Giorgia Meloni sbanca anche alle elezioni regionali portando a casa la vittoria in Lombardia e nel Lazio. Il successo è suo, come dimostrano i dati: FdI primo partito in Lombardia, primissimo nel Lazio, regioni che verranno guidate rispettivamente da Attilio Fontana e Francesco Rocca. Ma il vero vincitore è l’astensione record. Nel Lazio ha votato il 37,2% della popolazione, in Lombardia il 41,6%: le percentuali più basse della storia.

Un dato gravissimo che ci racconta una distanza sempre più grande tra istituzioni e cittadini. Siamo davanti a una crisi della rappresentanza e della democrazia che deve preoccupare tutti, vincitori e vinti. Soprattutto chi ha trionfato: Giorgia Meloni è entrata a Palazzo Chigi parlando di un ritorno della politica. Lo scollamento è invece sempre più ampio, sempre più pericoloso rispetto ai processi democratici. Il centrosinistra esce sconfitto: una sconfitta annunciata ma non per questo meno bruciante.

Nelle due regioni al voto il Pd, che era dato per agonizzante, si attesta però intorno al 21% e dimostra di essere ancora la forza traino del centrosinistra. Dopo le elezioni politiche i Cinque stelle hanno fatto credere di aver vinto e di aver battuto i dem.

Il risultato diceva l’opposto, ma a forza di ripetere questa storiella, tutti hanno finito per crederci, a tal punto che Giuseppe Conte si è spacciato più volte come il vero leader della sinistra. Al contrario della vulgata, il Pd resta il perno della coalizione e i 5 stelle continuano a perdere: nel Lazio avevano il 27,3, ora sono sotto il 10; in Lombardia sono passati dal 17,8 al 4,3. Se Conte avesse appoggiato D’Amato, il centrosinistra ce l’avrebbe potuta fare. Ma una coalizione vincente non si fa con la calcolatrice: si fa con un progetto politico, un programma, una traiettoria.

L’occasione per il Pd è il congresso: chiarire la linea e aprire a tutte le forze di sinistra, rinnovando – chiedono Bonaccini e Schlein – la classe dirigente. Sommare non serve neanche per il destra-centro dove il successo di Meloni non può non avere ripercussioni. Il sorpasso è meno scottante dei timori della vigilia e soprattutto la Lega (meno FI) tira un piccolo sospiro di sollievo. Ma da oggi esiste una nuova opposizione, quella degli alleati.

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