Le celebrazioni dell’Avanti! si aprono con una discussione, a sinistra, sul futuro: non soltanto del giornale socialista tornato da circa un anno in edicola e diretto oggi dalla Fazzalari, ma sul futuro politico di una area che ora getta le basi per una risalita dopo la sconfitta alle ultime elezioni. Una festa che poi è il pretesto per riflettere sulla prospettiva democratica e progressista in Italia, a partire dal ritorno della centralità del socialismo e della prospettiva socialdemocratica.

Una occasione, spiega il segretario nazionale Enzo Maraio “per allargare il dibattito che mira a raggiungere l’obiettivo di mettere insieme i socialisti con la sfida di tornare protagonisti alle europee del 2024”. Non è la visione romantica di un uomo, Maraio, che prova a ricucire le ferite ereditate dal vecchio Psi e dalla sinistra in generale e nemmeno una utopia, visto che poco più in là di noi, Pedro Sánchez sta dando lezioni di buon governo socialista. E’ solo un primo appuntamento, quello che si è tenuto il 20 dicembre scorso presso la sede delle Fondazioni Modigliani e Matteotti, nel cuore di Roma dove, per la prima volta dopo le elezioni, si sono riviste di nuovo insieme le varie anime della sinistra. Quelle del Pd, chiusa da mesi in conclave dopo la sconfitta di settembre; ma anche le diverse anime socialiste che si interrogano sul futuro della sinistra.

Lo si fa attraverso il sentire di leader e parlamentari di partiti, di intellettuali, di rappresentanti del mondo culturale della nostra area. Capire insomma se sia meglio guardare a una grande socialdemocrazia, o ancora una volta la parola Socialismo, in questo Paese, è un tabù. Certo non mancano le stoccate, da Claudio Martelli che rimbrotta Andrea Orlando sulla sua idea di socialismo; oppure quelle di Stefano Bonaccini che invita ad ascoltare il ventre vero degli italiani al bar, ma che non rinnega la vocazione maggioritaria dei Democrat. C’è la voce di De Luca jr che sventola la questione meridionale da difendere contro il tentativo di spezzare in due l’Italia con la faccenda dell’autonomia differenziata e c’è anche chi si è affacciato, a questa festa, durata l’intera giornata, a vedere che aria tirava, ad ascoltare cosa si dice in giro, a mettere la testa fuori dal sacco per provare a trovare il bandolo.

“Gli elementi che oggi ci uniscono sono prevalenti rispetto alle differenze che ci hanno visti separati negli ultimi anni” spiega Maraio, che prova a riaccendere la miccia. “Da tempo abbiamo preso atto che non è solo il Psi – commenta il segretario – a rappresentare tutto il mondo socialista, molto ampio e oggi diversificato in decine di fondazioni culturali e associazioni politiche. Il Psi resta, però, la forma più organizzata, e per questo deve assumere la responsabilità di intensificare il dialogo. Costruire insieme una casa ampia, una forza vera. Raccogliere il terreno fertile”. E di terreno fertile ce n’è tanto. E anche se alla festa dei 126 anni ognuno ha portato in dote  le proprie idee, è chiaro che, intervenendo, ciascuno ha dimostrato tutte le intenzioni di partecipare all’appello del Psi di Maraio e cioè contribuire agli Stati generali del socialismo italiano, percorso difficile ma esaltante che sta prendendo corpo sempre di più. Certo c’è chi, come Enrico Letta, quel campo largo ha provato a metterlo insieme ma senza grande appeal anche perché, ha detto  intervenendo, “abbiamo capito che la fine del mese vince sempre sulla fine del mondo”, lasciando intendere che il tempo per tessere le maglie di una grande forza riformista e socialista è stato poco.

Così il direttore dell’Avanti online, Livio Valvano prova a stanare Andrea Orlando, proprio sull’idea di costruire una grande forza socialista in Italia. E l’ex ministro non ha dubbi “che non ci sia altra strada” e che “non possiamo mancare per la seconda volta questa occasione: l’asse più naturale sul quale far convogliare il Pd”. Ma Orlando avverte: “Riconoscere la tradizione del socialismo e riconoscere che non appartiene solo a chi viene da quella tradizione ma anche da altri percorsi”. Una frase sibillina che fa drizzare le antenne a Claudio Martelli: “Quando sento Orlando parlare di socialismo – dice – sono prudente, perché lui non intende quello che intendiamo noi socialisti”. E lo dice perché sa benissimo da quale tradizione politica arriva Orlando. Martelli non si fa grandi illusioni: “Non c’è una svolta socialdemocratica nel Pd” ma, fatto politico importante, alla platea socialista dichiara di volere raccogliere la sfida verso le future Europee. E’ quello il punto verso il quale far tendere la sinistra? Forse sì.

E c’è lo spazio per far crescere le idee socialiste, come spiega nel suo intervento il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Percorso necessario per il futuro. Un’idea per chi è rimasto indietro e per superare le diseguaglianze”. E a rilanciare gli ingredienti di una ricetta che sembra essere necessaria, ci pensa Valdo Spini quando dice: “riconciliare il nostro popolo col riformismo socialista, risvegliare quell’area di più di un terzo delle nostre cittadine e dei nostri cittadini che non va a votare. Ecco il nostro compito nella situazione politica attuale. Cui si aggiunge in questo drammatico momento la questione morale, tanto più grave in quanto colpisce all’interno delle fila di chi è oggi in Italia all’opposizione e si propone di riguadagnare la fiducia delle cittadine e dei cittadini per ritornare in maggioranza”. Sembra essere un macigno, ma così non è. E’ invece una strada che si deve necessariamente percorrere e lo si può fare attraverso quella rete di ottimi amministratori che la sinistra ha saputo diffondere in Italia. Quella rete di donne e uomini che governano i processi di trasformazione del nostro territorio e che oggi sono in trincea per difendersi dalle scelte scellerate di un governo di destra.

Sono questi amministratori, gli stessi che cita Martelli o Bruno Tabacci, ma anche Bonaccini che indica nell’Avanti!“una parola che può far bene a tutti”: il governatore dell’Emilia Romagna, candidato alla guida del Pd, chiude l’intervento rivolto alla platea socialista dicendo che “se vuoi andare veloce, vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme”. Bobo Craxi, intervenendo, dice che a queste ultime elezioni, “l’offerta del centrodestra era più intellegibile perché unitario. Non hanno preso più volti del solito. Erano uniti”. “Il socialismo italiano continua a vivere – spiega Craxi – Però c’e stata una damnatio memoriae impressionante. Mi pare che il travaglio interno del Pd ragiona intorno a quanto è mancato a loro”.

E poi c’è un tabù, ancora non superato in questo Paese, che ancora oggi ci costringe a tenere fuori la parola socialismo. E bene, Ugo Intini abbandonandosi a una memoria di ferro e volgendo lo sguardo ai fatti di Bruxelles che hanno d’improvviso riacceso i riflettori fu fatti lontani, spiega ai “compagni” comunisti: “Continuerò a dire cose non “politicamente corrette”. I finanziamenti illeciti dall’estero non sono una novità. E il tema solleva una “questione morale” che riguarda tutti i segretari del partito comunista, compreso Berlinguer. Lo dico con rispetto, anche con amicizia, perché non sono interessato a polemiche retrospettive. Ma non mi piace l’ipocrisia. Dal Qatar e dal Marocco sono giunti spiccioli. Dall’Unione Sovietica sono giunti centinaia di miliardi nell’arco di quasi mezzo secolo. Oggi ci troviamo di fronte a miserabili imbroglioncelli, perché Qatar e Marocco non costituiscono certo un pericolo per l’Europa. Allora ci trovavamo di fronte a molto peggio, perché l’Unione Sovietica era una minaccia mortale per l’Europa e per l’Italia”.

E anche Maraio, concludendo torna sul punto. “A trent’anni da quello tsunami – commenta il segretario nazionale del Psi – possiamo riprenderci lo spazio di protagonismo che ci hanno tolto, che abbiamo perso per responsabilità, dobbiamo guardare avanti con la forza di una storia che non ha nessuno”. E un primo passo, il 20 dicembre scorso, è stato compiuto. “Da tanto non sentivo un dialogo così – conclude Maraio Bisogna costruire insieme una casa in modo orizzontale, senza padrini e padroni. Se vogliamo costruire una grande forza socialista dobbiamo ripartire da noi stessi. Unità del socialismo significa mettere insieme tutto l’arcipelago dei socialisti proiettato verso le giovani generazioni, verso chi non va a votare, mettendo la politica dalla parte giusta”.