È il 112 di agosto in Calabria, col sole potente che perfora il cielo sparandogli dallo Jonio, capisci che dicembre è vicino per il fatto che nei supermercati ci sono gli scaffali colorati dai panettoni. Una consueta alba livida, scossa dal suono beffardo delle sirene, che orecchie esperte sanno attribuire alle vetture dell’Arma o della Polizia. I malacarne spalancano le finestre, guardano i davanzali dirimpetto colmati dai volti dei sodali: “noi siamo qua”, si dicono telepaticamente, tirano un sospiro di sollievo, accostano gli scuri e corrono a sentire i telegiornali. I nomi sono tosti, uno in particolare: i carabinieri hanno avvinto i polsi di Domenico Tallini, presidente del consiglio regionale, numero alto di Forza Italia.

I malacarne di bassa lega per un attimo se la godono: per una volta l’hanno scampata i soliti pecorai. I notabili si informano con telefonate sibilline: l’operazione è in corso o è conclusa? E tutti a compulsare le note sui siti locali, per capire, leggere fra le righe, -e come è arrivata, e da dove arriva, e dove arriverà?-. La Calabria non ha un presidente di Giunta, Jole Santelli è morta da più di un mese, la reggenza ordinaria è passata nelle mani di un facente funzioni, neppure eletto, un esterno in quota Lega. Il Consiglio si è auto sciolto, si voterà in primavera.

La Calabria ha la sanità commissariata, ma un commissario è stato dimesso, il successore pure e il nuovo ha rinunciato perché la moglie non avrebbe voglia di vivere a Catanzaro. Per l’emergenza covid sono arrivati degli ospedali da campo, a sostegno dei nosocomi già al collasso: l’esercito li monta e li gestirà Emergency di Gino Strada, in convenzione con la protezione civile. Gli amministratori locali della Calabria sono tutti assenti, in trasferta a Roma, radunati davanti a Palazzo Chigi per protestare contro i commissariamenti che sostituiscono i sindaci eletti, i presidenti degli enti pubblici che avrebbero dovuto nascere da nomine politiche.

Lamentano un vulnus di democrazia, ma sono troppo smarriti per avanzare proposte, al di là di giuste lamentele. Due milioni di calabresi si svegliano nelle albe livide di un’estate infinita, perennemente attoniti ascoltano le sirene di un’ennesima operazione antimafia, l’ultima di decenni di operazioni che sembrano sempre risolutive e poi si ripetono a scalfire un male che appare inesauribile. Due milioni di persone che pur attribuendosi errori non si raccapezzano di averne fatti tanti da non poter più uscire da un girone infernale.

È il 112 di agosto in Calabria, ma nessuno ha voglia o può goderselo questo caldo, perché nessuno ha nulla da festeggiare: buoni e cattivi spalancano le finestre, si affacciano dai balconi, cercano facce che diano risposte. Ma non hanno un Presidente vero, non hanno un Commissario alla Sanità, i sindaci sono tutti a Roma, il presidente del consiglio regionale è finito ai domiciliari, e Gino Strada è in Calabria solo per gestire gli ospedali da campo.

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E' uno scrittore italiano, autore di Anime nere libro da cui è stato tratto l'omonimo film.