Quando una persona esce di galera noi brindiamo: di chiunque si tratti, abbia oppure no commesso un qualche crimine. Perché non c’è niente di peggio che togliere la libertà ad un essere umano: ognuno di noi dovrebbe sempre tenerlo a mente, riflettendo su quello che potrebbe accadere a noi, a un nostro congiunto, a un nostro conoscente.

Per questo oggi, con un numero speciale di PQM, torniamo su uno dei più grandi orrori giudiziari italiani: la persecuzione avviata 41 anni fa nei confronti di Enzo Tortora, sbattuto in galera, condannato in primo grado a dieci anni di galera e assolto con formula piena dopo 5 anni. Un caso diventato simbolo di malagiustizia.

Di casi analoghi – ahinoi – sono ancora oggi piene le cronache: ultimi il caso di Beniamino Zuncheddu, in carcere da innocente per 32 anni, e quello sollevato da Francesca Di Stefano e Giulio Golia, che hanno scritto un libro, uscito in questi giorni, sui “mostri di Ponticelli”, tre uomini in carcere da 40 anni per un delitto mai commesso. E purtroppo sono molti di più i casi di cui l’opinione pubblica non viene a conoscenza. Il problema giustizia in Italia è gigantesco, questo bisogna sempre ricordarlo.

Siamo anche sinceramente felici per la libertà di cui da ieri gode Ilaria Salis. Senza chiederci nulla di più. Molti l’hanno votata considerandola una prigioniera politica, e ne hanno consentito la scarcerazione grazie ad un escamotage giuridico consentito dalle garanzie democratiche di cui fruiamo in Europa. Bene così, per chi come noi ama la libertà sopra ogni altra cosa. Siamo invece sinceramente sconcertati per la conferma degli arresti domiciliari del presidente della regione Liguria: ce ne parla Tiziana Maiolo nelle pagine interne, con argomenti inoppugnabili. E ci piacerebbe tanto che i paladini della Salis dicessero anche una sola parola nei confronti del prigioniero politico Giovanni Toti.