Il Premier socialista nelle mani di Carles Puigdemont
Spagna: ancora non si placano le polemiche per le trattative di governo
Pedro Sanchez sta trattanto per ottenere la fiducia in parlamento. Gli serve l’appoggio esterno di Junts di Carles Puigdemont, colui che nel 2017 decise di indire un referendum per la secessione della Catalogna violando leggi e Costituzione spagnole. E che ora chiede, in cambio, un’amnistia.

A quanto pare, la differenza tra democrazia e golpismo può essere estremamente sottile, se non addirittura basarsi semplicemente sulla simpatia. A rivelarlo (implicitamente) è la portavoce della Moncloa, Isabel Rodríguez, collaboratrice del premier uscente, e forse rientrante, Pedro Sanchez.
Tutto nasce dalle trattative per ottenere la fiducia in parlamento. Il premier socialista ha bisogno del sostegno esterno di Junts di Carles Puigdemont, colui che nel 2017 decise di indire un referendum per la secessione della Catalogna violando leggi e Costituzione spagnole. La giustizia ha fatto il suo corso e sono arrivate le condanne.
Ma ora il leader catalano ha un’arma formidabile: offrire i suoi numeri in cambio dell’amnistia per tutti coloro che hanno infranto l’ordine costituzionale. Un ricatto, senza dubbio, ma Sanchez ci pensa. E a destra temono che il premier possa anche accettare quest’ultimo compromesso con le frange più radicali.
Il rischio è stato segnalato dall’ex premier popolare José María Aznar, che dopo avere definito l’amnistia “un punto di non ritorno per la distruzione della Costituzione” ha ipotizzato una mobilitazione nazionale.
Ma ecco che arriviamo alle parole di Rodriguez, che senza usare mezzi termini ha puntato il dito contro Aznar accusandolo di comportarsi in modo “anti-democratico e golpista”. Ora, fa riflettere che un movimento che difende l’alleanza con chi ha violato la legge fondamentale di uno Stato e promosso una secessione a suon di proteste accusi di “golpismo” chi pensa di opporsi a una legge attraverso una mobilitazione civica.
Ma il punto di Rodriguez sembra chiarissimo, anche se non privo di pericoli. Se protesto io è un mio diritto, se protestano gli altri (e peggio ancora contro di me) è un colpo di Stato. Democrazia a targhe alterne?
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