È FdI ma sembra il PCI
La stretta di Giorgia Meloni, in chiave centralista: “Tutto passerà da Palazzo Chigi”
Serrare i ranghi. E soprattutto evitare gaffe e fraintendimenti. Ridurre al minimo il rischio di “strumentalizzazioni” da parte della stampa avversaria. Parlare il meno possibile e farlo con cognizione di causa: è il nuovo “centralismo democratico” della Premier, che si affida alla super-struttura di comunicazione di Palazzo Chigi, guidata da Giovanbattista Fazzolari.
È Fratelli d’Italia ma sembra il Partito Comunista Italiano del “centralismo democratico”. Giorgia Meloni, dopo l’assemblea dello stato maggiore di FdI, dà il via alla nuova stretta sulle fughe in avanti dei suoi parlamentari e dei dirigenti del partito guida del governo di centrodestra.
“Tutto dovrà passare da Palazzo Chigi”, è il messaggio diramato dalla “Fiamma magica” della premier all’indirizzo della truppa meloniana. Dichiarazioni, apparizioni televisive, interviste ai giornali. Ma anche post sui social. Ogni presa di posizione da parte dei ministri di FdI e dei tanti deputati e senatori della forza politica di Meloni dovrà avere la bollinatura della super struttura politica della comunicazione, ora capeggiata dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.
La virata tutta partigiana del nuovo corso della presidente del Consiglio, l’ha spiegata lei stessa ai maggiorenti di FdI durante l’assemblea di martedì. Lo ha fatto con una battuta. “Al posto di Fazzolari chi dovevamo mettere, Formigli?”, ha detto il capo del governo davanti al partito riunito al suo cospetto. Serrare i ranghi. E soprattutto evitare gaffe e fraintendimenti. Ridurre al minimo il rischio di “strumentalizzazioni” da parte della stampa avversaria. Parlare il meno possibile e farlo con cognizione di causa. Così, per i cronisti, sarà sempre più difficile bucare la coltre informativa di FdI.
Tra i gaffeur più impenitenti c’è stato il ministro Francesco Lollobrigida. Con le sue frasi sulla “sostituzione etnica” e quelle successive sui “poveri che mangiano meglio”. Episodi, che nelle intenzioni della premier, non si dovranno più ripetere. Perciò sono state strette le maglie del controllo sulle uscite di parlamentari e componenti dell’esecutivo. Come dimenticare, infatti, lo spericolato discorso alla Camera del deputato di FdI Giovanni Donzelli sul caso di Alfredo Cospito. A febbraio scorso il responsabile organizzazione di FdI aveva attaccato alcuni parlamentari del Pd che erano andati a fare visita all’anarchico. Poi aveva citato alcune conversazioni tra Cospito e due mafiosi. Dialoghi che dovevano rimanere riservati. Per prendersela con i dem, Donzelli aveva definito l’estremista alla stregua di un “influencer” che la mafia sta utilizzando per “far cedere lo Stato sul 41 bis”.
A peggiorare la situazione ci si era messo il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove. Il quale aveva candidamente affermato di avere fornito lui stesso le informazioni riservate al deputato Donzelli, suo coinquilino.
Ma pure il presidente del Senato, da ora in poi, dovrà confrontarsi con la struttura di Palazzo Chigi prima di parlare dei suoi “busti del Duce” e di offrire versioni alternative sull’attacco partigiano di Via Rasella, a Roma, del 23 marzo 1944.
Di levare la fiamma dal simbolo di FdI ancora non se ne parla, ma l’ordine di scuderia è di evitare qualsiasi messaggio che possa offrire il gancio della polemica all’opposizione e ai giornali non governativi. Come ad esempio gli auguri per la ricorrenza della nascita del Movimento Sociale Italiano. Evento ricordato su Twitter il 26 dicembre scorso da Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa e figlia di Pino, tra i fondatori del Msi. Anche le frasi scettiche sui vaccini del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, pronunciate a novembre 2022, sono un esempio di ciò che da oggi non bisognerà più permettere.
Il motivo della stretta sulle uscite improvvide dei meloniani è da ricercare nell’urgenza di disinnescare potenziali polemiche politico-mediatiche in vista delle elezioni europee dell’anno prossimo. Secondo Meloni, l’esuberanza radicale di alcuni suoi parlamentari e pretoriani di governo potrebbe compromettere ancora di più il già difficile processo di dialogo con il Partito Popolare Europeo. Un percorso che ha come obiettivo la costruzione di una nuova maggioranza europea tra il Ppe e i conservatori europei presieduti proprio dalla premier italiana.
Un’altra indicazione che arriva da Palazzo Chigi è quella di non cadere nella trappola dei “falli di reazione” nei confronti degli alleati. “Non si risponde”, ai distinguo e alle possibili provocazioni di Lega e Forza Italia. Incursioni del fuoco amico che, nelle previsioni di FdI, aumenteranno costantemente da qui alla data del voto per il rinnovo del Parlamento europeo. Sotto la lente c’è soprattutto il tentativo del Carroccio di Matteo Salvini di sorpassare a destra il partito della premier. Non farsi attirare nella trappola. Telefonare prima a Palazzo Chigi.
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