensione del problema diventa evidente considerando che il mercato dei filtri e delle cartine è indissolubilmente legato al consumo di tabacco trinciato, un prodotto che, come noto, non può essere utilizzato senza l’acquisto di prodotti accessori. In particolare, nel corso degli ultimi anni e precisamente da quando l’Italia – unico Paese in Europa – ha introdotto un’imposta di consumo su filtri e cartine, si rileva una diminuzione preoccupante delle vendite lecite di questi prodotti, con una flessione che in alcune regioni italiane supera il 30%. Una riduzione che si manifesta a fronte di livelli immutati di vendita del tabacco trinciato, che continua a essere consumato in larga misura.

Tale fenomeno, che non solo comporta minori entrate in termini di gettito nelle casse dello Stato ma anche minori introiti di IVA, è legato per lo più a un livello impositivo non sostenibile per i piccoli e medi operatori italiani. Inoltre, un framework normativo non armonizzato a quanto la normativa già prevede per altre tipologie di prodotti sottoposti a imposta di consumo, rende i controlli da parte delle autorità inefficaci. Basti pensare che il cosiddetto deposito fiscale, la best practice del nostro ordinamento che assicura l’assolvimento delle accise o delle imposte di consumo, non è previsto per filtri e cartine, impedendo all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e alla Guardia di Finanza le adeguate verifiche sui prodotti in commercio.

Purtroppo tale contesto normativo e fiscale ha spostato nel corso degli anni il mercato sempre più verso l’illegalità e, senza interventi e correzioni, il rischio è quello di avere un livello di illecito in tale segmento di mercato addirittura superiore ai numeri attuali. È fondamentale quindi promuovere quanto prima interventi che possano scardinare i meccanismi che hanno portato all’attuale contesto, perseguendo l’obiettivo comune tra pubblico e privato di lotta all’illecito.

Marco Fabbrini

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