Dal voto alla guerra. Con la nettezza pungente che gli è propria. La parola a Massimo Cacciari.

Rocca vince nel Lazio. Fontana in Lombardia. Professor Cacciari, è la cronaca di una vittoria annunciata?
Del tutto. Non c’è stata partita. Siamo di fronte a una dèbacle epocale delle sinistre europee e questo tracollo va inquadrato in una prospettiva storica di medio-lungo periodo. Ma al di là di questa Storia, nel senso vero del termine, vi è la cronachetta che la partita si poteva giocare sensatamente soltanto se alla coalizione di destra si fosse contrapposta una coalizione alternativa. Altrimenti con un sistema maggioritario non c’è partita. Aldilà della dèbacle storica e culturale, vi è una dèbacle tattica. Questo è impressionante. Non è che non sanno più giocare. Non sanno nemmeno tenere in mano le carte. Questo è disperante. Errori strategici, grandi crisi culturali sono Storia, ma tu non puoi scendere in campo se sei zoppo.

Sostiene Enrico Letta: “Pd prima forza di opposizione. L’Opa contro di noi ha fatto male a chi l’ha tentata”.
Cosa vuoi dire a persone che subiscono sconfitte di questo genere, perdono la regione con la capitale d’Italia in questo modo, non riescono neppure a tenere in mano le carte e creare uno straccetto di coalizione decente? Va a votare un italiano su tre di quelli che ne hanno diritto. E di fronte a un tale disastro se ne escono fuori dicendo guarda che bravi siamo stati abbiamo preso un voto in più dei 5Stelle. E da darsi i pizzicotti perché uno non ci crede.

Basta, come affermano i due maggiori candidati alla segreteria dem, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, reagire alla sconfitta cambiando i dirigenti?
Ma figurati. Cambiare i dirigenti è essenziale ma se cambiare i dirigenti significa cambiare le teste, cambiare i cervelli, cambiare strategia. Fare una riflessione che abbia spessore storico su come si è giunti a queste dèbacle. L’unico che ha impostato la sua campagna per le primarie con un po’ di respiro è Cuperlo, che nel suo programma dice qualcosa di chiaro, con un capo e una coda. Ma Cuperlo non è un leader. Capisce le cose, è pieno di buona volontà ma poi patisce. Sarebbe un ottimo secondo ma con un leader come si deve. Pur essendo l’unico che capisce le cose là dentro, a quale disastro siamo arrivati e perché.

La destra che ha vinto le regionali, ha davvero il vento in poppa?
Una forza politica, o una coalizione, che non ha opposizione, un po’ di vento in poppa ce l’ha. Le forze politiche procedono se hanno un buon motore loro e se non hanno venti contrari. Hanno una donna al comando che è capace. Meloni sta mutando davvero, non per immagine. E qui c’è l’errore non solo politico ma anche di comunicazione da parte del Pd. Sarebbe convenuto al Pd sottolineare la novità di questa donna al comando e non fare una campagna continua di demonizzazione su ogni questione, di estenuante memoria del passato di costei, di costoro. Questo non è servito a niente. Anzi ha fatto danno e basta. Siamo sempre lì. Il Pd è un partito senza radicamento sociale e senza alcuna strategia. Ma non è soltanto lui. È tutta la sinistra europea. E non dimentichiamo che tra un anno, nel 2024, ci sono le elezioni europee. E a quelle elezioni non si andrà più con lo schieramento di prima. Con questa conversione della Meloni, che bene o male è l’unica forza di destra che è al governo nell’Europa occidentale, cambiano i rapporti. Ci sono tutte le condizioni per una maggioranza di centrodestra al Parlamento europeo. L’alleanza storica Popolari-Socialisti se si continua così verrà fatta fuori.

A proposito di débacle. Guardando fuori dall’Italia, e a un Paese a lei caro: la Germania. Dopo 22 anni la Spd perde Berlino.
Non è questione solo dell’Italietta. Da noi è pazzesco perché non si riesce nemmeno a tenere le carte in mano, altrove magari ce la fanno, una manovra tattica la sanno ancora inventare, ma sono in condizioni strutturalmente analoghe. La sinistra europea è vissuta per quindici- vent’anni in parte grazie alle grandi coalizioni, che in termini diversi sono state fatte un po’ dappertutto. Il modello è quello tedesco, ma mutatis mutandi sono state grandi coalizioni sempre, in cui hanno giocato insieme democristiani popolari e socialdemocratici. Un po’ coperta da questo gioco di grandi coalizioni e un po’ campando di eredità, la sinistra ha cercato di restare a galla. L’eredità era molto cospicua. Un po’ per questo, un po’ per rendita, un po’ per governabilità, sono andati avanti coprendo un vuoto totale di idee sul post Guerra fredda, sul post welfare socialdemocratico del dopoguerra, e basta. Nessuna idea di una nuova impostazione di welfare che non poteva più essere sostenuta da fiscalità straordinarie, nessuna idea di una strategia europea fondata su una vera unità politica che poteva essere declinata soltanto in un nuovo rapporto con l’Est, Russia, Cina. In termini di autonomia, non di anti atlantismo. Non solo atlantici. Questa era l’ispirazione fondamentale dell’Europa. Non hanno elaborato alcuna geopolitica davvero autonoma. Non hanno rivisto radicalmente, come andava fatto, le politiche socialdemocratiche di welfare. Poi sono smottati socialmente. La rivoluzione tecnologica gli ha fatto smottare sotto i piedi tutta la base operaia tradizionale, mandando in crisi il rapporto col sindacato. Questa è Storia.

A proposito di guerra. Come valuta questo fuoco di fila venuto da Kiev contro Berlusconi per le sue affermazioni sul conflitto?
La cosa paradossale è che l’opinione pubblica italiana ed europea è contro la guerra. Può piacere o non piacere ma è così. E poi c’è la leadership europea che lancia anatemi non soltanto contro chi solleva dubbi non sul fatto che l’Ucraina vada aiutata e che mette in dubbio che quella russa è una invasione che va respinta, ma anche con quelli che dicono beh vediamo se ci sono margini di trattativa onde evitare che ci siano altri migliaia e migliaia di morti. È una incredibile manifestazione del totale distacco tra strategie politiche, élite politiche e orientamenti del cosiddetto popolo. Tutti i sondaggi dicono che il 50% degli italiani è contro la guerra, il 30% favorevole e gli altri incerti.

Ma non si può dire…
In una situazione di questo genere se ti azzardi a dire che c’è la possibilità di evitare che continuino a massacrarsi, giù anatemi. Certo che bisogna discutere. Bisogna che l’Europa dica: ritenete voi europei che vi siano margini per giungere ad una trattativa? O comunque anche dire, continuiamo ad armarvi, vi diamo tutto quello che volete, ma avete degli scenari di che cosa si determini in questa situazione? Mando le armi e poi? Gli altri cosa faranno? Avete valutato come risponderanno gli altri? Gli ucraini hanno un esercito sufficiente per usare queste armi? Quanti uomini possono mettere in campo gli ucraini e quanti eventualmente i russi? E se i russi schierano 2milioni di persone come quando furono invasi da Hitler? Gli ucraini hanno due milioni di persone di schierare sul fronte domani? Che cosa succede se i russi schierassero davvero tutta la loro potenza di fuoco e di uomini? In questo scenario, tutt’altro che irrealistico, cosa faranno la Nato e gli Stati Uniti, perché di loro si tratta e non certo di Macron, di Scholz o di noi per evitare la sconfitta? La sconfitta dell’Ucraina va assolutamente evitata , ma cosa succede se tu gli mandi gli aerei o i missili a lungo raggio e gli altri dispiegano veramente tutta la loro potenza? Per evitare la sconfitta cosa fai, comincia a mandargli, come in Vietnam, “consulenti speciali” e corpi speciali e poi vediamo fintanto che gli mandi l’esercito e facciamo la terza guerra mondiale? È possibile condurre una guerra in questo modo? Senza che la gente capisca assolutamente come la vogliono svolgere, dove vogliono andare a parare? Quali scenari hanno in testa? E ancora…

Cos’altro, professor Cacciari?
È mai possibile che vado in guerra senza minimamente tener conto del costo che devo far pagare al mio popolo per questa scelta? Anche questo dovrebbe pur contare qualcosa o è una variabile ininfluente? Per tenere una guerra di lungo periodo intanto occorre una leadership fortissima, come hanno dimostrato tutte le guerre di questo mondo. Ci vuole Churchill per tenere buoni gli inglesi e dir loro andiamo avanti fino all’ultimo uomo ma dobbiamo sconfiggere Hitler. E comunque una leadership che sappia valutare i sacrifici. A questi non importa. Superfluo. Ma superfluo per chi? Per me che posso permettermi l’aumento delle bollette che pagavo un mese fa, ma per il 70% degli italiani è superflua la cosa? Di questo non se ne discute, non conta. Avrò pure bisogno di un sostegno reale da parte della mia opinione pubblica. In quel caso, posso anche andare in guerra ma allora devo dare delle prospettive precise, e di tempo e di modalità. Guardate i sacrifici sono così, ma io li spalmo in questo modo. I sacrifici non sono per tutti. Peseranno su quelli che hanno il reddito più alto e non su quelli che hanno un reddito basso. Farò pagare cinque volte le bollette a Cacciari e non li aumento a quello che ha 1000 euro al mese. Di questo una politica seria dovrebbe discutere, ma qui si preferisce sragionare su Zelensky a Sanremo o su Berlusconi “amico di Putin”. Che brutta fine stiamo facendo.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.