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Il mercato delle vacche in Regione Sicilia. Tra scambio di favori e spartizione di soldi pubblici
Non è una novità, solo oggi ci si scandalizza che c’è un mercato delle vacche all’assemblea regionale siciliana, scritto appositamente in piccolo? Il servizio di Piazza Pulita, per quanto trasmissione giacobina, è sconcertante, per l’opinione pubblica. O meglio per una parte di questa opinione, l’altra in gran parte ha già emesso la sentenza sulla politica, sono tutti “manciatari”, in dialetto siciliano, ed infatti non vanno più a votare.
Tutto parte da quel “guitto jenesco”, ma non Jonesco purtroppo, di Ismaele La Vardera, deputato del gruppo misto, con diverse avventure caleidoscopiche in politica regionale, dopo aver fatto l’inviato “rosso mal pelo” delle Iene in televisione. La denuncia è quella di finanziamenti del bilancio regionale ad entità riconducibili a singoli deputati, il caso eclatante, per spregiudicatezza, è quello di un deputato di FdI, ma quasi nessuno, pochi, molto pochi, sono esenti da colpe, in primis politiche. Certo il deputato in questione è un fulgido esempio di incommensurabile impunità. La sede delle associazioni meritorie di “piccioli” pubblici era presso il domicilio della madre, che viene intervistata cadendo dalle nuvole, mentre in diretta chiama qualcuno che gli dice di non dire niente, che la meglio parola è quella che non si dice a queste latitudini.
Soldi pubblici spartiti
Nemmeno il “vaffa” che dal senno sfugge alla moglie del deputato, anch’essa amministratrice di una delle società beneficiarie dai soldini dei contribuenti. La qual cosa che sembra sfuggire a tutti gli addetti ai lavori, che poi si stracciano le vesti commentando stupefatti l’astensione degli elettori. Quello che è sconcertante è il metodo di spartizione dei soldi pubblici, oggi sotto i riflettori della Corte dei Conti precedentemente miope. Perché questo voto scambista, tu voti la manovra finanziaria, io ti pago, va avanti da anni. Il Parlamento regionale siciliano non legifera, se non inutilmente viste le innumerevoli impugnative, da tempo, tranne per le manovre finanziarie e di bilancio. E siccome i partiti non esistono più, e non possono assicurare maggioranze per l’approvazione, tali manovre finanziarie, organizzate dalle giunte di governo, devono essere “comprate” al foro boario in cui è ormai ridotto il più antico Parlamento del Mondo, come ci si vanta in Sicilia.
Nella manovra di bilancio prima dell’estate le cronache parlamentari addirittura narravano di un tariffario. Si parlava di 900.000 euro a “disposizione” per iniziative discrezionali e senza evidenza pubblica, secondo le norme amministrative, per i deputati di maggioranza e 650.000 per quelli di opposizione. Tutto questo per fare votare la manovra, con voto segreto of course. Dando così la possibilità a gruppi parlamentari, o a singoli deputati, di fare dichiarazioni contrarie alla manovra, ma approvarla nel famigerato “segreto dell’urna”. Ipocrisie e inciucio al cubo. Perché di questo si tratta, non c’è maggioranza né opposizione, solo singoli politici comprati da altri politici. Se fossero dei cittadini normali verrebbero imputati, compratori e comprati, per voto di scambio, ma lo status politico forse li salva. Tutto questo per consentire al governo regionale di turno di portare a casa la spesa dei molto più cospicui fondi extra regionali, che avendo altre regole non possono entrare nella disponibilità né politica né amministrativa dei deputati regionali, i quali vengono comprati dalle mance dei residui fondi regionali.
Il delitto della politica
I parlamentari siciliani di fatto rinunciano ad orientare la spesa pubblica in cambio di un piatto di lenticchie, anche se novecentomila euro non sono proprio dei legumi considerando il reddito pro capite dei siciliani. Trent’anni fa i politici in Ars, acronimo di assemblea regionale siciliana, non erano magari “stinchi di santo”, ma la decenza residua, e il sistema non maggioritario, li costringeva a norme di sistema, magari sprecone, come i forestali o i precari degli enti locali, ma collettive. Oggi ci si limita a votare emendamenti proprio per portare la “roba” di verghiana memoria a casa, soldi ad amici e parenti, che poi servono a fare la campagna elettorale, che come ben si sa costa. In tutto questo c’è un delitto? Uno sicuramente, la politica, morta in via definitiva.
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