Nessun automa che sostituisce i giovani col fucile in braccio, nessun drone capace di sopperire completamente all’uso dei caccia o dei carri armati, nessun robot che fa il lavoro ingrato degli sminatori. Almeno non ancora, non a sufficienza. Così l’Europa si mostra impaurita dal grande movimento di aria, di mare e di terra ai confini russo-ucraini e mette sul piatto una portata che da anni non era sul menù del vecchio continente: il servizio militare obbligatorio.

Nei paesi della Nato la leva obbligatoria è stata abolita quasi ovunque ad eccezione di Grecia, Lituania e Danimarca (da gennaio anche in Lettonia). Ma oggi si torna a parlare di servizio militare obbligatorio anche in Germania, da quando il neoministro della Difesa socialdemocratico Boris Pistorius l’ha rilanciata a causa di esigenze militari e civiche: “Abolirla è stato un errore e potrebbe dimostrare l’importanza di queste istituzioni per il funzionamento della nostra società”. Così “l’operazione speciale” di Vladimir Putin ha riaperto dibattiti sopiti, spingendo anche Svezia e Finlandia verso la Nato in cerca di protezione.

Anche il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si è espresso favorevolmente: “Penso che un anno di insegnamento delle regole, della buona educazione e dei doveri formerebbe dei buoni cittadini”. Mentre il presidente del Senato ed esponente di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa ha annunciato un disegno di legge che porterebbe a una mini-naja volontaria di 40 giorni per “imparare cosa è non solo l’amore per la Patria, ma il senso civico, il dovere che ciascuno di noi ha di aiutare gli altri in difficoltà”.

I piccoli eserciti di professionisti della Nato, concepiti per l’epoca delle ‘missioni di pace’ quando bastavano squadre altamente specializzate e contingenti ridotti, non sono funzionali alle battaglie combattute su un fronte di centinaia di chilometri e sono troppo piccoli per affrontarle. Le caserme, qui da noi, sono sempre più vuote. Anche se quello che vorrebbe ricreare l’Europa non sarebbe una vera e propria naja, bensì la creazione di una riserva composta da personale addestrato e pronto a entrare in azione con un minimo preavviso, come avviene negli Usa con la Guardia Nazionale.

Redazione

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