La storia che arriva da Grumo Nevano continua a fare orrore e a sollevare interrogativi sulla violenza di genere, fenomeno sempre più diffuso. Elpidio D’Ambra, il 31enne arrestato dopo un giorno di fuga e accusato di aver strangolato Rosa Alfieri, la giovanissima vicina di casa, ha ammesso le sue responsabilità: «Sono confuso, ricordo di aver sentito delle voci che mi dicevano di ucciderla e l’ho uccisa, chiedo scusa alla sua famiglia», ha affermato durante l’interrogatorio all’indomani del suo arresto all’ospedale di Fuorigrotta dove aveva cercato rifugio.

D’Ambra, 31 anni e un lavoro saltuario da manovale, ha negato di aver agito per il rifiuto di lei a un tentativo di violenza sessuale, ha raccontato di aver invitato la ragazza a entrare nel suo appartamento con la scusa di avere bisogno di informazioni sulle bollette della corrente (da poco lui viveva in fitto nell’appartamento di un parente di Rosa) e di averla uccisa senza un perché, e ha anche confermato di essersi intrattenuto poi a parlare con i genitori della ragazza poco prima che questi scoprissero l’omicidio della figlia. L’avvocato Dario Maisto, che assiste D’Ambra, chiederà per il 31enne la perizia psichiatrica. L’indagato ha ammesso di fare uso abituale di cocaina e ha raccontato di «sentire delle voci nella testa» da giorni.

«Sembra proprio che ci troviamo di fronte all’ennesimo e grave femminicidio di fronte al quale non possiamo che ammettere che non ci siamo, dobbiamo arrivare a cambiare la cultura e quell’identità maschile fondata sulla prevaricazione sul femminile di cui ha parlato il presidente della Consulta Giuliano Amato all’atto del suo insediamento» ha commentato la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione femminicidio. «Mentre apprendiamo le notizie sul caso di Grumo Nevano scopriamo che una ragazza a Bari è stata vittima di due ore di violenze sessuali dentro un’ambulanza da parte di un paramedico volontario al quale aveva chiesto aiuto perché consapevole di essere ubriaca. Sono atti gravissimi – ha aggiunto Valente – che richiedono da parte di tutti gli uomini, a partire da quelli impegnati nelle istituzioni, un profondo ripensamento di loro stessi e del modello patriarcale di società in cui viviamo. Noi non ci stancheremo di contrastare violenze e femminicidi, sintomo e causa di arretratezza culturale, economica e sociale».

Nodo centrale, quello culturale. Più difficile, per il momento, applicare ai fatti la svolta di pensiero e di valori di cui tanto si parla. Occorre uno sforzo collettivo, la gogna nei confronti dell’uomo assassino di turno e l’indignazione non possono bastare, la strada è ancora lunga. E i tragici bilanci sui femminicidi lo dimostrano.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).