La tragedia avvenuta nella villa spagnola di Sergey Protosenya, oligarca russo ed ex presidente di Novotek, è realmente un caso di omicidio-suicidio, come i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, ha derubricato il caso della morte dell’imprenditore, della moglie e della figlia 18enne?

È il dubbio che attanaglia l’altro figlio di Protosenya, Fedor, scampato alla tragedia perché rimasto nella residenza abituale della famiglia in Francia, a Bordeaux. Proprio lui aveva lanciato l’allarme martedì scorso, dopo non essere riuscito a contattare i familiari.

Il padre, come ricostruito, è stato trovato impiccato giorni fa nella sua villa in Spagna a Lloret de Mar, località balneare nei pressi di Barcellona, non lontano dai corpi di moglie e figlia, massacrate a colpi d’ascia e coltello.

Ma il 22enne Fedor il padre non è un assassino e qualcosa su quanto accaduto in Spagna non torna. “Amava mia madre e soprattutto Maria, mia sorella. Lei era la sua principessa e lui non avrebbe mai fatto loro del male. Non so cosa è accaduto quella notte, ma so che mio padre non le ha colpite”, si è sfogato il giovane Protosenya in una intervista concessa al britannico Mail Online.

E in effetti alcune circostanze non tornano, come evidenziato dallo stesso Fedor. Il Sergey, oligarca con un patrimonio stimato in circa 440 milioni di euro, avrebbe ucciso moglie e figlia con un’accetta per poi impiccarsi: ma sul luogo del presunto delitto non è stato trovato alcun biglietto di “addio”, né sono state trovate impronte digitali sull’accetta e sul coltello usati per uccidere le due donne, così come non c’erano tracce di sangue sul corpo dell’oligarca.

Ma per gli inquirenti spagnoli il caso è chiuso e la polizia si è rifiutata di rivelare pubblicamente i dettagli dell’autopsia svolta sulle vittime, ammonendo Fedor Protosenya a non discutere del caso in pubblico.

Ma l’unico membro della famiglia scampato alla tragedia non è il solo a pensare che dietro la strage non vi sia un omicidio-suicidio, come ipotizzato in Spagna. A dirlo, sempre al Mail Online, è anche Anatoly Timoshenko, uomo d’affari russo amico stretto dei Protosenya: “Sergey non lo ha fatto, non ha ucciso la sua famiglia, è impossibile. Non voglio discutere di cosa potrebbe essere successo in casa quella notte, ma Sergey non è un assassino”.

A rendere lo scenario ancora più intricato è l’improvvisa morte, nello stesso periodo, di altri imprenditori/oligarchi russi. Pochi giorni prima del delitto di Lloret de Mar era stato trovato morto nel suo appartamento di Mosca, assieme alla moglie e alla figlia 13enne, Vladislav Avayev. L’imprenditore era stato stato presidente di Gazprombank, il braccio finanziario di Gazprom, il colosso russo del gas. A febbraio erano stati trovati morti anche altri due alti funzionari di Gazprom, Alexander Tyulakov e Leonid Shulman, deceduti nelle loro abitazioni alle porte di San Pietroburgo.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia