In tempo di coronavirus la tradizione napoletana corre in soccorso. E propone un rimedio: il “panaro”. Un semplice cesto in plastica o vimini, legato a una corda usato a mo’ di saliscendi. Chiunque abbia passato almeno 5 minuti a Napoli ha visto qualcuno da una finestra o da un balcone calare il cestino verso qualcuno in strada, che lascia o ne prende un contenuto. Uno strumento fondamentale per sopravvivere all’epidemia e alla impossibilità di uscire di casa per approvvigionarsi del necessario. Basta tirare giù il cestino e il contatto umano è evitato.

Quella del “panaro” è una tradizione totalmente made in Napoli, tramandata di generazione in generazione, sacra per gli abitanti del Sud, ma sconosciuta e incomprensibile al resto d’Italia. Il più tipico è fatto di vimini intrecciati con il manico, legato a una corda di canapa. Il termine deriva dal latino “panarum” che stava ad indicare un cesto nel quale riporre il pane. È proprio da questa parola che nasce il sostantivo italiano paniere.

Il paniere, inoltre, è stato spesso utilizzato anche come contenitore per la raccolta della frutta e della verdura poiché, grazie al suo robusto manico, era facile da appendere ai rami degli alberi. Da balconi e finestre sono adatti al trasporto dall’alto verso l’alto di qualsiasi cosa. Anche della spesa o dei beni di prima necessità. A Napoli è abitudine chiamare dal balcone il venditore, fare l’ordinazione, calare il panaro con il denaro e tirare su la spesa. Metodo approvato a con contatto zero che favorisce il decreto #iorestoacasa.

 

 

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