La burocrazia e l'emergenza
La Lombardia e il serpente d’acqua Seveso, prevenzione e pianificazione “Ma quanta fatica”
La Lombardia è il motore forte e fragilissimo che ben rappresenta uno spaccato dell’Italia intera. Attraversata da innumerevoli di corsi d’acqua, dal gigantesco Po ai mille rivoli di montagna, è lontana dalle coste ma rischia di finire sott’acqua. Il 44% dei Comuni lombardi è soggetto a rischio idrogeologico elevato e molto elevato. 1280 comuni sono a rischio alluvione.
E c’è un osservato speciale al quale tutti guardano con preoccupazione, un serpente d’acqua che bagna la regione e attraversa Milano. Il Seveso. Un fiume che fa tremare chi ne ha memoria: è esondato 342 volte negli ultimi 140 anni. Nel 2017, fuoriesce provocando problemi gravi a Milano e nell’hinterland.
Tra il luglio e il settembre del 2014 si erano verificate ben sei esondazioni che avevano causato danni economici per cento milioni di euro. Il 7 e l’8 luglio le acque avevano raggiunto i quartieri Isola e Niguarda di Milano. Ai tempi era in funzione Italia Sicura: la cabina di regia facilitò la messa a sistema degli interventi e pianificò subito gli aiuti immediati e gli interventi di più lunga scadenza.
Una delle piene peggiori fu quella dell’allagamento del 19 settembre 2010, quando tre stazioni della linea 3 rimasero chiuse per 10 giorni e i cantieri della linea 5 subirono gravi danneggiamenti. Immancabili le polemiche che seguirono: sia l’ex sindaco Letizia Moratti sia il suo successore, Giuliano Pisapia, hanno dovuto fare fronte alle accuse di aver a lungo sottovalutato il problema. Moratti e Albertini avevano polemizzato sul progetto del maxi tubo da 11 chilometri che avrebbe dovuto contenere le acque in eccesso. A complicare il quadro è anche la sovrapposizione di ruoli tra i due enti pubblici competenti, l’autorità di Bacino e l’Agenzia Interregionale per il Po, che ha causato ulteriori scaricabarile.
Oggi il controllo, la manutenzione e la prevenzione del territorio sembra essere tornato in cima alle priorità degli enti locali e in particolar modo della Regione Lombardia. L’Assessore al Territorio e ai sistemi verdi della Lombardia, Gianluca Comazzi, Forza Italia, è anche presidente dell’Aipo, l’autorità che vigila sul fiume Po. Sta coordinando l’invio di volontari della Lombardia, con un primo contingente di 150 persone (inclusi tecnici e funzionari della Regione) che sta prendendo posto in tre comuni del ravennate.
È lui che ha inviato mezzi con ripetitori mobili, diversi gommoni, un battello di sette metri che è stato dislocato in Romagna e ha già messo in salvo oltre 400 persone. “Ci sono eventi imprevedibili ma le istituzioni devono poter fare tutto quello che è possibile per arginare, prevedere e prevenire questi fenomeni. Mettiamo grande attenzione nei confronti della prevenzione in Lombardia: abbiamo un territorio fragile”, dice al Riformista.
E poi snocciola le cifre: “Abbiamo avviato 632 interventi di prevenzione e di mitigazione del rischio idrogeologico con un investimento di oltre 441milioni di euro solo di fondi regionali. Alcuni interventi sono già conclusi, altri sono ancora in corso. Lo stanziamento di quest’anno è di 83milioni di euro per i cinquanta comuni più a rischio. La delibera è di fine marzo”. E quanto al Seveso, ci sono 156 milioni di euro investiti con la realizzazione di quattro aree di laminazione: Senago, Milano Bresso, Paderno Dugnano-Varedo e Lentate sul Seveso.
Certo, rimane un problemino. L’interlocuzione con Roma, con il governo centrale, rischia di incappare nella burocrazia con tempi e modalità che non si conciliano con quelli dell’emergenza. Se manca un hub di sistema? “Italia Sicura era una struttura di missione molto importante e molto utile, che vedevo apprezzata dai tecnici: era uno strumento che migliorava il coordinamento tra i vari soggetti dello Stato”.
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