L'indagine su Grillo e lo scandalo 5s del tabacco
Grillo indagato: tra Moby e Philip Morris i panni sporchi si ‘lavavano’ in famiglia…
Fari accesi sui traghetti Moby: dietro al traffico di passeggeri ci sarebbe stato, secondo la Procura di Milano, un gran traffico di influenze illecite, con versamenti di denaro a Beppe Grillo e alla Casaleggio Associati (non indagata). Dazioni dalle finalità poco chiare, come quelle che altre indagini hanno evidenziato da parte di altri soggetti: Philip Morris, ad esempio. Il Riformista ha scoperto che esiste una linea di comunicazione sottocoperta che unisce, in un gioco di vasi comunicanti, Moby Spa e Philip Morris. C’è un cellulare, tra quelli sequestrati nell’ambito dell’indagine, che continua a parlare anche da spento e che ad ascoltarlo bene potrebbe portare lontano. Quello di Grillo, no. Quello non si tocca: “scotta”.
Il cellulare di Grillo non si tocca: scotta, nel senso che gli inquirenti hanno per ora deciso di non metterci mano. Un timore reverenziale? Si fa evidente la scelta della Procura, ben descritta dal Corriere: «Così come non si è azzardata a cercare chat su apparecchi di deputati 5 Stelle tutelati dalle garanzie parlamentari, ha rinunciato anche al telefonino del fondatore ed ex capo politico e poi garante dei 5 Stelle: forse per minimizzare le intrusioni nella privacy e sterilizzare le polemiche che sarebbero nate dall’acquisizione di un cellulare «sensibile», dove è ovvio che sarebbero state presenti tutta una serie di chat ad esempio sulle dinamiche interne del Movimento, sui rapporti altalenanti tra Grillo e l’ex premier Conte, sugli attuali posizionamenti dei 5 Stelle in vista del voto per il Quirinale». Un riguardo istituzionale, quindi. Malgrado ieri gli inquirenti abbiano reso note le chat: «Questo dobbiamo trattarlo bene», era il tenore dei messaggi che Beppe Grillo aveva indirizzato ai parlamentari più direttamente coinvolti nelle questioni legate alle concessioni delle tratte e alle norme sugli sgravi fiscali nel settore del trasporto marittimo.
Una indicazione che suona come un ordine, per di più impartito dal padre-padrone di un partito-azienda registrato a nome di due soci. Ma il cellulare di Beppe Grillo resta intoccabile. «Meno male, si afferma per stavolta un principio di civiltà giuridica», fa notare Matteo Renzi. Quando indagarono su Open la sensibilità dei magistrati fu ben diversa. In ogni caso qualche telefono viene analizzato. Annamaria Barrile, che per Moby Spa era responsabile delle Relazioni Esterne, subisce la perquisizione dei finanzieri e il suo cellulare viene sequestrato. La donna, 46 anni, è l’attuale vice direttore generale di Confagricoltura, dove è entrata nell’ottobre 2019, mantenendo lo stesso ruolo che rivestiva in Moby per Onorato. La confederazione degli agricoltori le aveva riservato grandi fasti, lanciato fior di comunicati sulla prima donna in posizione di vertice apicale, con una operazione di Cv washing alla carbonara.
Quando Barrile, due mesi fa, viene annunciata quale prossimo Direttore Generale, la sua biografia viene accuratamente ripulita da esperienze sdrucciolevoli. Anche se la sforbiciata poi si nota. Per quale ragione sul sito di Confagricoltura sono stati sbianchettati gli anni di lavoro della prossima Dg al servizio di Vincenzo Onorato? Una cautela preventiva? Stiamo parlando di una delle figure di maggior fiducia del patron di Moby. La sensibilità del numero uno di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, d’altro canto, è sempre stata attenta al dialogo con la politica. E decisamente sintonica con i Cinque Stelle. Basti ricordare che quando il grillino Stefano Patuanelli è diventato ministro dell’Agricoltura, il tifo da stadio di Confagricoltura ha sfidato il rischio di esagerare i toni: «La persona giusta al posto giusto», aveva detto subito Giansanti. Confagricoltura segue, insieme a Coldiretti, tutte le dinamiche del mondo del tabacco in Italia, di cui Philip Morris è big player per antonomasia. A capo della comunicazione di Philip Morris è stato, anche lui fino all’aprile 2019, Francesco Luti, marito della Barrile. Eccoli, i vasi comunicanti di quella simbiosi che lega tra loro Moby e Grillo, Philip Morris e Casaleggio.
Luti oggi è capo della comunicazione di IGT, la International Game Technology, PLC (in precedenza Lottomatica Group S.p.A). Barrile e Luti hanno percorsi professionali paralleli, ed insieme hanno diretto le strategie di relazione e di comunicazione esterna di brand che nello stesso periodo hanno avuto verso la galassia di Grillo le stesse simpatie ed attenzioni, oggi finite sotto la lente degli inquirenti. Grillo, sempre secondo l’accusa, gira i messaggi di Onorato ai politici M5S che occupavano ruoli chiave come l’ex titolare dei Trasporti Danilo Toninelli, l’ex ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e l’allora suo vice Stefano Buffagni, tutti non indagati. È il Mise, ad aprile 2020, ad autorizzare i commissari straordinari di Tirrenia a sottoscrivere l’accordo con la Cin, controllata del gruppo Moby. Qualche mese dopo c’è il rinnovo della convenzione fra lo Stato e la compagnia di navigazione.
La vicenda non rimane senza conseguenze politiche e segna l’inizio di un fuggi fuggi dall’esito imprevedibile. Il deputato Bernardo Marino rilegge le notizie, mette insieme le vicende Philip Morris, Venezuela e Moby, poi apre il portatile e detta una mail al suo capogruppo: «Considerami fuori». È il primo di una nuova serie di abbandoni. «Se lascio il M5S per la vicenda Grillo? Lo faccio per una serie di motivi, l’indagine che riguarda Beppe è uno di questi ma non l’unico». Il parlamentare sardo, promotore di una proposta di legge per ‘arginare’ i progetti di Moby sulle rotte per la Sardegna, non nasconde la sua delusione: «Sono entrato in Commissione trasporti proprio con questo obiettivo, in Sardegna abbiamo sempre avuto il problema della continuità territoriale e della convenzione con Onorato. Ritrovarsi in questa situazione, in cui si parla di pressioni di questo genere da parte di una persona che ha sempre avuto il monopolio, ti lascia con l’amaro in bocca».
Anche l’ex senatrice grillina Elvira Lucia Evangelista ha fatto sapere ieri che dopo aver lasciato il M5S ha deciso di unirsi al partito di Matteo Renzi, che aumenta così anche la sua forza negoziale a Palazzo Madama. Il bello deve ancora venire. Le attività di analisi dei tabulati e delle chat sono in corso e le sorprese non mancheranno: dal telefono intestato a Annamaria Barrile – individuato tra tanti come avente interesse probatorio – si diramerebbe una fitta rete di contatti con personaggi-chiave della galassia dei finanziatori grillini. Nomi che tornano, si sommano e si intrecciano in una osmosi dentro alla quale sarà bene guardare con attenzione.
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