Altro che ‘Trauma‘, ‘come si è ridotta‘, ‘irriconoscibile‘, ‘ tragedia‘. Parole “che vengono accostate al mio aspetto fisico. Beh anche questo mi fa sorridere. Perché in realtà mi sento forte, amata e bella, dentro e fuori. Però vorrei andare oltre questa semplificazione”. L’attrice Kasia Smutniak, 42 anni, bacchetta sui social i media e nello specifico la pseudoinformazione che fa leva sull’aspetto emozionale, distorcendo la realtà”. Dal 2013 ha la vitiligine, causata dalla mancanza di un pigmento, la melanina, che dona alla pelle il suo colore naturale ed è prodotto da cellule denominate melanociti. La mancanza di melanina provoca le macchie bianche (depigmentate) sulla pelle.

Nel corso degli ultimi anni ha pubblicato foto e raccontato più volte di aver imparato “ad amare i propri difetti. Crescere è anche imparare ad accettare tutto quello che la vita ci porta. Ho imparato ad accettare e amarmi per quello che sono. È stato un percorso, mica subito. E solo oggi mi sento di condividere questo pensiero con voi”.

Ho scoperto sulla mia ‘pelle’, cosa sono i ‘clickbite’” ha raccontato su Instagram l’attrice pubblicando alcuni titoli di giornali che parlavano della sua malattia. “Penso a chi sta affrontando un percorso, pieno di dubbi, difficoltà e dolore, che legge un articolo del genere, magari la mattina facendo colazione e scopre qual è stata la vera tragedia nella vita di una certa Smutniak (Sputnik, Smushtac, Muniack.. fai tu)”. A queste persone l’attrice rivolge un appello: “Non mollare, non farti condizionare dalla stupidità degli altri, non ne vale la pena, capisci? La Smutniak sta da Dio! E te lo dice lei di persona. Guarda oltre, scava dentro di te, scoprirai la forza e la bellezza che nessuno potrà mettere più in discussione. ‘Cambia pelle’, sii serpente”.

“Anni fa – scrive Kasia Smutniak – un dottore tibetano mi ha detto che sono come un serpente, mi sto trasformando, sto cambiando pelle. All’epoca non volevo ‘trasformarmi’, pensavo tutto dipendesse dalla mia volontà. Però allo stesso tempo ero attratta dalle unicità degli altri. La mia non è una storia né triste né tragica né tantomeno orripilante. È stato un percorso lungo ma bellissimo, a tratti anche comico. Ne ho condiviso solo un pezzetto, portando avanti un messaggio positivo e sperando che la mia testimonianza potesse dare forza a tante persone con la mia stessa particolarità o senza”.

È stato bello scoprire quanta importanza diamo alle nostre fragilità, quanto queste possano plasmare le nostre vite e quanto è bello liberarsene. Passare oltre, evolvere, cambiare non solo la pelle ma anche la percezione che abbiamo di noi stessi. Quindi figuriamoci quanto poco impatto possa avere su di me, ora, un articolo di un giornale…” ha concluso.

 

 

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.