La galoppata dell’ultima settimana della corsa rosa lungo le Alpi e le Prealpi, da Ovest ad Est, si è conclusa con l’inedita cronoscalata da Tarvisio al Monte Santo di Lussari. È su questa salita – la più dura mai inserita in una grande corsa a tappe, ha dichiarato Alberto Contador – che si è decisa l’edizione 106 del Giro d’Italia, vinta da Primož Roglič, troppo forte per tutti sulle vertiginose pendenze friulane. Il campione della Jumbo-Visma ha così ribaltato la corsa in extremis, togliendo la maglia rosa al tenace trentasettenne gallese Geraint Thomas della Ineos Grenadiers, protagonista fino a quel momento di un bel Giro, che sembrava poter far suo. Lo ha invece perso per soli 16 secondi.

Con la corsa rosa Roglič impreziosisce una già straordinaria carriera costellata di molti successi e può ora puntare ad essere l’ottavo ciclista dell’era moderna ad aver vinto tutte le tre più grandi gare a tappe: la cosiddetta Tripla Corona. Dopo tre Vuelta a Espana e un Giro d’Italia gli manca ora un Tour de France. Lo sloveno è ancora abbastanza giovane, 34 anni, può farcela. Ma per centrare questo obiettivo sulle strade francesi, dovrà riuscire a battere il suo grande rivale, il marziano Pogacar, il nuovo “Cannibale”.

Le principali tappe dell’ultima settimana.
Nell’ultima settimana del Giro d’Italia 2023, dopo l’abbandono di Remco Evenepoel per Covid, la competizione per la vittoria finale si era ristretta a tre pretendenti: Roglič, Thomas e il portoghese João Pedro Almeida della Uae Team Emirates. Questa edizione della corsa rosa sarà ricordata soprattutto per la sfida tra questi tre uomini, combattuta sempre sul filo di un ristretto distacco in classifica fino all’ultima tappa, dove Roglič ha fatto la differenza.

Venerdì 19 maggio 2023, Borgofranco d’Ivrea-Crans Montana
Doveva essere il primo grande tappone alpino, di 207 Km, con il superamento del Passo del Gran San Bernardo (cima Coppi di questo Giro). Per le avverse condizioni meteo, la tappa è stata però accorciata e ridotta a soli 74 km. Dopo una lunga fuga, si impone in volata il colombiano Einer Rubio sul favorito Thibaut Pinot. La classifica non cambia. Geraint Thomas mantiene la maglia rosa, indossata dopo il ritiro di Evenepoel.

Martedì 23 maggio, Chiese-Monte Bondone
“Saltato” il tappone del Gran San Bernardo, questa tappa diventa il primo vero palcoscenico per la lotta tra i favoriti. Dopo ben 5.200 metri di dislivello, Almeida si impone sul mitico traguardo del Monte Bondone, reso celebre negli anni ’50 dalle imprese di Charlie Gaul. Il portoghese precede sul traguardo Thomas, praticamente giunto al suo fianco. La sorpresa di oggi è che sulla salita finale va leggermente in difficoltà Roglič che perde 25 secondi dai primi due. Thomas indossa nuovamente la maglia rosa, che era stata per due giorni sulle spalle di Bruno Armirail.

Giovedì 25 maggio, Oderzo-Val di Zoldo
Il grande vincitore della tappa odierna è il campione italiano Filippo Zana, che batte sul traguardo il compagno di fuga, un veterano del calibro di Pinot. La sfida tra i primi tre della classifica si accende solo negli ultimi chilometri. Stavolta è Almeida a soffrire e a perdere qualche secondo in classifica, mentre Roglič sembra essersi ripreso dalla piccola crisi del giorno precedente e attacca. Thomas però gli rimane incollato, conservando così anche al termine di questa tappa la maglia rosa.

Venerdì 26 maggio, Longarone-Tre Cime di Lavaredo (rifugio Auronzo)
Su questo arrivo durissimo, che sembra non arrivare mai, sono state scritte pagine memorabili della corsa rosa. Innanzitutto, la grande vittoria di Eddy Merckx nel 1968, quando il “Cannibale” conquistò il suo primo Giro d’Italia con una fuga indiavolata. Sempre alle Tre Cime, nel 1974, Merckx vinse con una rimonta incredibile un altro Giro, che sembrava già nelle mani di Gianbattista Baronchelli, staccato alla fine di soli 12 secondi. E poi come non ricordare il grande trionfo sotto la neve di Vincenzo Nibali del 2013, vincitore sulle Tre Cime del suo primo Giro d’Italia.
Oggi sono ancora gli ultimi chilometri ad accendere le polveri tra i tre favoriti del Giro. Roglič sembra pimpante, cambia la bici in vista della salita: davanti una mono corona da 40 denti e dietro un pacco pignoni fino 44 denti grande come un padellone. Lo sloveno attacca, Almeida appare ancora in difficoltà. Tiene invece Thomas che anzi scatta, forse con eccessivo anticipo rispetto al traguardo. Così Roglic alla fine lo raggiunge ma lo supera soltanto di una incollatura sotto lo striscione. Il gallese conserva la maglia rosa in vista dell’ultima sfida.

Sabato 27 maggio, Tarvisio-Monte Lussari
I tre favoriti del Giro si giocano il tutto per tutto nella cronoscalata conclusiva di oltre mille metri di dislivello, con punte di pendenza massima del 22 per cento e una pendenza media negli ultimi 7.3 Km del 12.1 per cento. Nella prima parte della tappa i corridori usano una bici da crono, fermandosi poi per sostituirla con una bici tradizionale o mono corona per affrontare gli ultimi ripidissimi 7 chilometri e mezzo che si impennano verso il cielo. Roglič sceglie la mono corona, come alle Tre Cime. Alcuni ciclisti cambiano anche il casco, come Thomas, che perde così qualche secondo in più durante il cambio bici. Ma non saranno quei pochi secondi a fargli perdere il Giro. Il Giro lo vince Roglič perché oggi, assente Pogačar, sembra lui il “Cannibale”. Almeida appare subito fuori gioco per la classifica finale, pur facendo una bella salita. Roglič si inerpica invece nella strada stretta nel bosco pavimentata in cemento come una furia, tra ali di tifosi e bandiere slovene, rosicchiando secondi dopo secondi a Thomas. Ad un certo punto la ruota posteriore di Roglič scivola sfortunatamente in una canalina di scolo dell’acqua e lo sloveno è costretto a mettere piede a terra perdendo del tempo prima di poter ripartire. Il suo Giro sembra compromesso perché intanto Thomas sta salendo regolare. Ma non finirà così. Roglič è scatenato e all’arrivo della ventesima e decisiva tappa infliggerà 40 secondi di distacco a Thomas e 42 secondi ad Almeida. Tanto basta per scolpire nella pietra la classifica finale della corsa rosa numero 106 con Roglič primo, Thomas secondo a 14 secondi e Almeida terzo a un minuto e 15 secondi. Se Thomas e la Ineos Grenadiers hanno qualcosa da recriminare è forse che hanno pensato di poter controllare la corsa con un vantaggio troppo esiguo, che si è sbriciolato sulla salita finale, tagliata su misura per Roglič.

Domenica 30 maggio, Roma
Primož: un nome, un destino. Roglič si gode il meritato trionfo nella passerella conclusiva di Roma ai Fori imperiali e riceve il Trofeo senza Fine direttamente dalle mani del Presidente della Repubblica Mattarella. Mentre Mark Cavendish conclude una straordinaria carriera con una volata bruciante.
È stato un Giro emozionante, per corridori solidi. Ben interpretato non soltanto dai primi tre in classifica ma anche da forti gregari come Kuss e Arensman, da anziani indomiti come Caruso (quarto) e Pinot (quinto e maglia di miglior scalatore), nonché da giovani promesse come Zana, Frigo e Bais che fanno ben sperare per i colori italiani.

Redazione

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