Se c’è una cosa che all’onorevole Ilaria Salis è presto diventata molto chiara è che in politica, da tre secoli a questa parte, essere rivoluzionari in pensieri, parole, opere e omissioni conviene sempre. Non c’è un posizionamento migliore e più redditizio dell’inseguire e perseguire una qualche Rivoluzione. Piccola o grande che sia, a favore delle foche monache o per l’occupazione abusiva delle case, per la pedemontana o le nozze di Bezos a Venezia.

Oggi contro Trump e Israele, ieri contro Meloni e Valditara, poco importa quale sia il totem da puntare e abbattere, essenziale ogni volta è tirar fuori il repertorio semantico della Lotta e della Liberazione a tutti i costi. Ilaria Salis ha anche compreso per tempo che il Professionismo della Rivoluzione, presto o tardi, può anche regalare una poltrona in qualche assemblea parlamentare e garantire una discreta fetta di audience, che non guasta mai per alimentare la narrazione e il posizionamento.

Ecco perché tutte le occasioni, anche quelle che non c’entrano un fico secco con la materia e che di rivoluzionario non hanno nulla, neanche l’unghia dell’alluce, per la Salis diventano pretesti buoni e sufficienti per scagliarsi contro il Potere, lo Stato, il Capitale, il Fascismo, l’Imperialismo e, perché no, anche la Maturità.

Anzi, proprio la scelta di 5 studenti, su un totale di 524.415 che quest’anno hanno affrontato l’esame, di “fare scena muta alla maturità… vanno ascoltati e non demonizzati”, diventa l’ennesima prova della specchiata scelta giacobina. Così, in un post su X, l’eurodeputata di Avs condanna il Ministro dell’Istruzione che, “invece di aprire un confronto, minaccia punizioni e invoca la repressione. È l’unico linguaggio che questo governo conosce.

La scuola della competizione è un addestramento al capitalismo spesso nemmeno efficace”. Per la Salis, dunque, tutto è e deve essere ricondotto alla lotta rivoluzionaria, dal cornetto Algida, che una volta fuori dal frigo si scioglie subito per colpa del cambiamento climatico, alle patatine fritte che lasciano le mani unte d’olio. Hasta la Rivoluzione siempre!

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).