Mentre scrivo queste righe, Elpidio D’Ambra, l’uomo sospettato di aver ucciso Rosa Alfieri a Grumo Nevano, è ancora in fuga, braccato dalle forze dell’ordine. Non conosciamo, quindi, la sua versione dei fatti e dobbiamo considerarlo innocente fino a sentenza passata in giudicato, come giustamente pretende la nostra Costituzione. Il cadavere di Rosa è stato trovato con gli abiti stracciati e senza segni di ferite mortali. Se è come sembra, si è dunque trattato di un femminicidio, l’omicidio di un essere umano in quanto femmina.

In Italia, ogni settimana una persona viene ammazzata solo perché la sua ventitreesima coppia cromosomica è XX invece che XY. Nella stragrande maggioranza dei casi, a commettere un femminicidio non è un assassino su commissione o un serial killer di quelli dei romanzi. Di solito è qualcuno che per una ragione o per l’altra è molto prossimo alla sua vittima: un vicino di casa, un collega di lavoro, un fidanzato, un marito, un parente. E quasi sempre è un insospettabile, perché mai come nel caso del femminicidio il male è banale, quotidiano, perpetrato da uomini comuni che agiscono nell’indifferenza generale. Perché dietro ogni femminicidio si nasconde una storia di maltrattamenti nascosti, denunce ignorate, stupri avvenuti tra le mura familiari, famiglie che invitano le donne a subire in silenzio per evitare lo scandalo.

Questa settimana è morta Rosa; la settimana prossima morirà un’altra donna. Sarà una delle nostre sorelle, delle nostre figlie, delle nostre madri, e sarà uccisa da uno dei nostri fratelli, dei nostri figli, dei nostri padri. E così la settimana dopo. E quella dopo ancora. Da avvocato e cittadino devo dire che tutti, anche il responsabile della morte di Rosa, è innocente fino a condanna definitiva. Da scrittore, devo constatare che il mondo reale è molto più spaventoso di ogni mondo immaginato, e capisco che forse inventare storie che pullulano di mostri, serial killer o criminali geniali serva anche a illuderci che il male sia qualcosa di eccezionale, e non banale e quotidiano come ci dimostra la cronaca. Da padre di due giovani donne, non posso che sperare che le mie ragazze siano più fortunate di Rosa Alfieri da Grumo Nevano, di Simona Michelangeli da Roma, di Nadia Bergamini da Latina e di tutte le loro sorelle che si sono spente a causa della banale malvagità dei maschi e che sono davvero troppe per essere citate tutte.