La medicina del futuro sarà sempre più personalizzata, tecnologicamente avanzata e, al tempo stesso, umanizzata. È questa la direzione tracciata dal corso dedicato alla medicina nucleare, organizzato da Medicina Futura ad Acerra (Napoli), presso la Biblioteca Diocesana, trasformata per l’occasione in uno spazio di dialogo tra scienza, cultura e cittadinanza. Non si è parlato solo di tecniche e protocolli, ma di un nuovo paradigma sanitario che mette al centro la persona nella sua interezza, e che considera l’innovazione come uno strumento – non un fine – per prendersi cura dei pazienti meglio e prima.

Il tema della personalizzazione, reso possibile dalle moderne metodiche di imaging molecolare e diagnostica precoce, si intreccia con l’Intelligenza Artificiale, sempre più presente nei processi decisionali clinici. D’altra parte, la medicina nucleare rappresenta un esempio concreto di come tecnologia e umanità possano viaggiare insieme. Le immagini che produce non parlano solo della malattia, ma anche della persona, dei suoi processi biologici, della sua storia. Lo si sta già sperimentando in oncologia e cardiologia, i due ambiti clinici al centro del corso, nei quali le metodiche medico-nucleari consentono diagnosi ultra-precoce, tracciamento delle terapie e maggiore efficacia nei trattamenti. A rafforzare questo scenario è il supporto dell’IA, in grado di analizzare grandi volumi di dati e ottimizzare i percorsi di cura.

Ma se la medicina cambia, deve cambiare anche il modello organizzativo e istituzionale che la sostiene. Su questo punto, il dottor Arturo Improta, fondatore di Medicina Futura e direttore del corso, è stato netto: “Il nostro sistema sanitario può mantenere standard elevati grazie alla collaborazione sinergica con enti privati accreditati come Medicina Futura. Il nostro compito non è solo quello di fornire servizi ai cittadini, ma soprattutto quello di gestire la presa in carico del paziente a trecentosessanta gradi: dalla prenotazione presso i Cup, con i quali ci coordiniamo quotidianamente, al benessere dell’individuo che viene seguito lungo tutto il percorso di cura. Il nostro ruolo oggi rappresenta la spina dorsale dell’intero sistema sanitario regionale”. In tal senso, il corso che si è svolto ad Acerra “rappresenta un esempio concreto di come il privato accreditato possa e debba essere parte attiva nella formazione, nell’innovazione e nell’erogazione di prestazioni sanitarie di qualità”. Per questo motivo, Improta ha sottolineato come sia “arrivato il momento di avviare un dialogo costruttivo con le istituzioni che hanno il dovere di supportare il nostro lavoro e non demonizzarlo, avviando da un lato una politica di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini, dall’altro politiche di sostegno e una visione strategica per il futuro della sanità in Italia”.

La strada indicata è quella di rivedere la programmazione e il finanziamento del sistema sanitario, tenendo conto del fabbisogno reale e valorizzando il contributo delle strutture accreditate. “Oggi in Campania il privato accredito pesa per il 4% del budget regionale, ma eroga il 70% delle prestazioni diagnostiche”. In un momento in cui il sistema sanitario è sottoposto a pressioni crescenti, il messaggio che arriva da Acerra è chiaro: la sanità del futuro deve parlare la lingua della competenza, dell’innovazione e della prossimità. Pubblico e privato insieme, se messi in condizione di cooperare, possono garantire non solo la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale, ma la sua evoluzione per il meglio.

Eleonora Tiribocchi

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