Bill Clinton scende più volte in campo per sostenere Kamala Harris, ma dietro il suo intervento c’è una angoscia condivisa per un possibile colpo di Stato “bianco” (cioè nei limiti molto elastici della Costituzione) di Donald Trump. E Kamala ieri gli ha dato apertamente del fascista, cosa che nella politica americana non accadeva da tempo.

Harris deve recuperare l’elettorato nero

Stando al pallottoliere e ai sondaggi, la vittoria democratica può avvenire soltanto se la Harris riuscirà a recuperare quel venti per cento dell’elettorato nero che – al sondaggio “NYT -Siena” – è in libera uscita verso il voto a Trump. A quel venti per cento di elettori neri si era rivolto Obama, sfoderando un inconsueto accento Black English, per dire ai confratelli neri: “Ma dove credete di andare? Volete farvi del male?”. E adesso arriva Clinton: “Vi giuro che Kamala ha un vero piano sul vostro futuro e il vostro futuro è il futuro dell’America”. Parafrasando il noto detto, quando il gioco si fa duro, i grandi vecchi scendono in campo. Ma quanto peso può avere oggi il loro charme decaduto di grandi leader del passato? Sapranno essere i nuovi influencer? Il prestigio oratorio di Bill Clinton è ben noto e le sue prestazioni come conferenziere universitario, carissime. Ma qui si tratta di modificare il comportamento elettorale di un segmento di elettorato che si dichiara incompreso dal paternalismo peloso dei democratici.

Donal recupera mezzo punto

Stando ai sondaggi di ieri, Donald Trump recupera mezzo punto sulla Harris, la quale resta al comando col quarantanove per cento. Ma non bisogna farsi suggestionare dai numeri, perché ciò che conta sono i voti dei grandi elettori specialmente dei sette Stati ancora in bilico. C’è poi l’impegno di Elon Musk che segue Trump e canta e balla e salta durante i comizi inventandosi una dubbia lotteria tra gli elettori che si registrano come repubblicani, non perfettamente legale ma neanche perfettamente criminale: “Si tratta di una area grigia”, dice Brad Smith, ex presidente della Commissione Federale Elettorale.

L’America è più spaccata che mai

Tutte novità inquietanti, compresa quella della Harris che ha dato apertamente del fascista a Donald Trump, cosa che non succedeva da quando il generale Mark Kelly disse in una riunione del partito che Trump è un fascista nell’animo. Donald dall’altra parte non cessa di stupire e scandalizzare: nell’ultimo discorso pubblico ha divagato sulla grandezza del pene di un giocatore così come gliel’avevano raccontata dagli spogliatoi. E più la gente rideva sguaiatamente, più lui si sentiva gratificato da un bagno di folla che indubbiamente veniva dal basso. L’abbiamo detto e lo ripetiamo, l’America è più spaccata che mai, e non era mai accaduto che lo scontro tra due candidati alla Presidenza contenesse pericoli per la democrazia e che gli ex presidenti scendessero in campo insieme ai repubblicani di destra come Litz Cheney, la donna più reazionaria d’America, perché convinti che sia ora di difendere la Costituzione e che già sia stato varcato il Rubicone.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.