Al centro la questione amnistia con gli indipendentisti catalani
Il Parlamento boccia Feijóo, fumata nera in Spagna. Ora tocca al Re: ok a Sanchez o ritorno al voto
È andata come doveva andare. Come tutti i media dicevano che sarebbe andata. Come Sanchez ripeteva da tempo. Come i suoi crescenti oppositori interni al suo partito sostenevano. Il giorno dell’investitura di Alberto Núñez Feijóo alle Cortes spagnole, con il voto di fiducia che è seguito all’incarico di formare un governo che gli ha assegnato a settembre il Re, si è trasformato nell’atteso flop: con 172 favorevoli e 178 contrari il Parlamento di Madrid ha bocciato ieri la nomina del leader del Partito Popolare come Primo Ministro. Come ha schiettamente commentato il portavoce del PSOE, Patxi López, il candidato del partito popolare “è uscito dal dibattito di oggi come è entrato e cioè come leader dell’opposizione”. Salvo miracoli dell’ultima ora, il secondo voto previsto dalla Costituzione 48 ore dopo il primo non riserverà sorprese: se è vero che venerdì basterà la maggioranza semplice, è altrettanto vero che i 178 voti contrari che Feijóo ha avuto ieri rappresentano una pietra tombale sulla strada per la Moncloa. Mortale – più che decisivo – in tal senso l’appoggio di Vox: il fatto che il partito di estrema destra spagnolo abbia votato a favore dell’investitura di Feijóo ha sbarrato totalmente le porte ad ogni altro appoggio, ad iniziare da quello degli indipendentisti di centro baschi.
Venerdì quindi il secondo round, dall’esito ormai scontato. A quel punto la palla tornerà al Re che non potrà far altro che assegnare l’incarico a Sanchez. Un’unica cosa è certa: la Costituzione spagnola è chiara, se non ci sarà un nuovo governo entro il 27 novembre, al Re non rimarrà altra scelta che convocare nuove elezioni per il 14 gennaio. Per Sanchez, particolarmente silente in questo periodo, la strada sarà comunque non semplice. La questione più scottante per arrivare ad avere la maggioranza semplice alle Cortes e rimanere alla Moncloa è la richiesta degli indipendentisti catalani di sinistra di una amnistia per i fatti del 2017, quando fu indetto il referendum per l’indipendenza della Catalogna ed il governo nazionale lo bloccò e arrestò i vertici del governo regionale. A leggere sui quotidiani spagnoli la discussione in corso su questa amnistia, l’impressione netta è che – per dirla in politichese – i principali partiti di sinistra, PSOE in testa, stiano lentamente creando le condizioni politiche per farla digerire ai loro elettorati. Cosa del resto non impossibile, perché comunque in tanti sono disponibili a mettere una pietra sopra quella vicenda che scosse nel profondo la politica spagnola, portando all’esilio – peraltro ancora in essere – di Carles Puigdemont, allora presidente catalano, oggi europarlamentare.
Se andasse davvero così, se alla fine si dovesse arrivare ad un governo Sanchez e ad una legge di amnistia, non sarà comunque semplice per i socialisti mantenere il consenso nel Paese con una virata così forte a sinistra e con un governo sotto ricatto da parte degli intransigenti indipendentisti catalani (anche se la Costituzione spagnola, una volta partito il governo, lo protegge più di quella italiana dalle intemperie politiche). L’unica vera variabile nei prossimi anni sarà il fatto che il Partito Popolare non decida di fare ciò che non ha fatto fino ad oggi: imparare l’arte dai colleghi tedeschi della CDU, isolare la destra di Vox in Spagna come viene fatto con quella di AfD in Germania e iniziare ad occupare davvero lo spazio politico centrista anziché inseguire la destra. Perché, in questa progressiva polarizzazione della politica iberica, è il centro il grande assente dopo la scomparsa dei liberali di Ciudadanos, che non hanno saputo neppure loro “fare il centro” quando anni fa ebbero l’occasione di evitare al Paese le elezioni ma si schierarono con la destra contro gran parte del loro elettorato. Difficilmente tutto questo però accadrà: dopo la bocciatura di Feijóo in Parlamento, molti bookmakers scommettono che alla guida del Partito Popolare spagnolo sarà sostituito da Isabel Díaz Ayuso, l’attuale presidente della regione di Madrid. Una donna brava, preparata, televisivamente capace, molto diretta ma conservatrice, forse troppo conservatrice per una Spagna che specie nelle grandi città ha una fortissima anima liberale. Ed allora del centro si sentirà ancora più bisogno, come dell’ossigeno.
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