Le bordate al Cav
Kiev si scaglia contro Berlusconi, il governo lo lascia solo
Un Paese alleato, a cui l’Italia fornisce armi e sostegno diplomatico, spara “pallottole” di parole contro un senatore della Repubblica, nonché leader di uno dei partiti che compongono il Governo, colpevole di aver espresso il suo punto di vista, discutibile ma legittimo, sulla guerra in Ucraina. Kiev calza l’elmetto e dichiara guerra a Silvio Berlusconi. E il Governo, invece di stigmatizzare i furibondi attacchi esterni, si affretta a ribadire che le posizioni del Cavaliere non riflettono minimamente la posizione dell’Italia.
“Berlusconi è un agitatore vip che agisce nel quadro della propaganda russa, baratta la reputazione dell’Italia con la sua amicizia con Putin. Le sue parole sono un danno per l’Italia”. Ad affermarlo è Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, commentando a Repubblica le dichiarazioni di ieri del leader di Forza Italia. “Getti la maschera e dica pubblicamente di essere a favore del genocidio del popolo ucraino”, aggiunge Podolyak, citato ancora da Repubblica. Molto dura anche la reazione del portavoce del ministero degli esteri ucraino, Oleg Nikolenko, il quale su Facebook scrive che “le accuse insensate di Berlusconi contro Zelensky sono un tentativo di baciare le mani di Putin, insanguinate fino ai gomiti. Un tentativo di dimostrare la sua lealtà al dittatore russo”.
Nikolenko ricorda anche di aver lavorato in Libia nel 2010, quando l’allora premier incontrò Gheddafi e “baciò le mani del dittatore per mostrare lealtà”. E poi rincara la dose: “Berlusconi deve rendersi conto che diffondendo la propaganda russa, sta incoraggiando Mosca a continuare i suoi crimini contro l’Ucraina e che ha quindi una responsabilità politica e morale. Apprezziamo invece molto la pronta risposta di Meloni, che ha riaffermato l’incrollabile sostegno all’Ucraina”, afferma Nikolenko. L’antefatto si consuma domenica, all’uscita di Berlusconi da un seggio elettorale a Milano. «Io a parlare con Zelensky, se fossi stato presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato», dice il Cavaliere ai giornalisti. Poi, il suo giudizio sulla genesi del conflitto. “Bastava che [Zelensky] cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto”, per poi aggiungere: “Io giudico molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.
Berlusconi ha poi ipotizzato che la fine della guerra in Ucraina sarebbe possibile se solo Zelensky “ordinasse un cessate il fuoco” . “Per arrivare alla pace, il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: È a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina”. Il Cavaliere immagina un piano aiuti da miliardi di dollari, ma imponendo una condizione non negoziabile: “Che tu domani ordini il cessate il fuoco anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi”.
Una posizione criticabile, ci mancherebbe, di parte, certo che sì.
“Il nostro sostegno all’Ucraina è granitico – rimarca il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari dopo aver affrontato la crisi assieme alla premier -. Chiarissimo è il programma di governo, chiarissima la posizione della presidente Meloni, del ministro degli Esteri e di tutti i membri dell’esecutivo”. Ma il punto non è questo. O almeno non lo è dopo la bordata di attacchi del governo amico contro un senatore di un Paese alleato: mani lorde di sangue, sodale del criminale del Cremlino, vergogna dell’Italia. Per molto meno a Parigi, Berlino, in qualsiasi altra cancelleria europea, il ministro degli Esteri avrebbe diramato una nota per censurare il tenore di quegli attacchi. E i Paesi con la schiena dritta avrebbero pure convocato l’ambasciatore ucraino. Cosa che, a quanto risulta a Il Riformista, la Farnesina non ha intenzione di fare. Si sta preparando l’annunciata visita della presidente Meloni a Kiev. Tutto il resto è noia. Fastidiosa noia.
© Riproduzione riservata