È da Vladivostok, dove è intervenuto per l’Eastern Economic Forum, che Vladimir Putin torna a minacciare l’Europa e l’Occidente. Il presidente russo nell’atteso discorso pubblico è tornato a minacciare le cancelliere occidentali e l’opinione pubblica, colpita da mesi di rincari del gas e del petrolio e da una inflazione galoppante in Europa come negli Stati Uniti.

Il messaggio di Putin è chiaro: nonostante le durissime sanzioni imposte contro il Cremlino, “isolare la Russia è impossibile”. Anzi, la Russia “non ha perso e non sta perdendo nulla a causa della ‘operazione speciale’, ma ha anzi rafforzato la propria sovranità. L’economia globale attraversa un periodo difficile, ma la logica della cooperazione vincerà sicuramente”.

Il tutto mente sullo sfondo c’è la guerra del gas, tra il blocco delle forniture russe tramite il Nord Stream 1 e il possibile ‘price cap’ che l’Europa potrebbe adottare nelle prossime settimane. Tetto al prezzo del gas che per lo Zar del Cremlino è “un’altra stupidità che non ha futuro”, con l’avvertimento ai governi europei che in caso di via libera non verranno più forniti petrolio e gas. “Non consegneremo nulla se è contrario ai nostri interessi, in questo caso economici. Né gas, né petrolio, né carbone. Niente”, l’aut-aut di Putin.

Il numero uno del Cremlino quindi allarga ancora la contesa con Europa ed Occidente e nelle sue minacce spazia dai combustibili al grano, altro tema che a lungo è stato al centro della battaglia diplomatica e non solo, con l’export ucraino sbloccato solo grazie alla mediazione turca.

Proprio alla Turchia e al suo presidente si rivolge Putin nel suo intervento a Vladivostok: “Forse dovremmo pensare di limitare l’export di grano e altri alimenti lungo questa rotta (fra l’Ucraina e l’Europa, ndr). Credo proprio che ne parlerò con il presidente turco Erdogan. Dopotutto, siano stati noi a elaborare il processo di esportazione dei cereali ucraini“, la minaccia russa.

E da Erdogan arriva quasi una sponda nei confronti dello Zar, col presidente turco che accusa l’Occidente di star portando avanti “una politica di provocazione” nei confronti della Russia e che non considera questo atteggiamento “giusto“. La Russia “non deve essere sottostimata“, ha aggiunto Erdogan, come riporta l’agenzia Anadolu, parlando della crisi energetica a Belgrado durante una conferenza stampa congiunta con il presidente serbo Aleksandr Vucic.

Quindi da Putin il pressing per tentare di penetrare nell’opinione pubblica occidentali, sempre più colpita dalle conseguenze delle crisi del gas e delle sanzioni alla Russia, che come previsto hanno avviato una campagna di rappresaglie da parte di Mosca. Secondo Putin “la qualità della vita delle persone in Europa viene sacrificata per preservare la dittatura degli Stati Uniti negli affari mondiali”.

Per questo, nel Putin-pensiero, le sanzioni imposte contro la Russia costituiscono “una minaccia al mondo intero. La pandemia è stata rimpiazzata da nuove sfide globali che pongono una sfida al mondo intero. Mi riferisco alla frenesia delle sanzioni occidentali, agli aggressivi tentativi di imporre un modello di comportamento ad altri Paesi, privandoli di sovranità e soggiogandoli al loro volere”.

Da Bruxelles non si è fatta attendere invece la risposta delle istituzioni europee. A scagliarsi contro il numero uno del Cremlino è stata la presidente della Commissione Ue. Per Ursula von der Leyen non vale “più la pena” di ascoltare quello che dice il presidente russo sul fronte dell’energia poiché la Russia non fa altro che “ricattare l’Unione Europea” e questo si vede dal fatto che a diversi Stati membri sono state completamente tagliate le forniture.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia