La pista è ora quella dell’omicidio doloso. È stata l’autopsia a fornire nuove indicazioni smentendo in un primo momento che l’ipotesi allucinogena della liana dei morti, l’ayahuasca, fosse risultata fatale. Ma la fine di Alex Maragon, il barman di 25 anni scomparso dopo aver partecipato al raduno sciamanico all’abbazia Santa Bona di Vidor lo scorso 30 giugno e ritrovato senza vita in un isolotto del Piave a Crocetta del Montello dopo due giorni di ricerche, ha altre radici.

L’ayahuasca

Il consumo del decotto, una droga, considerata illegale dopo una sentenza del Tar del Lazio nel 2023, che a tutti gli effetti provoca potenti reazioni psichedeliche e realizzata con piante della foresta amazzonica e la cui assunzione di solito avviene in ambienti bui, assieme a tribali che guidano le visioni e proteggono lo spazio spirituale dei partecipanti, non ha mai messo in pericolo il ragazzo. 

È stata l’autopsia ad analizzare la rottura delle costole, soprattutto sul lato sinistro del corpo, compatibili con dei colpi di bastone o pietra. Offensive sferrate mentre era ancora in vita. L’analisi ha permesso di accertare un’asfissia terminale da annegamento, ma in un soggetto che presentava già plurime ferite vitali con traumi alla struttura cranica e un emotorace. Ma anche lesioni multiple alla testa (una, la più importante, all’altezza della tempia sinistra che gli ha sfondato il cranio, ndr), fratture alle costole, lesioni agli arti inferiori, compresa un’emorragia interna polmonare con una perdita di sangue di 700 cc.  A far propendere gli inquirenti per l’omicidio è poi proprio quella profonda ferita alla testa dopo un pestaggio durato – stando alle ricostruzioni raccolte dal Corriere della Sera – un minuto. “Quel tipo di trauma così importante, con la frattura del cranio – a detta del procuratore di Treviso Marco Martani – di solito viene riscontrata negli incidenti stradali. Serve infatti una violenza notevole per provocarla, è non è sufficiente una caduta”. Un altro dettaglio: prendendo per buona l’ipotesi che Alex Marangon sia volato dalla piattaforma dell’abbazia Santa Bona di Vidor e che la ferita alla testa se la sia provocata sbattendo contro un masso del fiume, non si spiegherebbero le altre ferite nella parte destra e posteriore del corpo. 

Gli interrogatori e le ore di buco da ricostruire

Quella sera Alex aveva raggiunto l’Abbazia di Santa Bona, nella Marca, per prendere parte assieme ad altre persone al rito spirituale, non è chiaro se per Alex fosse la prima volta, ma gli investigatori ritengono che fosse mosso dalla curiosità, poiché non era tra gli invitati ufficiali. Un bagno al mare, poi la cerimonia. È stato visto allontanarsi dall’abbazia alle 2:30 di notte, in mezzo c’è un buco di qualche ora, fino al mattino dopo, da ricostruire. Da ambienti vicini alla famiglia era emerso che Alex avesse già partecipato a due incontri del rituale al centro dell’indagine sulla sua morte ma che era preoccupato in vista del terzo (il suo ultimo). Per cercare di costruire i passaggi di quella sera, ora gli inquirenti continueranno ad ascoltare i partecipanti alla festa. Alcuni sono stati già sentiti, altri rilasceranno dichiarazioni nei prossimi giorni.  “Bisogna parlare, secondo me hanno paura, si mettano una mano sul cuore, affinché veramente venga fuori tutto e dicano qualcosa perché non può finire così la faccenda”, è stato l’appello della madre Sabrina Bosser, al  Tg1. 

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