Ambrogio
Le ragioni dietro il successo di ‘Un posto al Sole’

“Con la cultura non si mangia” recitava una frase apodittica attribuita a Giulio Tremonti. Purtroppo non del tutto infondata perché, per “dare da mangiare”, la cultura deve generare ricchezza, trasformarsi in industria culturale. Di questo parliamo oggi con un torinese, Giovanni Minoli, diventato cittadino onorario di Napoli per aver creato, promosso e strutturato una fabbrica produttiva che da quasi trenta anni riempie le serate di milioni di telespettatori, diffondendo peraltro in Italia e nel mondo un’immagine di Napoli lontana da ogni stereotipo.
L’esempio virtuoso di “Un posto al sole” ci dice che cosa fare perché la cultura diventi industria. Nutrendosi di idee nuove, non astratte e cervellotiche ma capaci di misurarsi con le tecnologie, i formati, i luoghi, i gusti della contemporaneità. Formando competenze gestionali, di marketing e di sviluppo strategico, con la nascita di strutture di formazione per il management culturale e percorsi di specializzazione per gli operatori del settore. Sempre senza alcun provincialismo, ma puntando all’internazionalizzazione, attivando coproduzioni artistiche, esportando format, allargando il mercato della creatività.
E con la discesa in campo di nuove generazioni di imprenditori. Cose che a Napoli stanno accadendo (l’ultimo esempio è la neonata Casa Cinema di Carlo e Lorenza Stella) e che “Gennaro” spera possano moltiplicarsi. Solo così una visione vecchia e conservatrice della cultura – purtroppo non scomparsa – lascerà spazio ad un’industria che potrà fare effettivamente da volano per il futuro della città.
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