Una mossa largamente annunciata e confermata ufficialmente oggi. La Banca centrale europea ha alzato di tassi di interesse di mezzo punto, il primo rialzo dal luglio del 2011, undici anni fa.

Una decisione di fatto obbligata per contrastare l’impennata europea dell’inflazione, che secondo le sue stesse stime sarà del 6,8 per cento nel 2022, ma anche gli effetti sull’economia della guerra in Ucraina e della crisi energetica globale. Scelta che tra l’altro arriva in maniera più decisa rispetto a quanto annunciato lo scorso 9 giugno dalla stessa Bce, che aveva indicato per il mese di luglio un rialzo di 25 punti base, trasformatisi poi in 50 tenendo conto “delle nuove stime sui rischi d’inflazione” e chiudendo così la storica stagione dei tassi negativi inaugurata da Mario Draghi nel 2014.

Ma gli interventi sui tassi di interesse non si fermeranno qui, come già puntualizzato anche lo scorso giugno. La Bce nella nota diffusa alla stampa ha sottolineato che “nelle prossime riunioni del Consiglio direttivo sarà opportuna un’ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse”. L’istituzione presieduta da Christine Lagarde ha spiegato che “anticipare a oggi l’uscita dai tassi di interesse negativi consente al Consiglio direttivo di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta. L’evoluzione futura dei tassi di riferimento definita dal Consiglio direttivo continuerà a essere guidata dai dati e contribuirà al conseguimento dell’obiettivo di inflazione del 2% a medio termine”.

Lo scudo anti-spread

Altro punto chiave stabilito dal Consiglio direttivo della Bce riguarda l’approvazione del Tpi, lo scudo anti-spread, passato “all’unanimità” dal board.

Lo “strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI): assicurerà che “l’orientamento di politica monetaria sia trasmesso in modo ordinato in tutti i paesi dell’area dell’euro” ed “è un presupposto affinché la Bce possa adempiere il mandato di mantenere la stabilità dei prezzi”. Lo scudo avrà una potenza di fuoco negli acquisti di bond che “dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria” e gli acquisti “non sono soggetti a restrizioni ex ante”.

In attesa del dettaglio delle condizioni d’accesso, Lagarde ha anticipato quali sono le condizioni di ammissibilità al Tpi, basate su quattro criteri: il rispetto dei criteri di bilancio Ue, l’assenza di gravi squilibri macroeconomici, la sostenibilità del debito e l’adozione politiche di bilancio sane e sostenibili rispetto agli obblighi presi con il recovery e con le raccomandazioni specifiche della commissione.

Lagarde non ha escluso il ricorso allo scudo per sostenere l’economia italiana, sottolineando però che la decisione “è interamente nella discrezionalità del Consiglio direttivo”, a seguito di una “valutazione approfondita”. Quanto alla crisi di governo che ha colpito il nostro Paese, la presidente della Banca centrale europea ha voluto evitare ogni tipo di commento: “Devo ricordare che la Bce non prende posizione su temi politici”.

Le conseguenze

Con l’innalzamento dei tassi di interesse, in sostanza, le banche centrali aumentano il costo del denaro, riducendo così i fenomeni che portano all’inflazione, l’aumento dei prezzi. Il rovescio della medaglia è che misure simili rallentano complessivamente l’economia, per questo infatti il ‘compito’ di un banchiere centrale è particolarmente complesso, nel dover lavorare su un sottile filo tra controllo dell’inflazione e raffreddamento dell’economia.

A livello pratico, l’aumentare dei tassi di interesse rende più costoso chiedere un mutuo, un prestito o un finanziamento: per questo consumatori e imprenditori rimandano i loro investimenti, rallentando l’economia.

Redazione

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