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La Spagna socialista è in crescita: la manovra di Sanchez che protegge i deboli
Non bisogna guardare lontano per scoprire che è possibile mettere in campo una manovra equa, a sostegno della classe media e dei lavoratori. Si prevede un buon anno a Madrid, il Bilancio del Governo Sanchez è esattamente agli antipodi di quello italiano anche se sarà l’ultimo inverno del Governo socialista prima delle prossime elezioni. Una Manovra che guarda ai meno abbienti, che ha più valore se pensiamo che la popolazione iberica è quella che più ha sofferto la crisi economica post Covid.
La Manovra arriva dopo una lunga serie di iniziative economiche che hanno portato, contrariamente, a tutte le previsioni, a riscuotere il grande successo di vedere Madrid guadagnare una crescita del 4,4 per cento nel 2022 ed entro il 2023 registrare un andamento migliore delle economie europee più avanzate. Tra i progressi registrati abbiamo l’evoluzione dell’occupazione e l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, i dati della produzione industriale ben al di sopra delle principali economie europee e la crescita delle esportazioni di beni che quest’anno sono cresciute di oltre il 20 per cento. Ricordiamo poi che tutto questo è stato accompagnato da innovazioni nel campo lavorativo come la settimana di quattro giorni.
Tornando alla Manovra, il bilancio del 2023 prevede 274 miliardi di euro di spesa, 10 per centro in più rispetto all’anno precedente, per coprire le misure di sostegno alle famiglie più vulnerabili al corposo aumento dell’inflazione registrato nell’ultimo anno. Un vero e proprio tutto orientato sul welfare: prima di tutto l’aumento dei sussidi di disoccupazione, ma anche l’aiuto di 100 euro mensili per le madri con figli da zero a tre anni (che finora era limitato alle lavoratrici), l’incremento del “ingreso mínimo vital” (versione spagnola del reddito di cittadinanza) di un 8,5 per cento, che andrà a beneficio di 1,2 milioni di spagnoli, e 620 milioni di euro in più di aiuti per l’assistenza alle persone disabili e non autosufficienti. Non solo i meno abbienti, anche i giovani ai quali verrà erogato un aiuto per gli affitti. Ma anche l’aumento delle pensioni e delle paghe dei dipendenti pubblici.
La pace fiscale in versione madrilena punta sul risollevare i poveri sottraendo ai più ricchi. Una sorta di patrimoniale per i più ricchi, iniziativa che qui da noi è stata insabbiata più volte. Si tratta dell’imposta di solidarietà alle grandi fortune, a partire dai 3 milioni di euro. Tre le fasce previste: 1,7 per cento fra i tre e i cinque milioni di euro, 2,1 fra i cinque e i dieci milioni, 3,5 per cento per i patrimoni oltre i 10 milioni. L’unico sgravio previsto è invece per le piccole e medie imprese che fatturano meno di un milione di euro e che vedranno l’imposta sulle società ridotta dal 25 al 23 per cento.
I più ricchi poi sono stati individuati in Spagna tra gli Istituti finanziari e le compagnie energetiche, due facce della sola medaglia che ha visto aumentare i profitti negli ultimi tempi, specie con lo schizzare dei prezzi. Nuove tasse motivate dagli utili straordinari che le banche e i colossi dell’energia stanno ottenendo grazie all’aumento dei tassi d’interesse e dei prezzi delle materie prime. Pedro Sanchez però ha anche previsto che molte delle iniziative, come ad esempio la proroga dei treni e mezzi pubblici gratuiti, siano sovvenzionati dal PNRR. C’è un po’ di Europa nel Bilancio di Sanchez, c’è molto socialismo nella sua Spagna.
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