La guerra a un bivio
L’Ucraina, l’azzardo di Kursk e l’avanzata russa nel Donbass: e Putin richiama i detenuti dopo le ingenti perdite
Zelensky vuole continuare l’offensiva in profondità anche grazie ai missili occidentali. Intanto il 26 settembre sarà alla Casa Bianca per un incontro con Biden, e separatamente con Harris
La guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase, intensa e non meno complessa, ma soprattutto decisiva. Lo ha confermato anche il Parlamento europeo che ieri – con una risoluzione approvata con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astenuti – non ha solo ribadito il sostegno a Kiev, ma anche la richiesta agli Stati membri di revocare le restrizioni alle armi occidentali in territorio russo. Il testo “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l’Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture”.
La guerra tra Russia e Ucraina a un bivio
Una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazione. E tra mille incertezze e punti di vista sulla guerra e la politica europea, il Parlamento sembra avere compiuto una scelta precisa, che arriva in uno dei momenti più particolari del conflitto. In una fase in cui Kiev chiede armi per colpire in Russia e prosegue la sua operazione nel Kursk, mentre Mosca continua la sua lenta, ma apparentemente inesorabile, avanzata nel Donbass e punta dritta sullo snodo strategico di Pokrovsk. La situazione è tesa, estremamente tesa. Tanto che il presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, si è scagliato su Telegram contro la decisione di Strasburgo dicendo che “quello che chiede il Parlamento europeo porta a una guerra mondiale con armi nucleari” e che in caso di attacchi in Russia con missili occidentali, l’Armata sarà costretta a rispondere “con l’uso di armi più potenti”.
I rischi dell’incursione a Kursk: l’azzardo
Entrambe le parti si trovano a un bivio. Volodymyr Zelensky, dopo avere scelto di mettere in atto l’operazione per invadere l’oblast russo, adesso deve capire come incassare il più possibile da questo tipo di attacco. Il governo ucraino ha sorpreso tutti: non solo il Cremlino, ma anche gli alleati. Tuttavia gli esperti hanno messo in guardia Kiev sul fatto che tutto questo rischia di rivelarsi un azzardo. La stessa idea che avevano l’ex capo di Stato maggiore, Valery Zaluzhny, allontanato per fare l’ambasciatore a Londra, ed Emil Ishkulov, comandante dell’80esima Brigata d’assalto aereo e rimosso dal suo incarico a luglio fra le proteste degli ufficiali. Zelensky sembra ancora convinto della necessità dell’incursione, che è servita a catturare soldati russi per scambiarli con i prigionieri di guerra ucraini, a colpire psicologicamente Mosca e a far vedere agli alleati che è possibile attaccare la Federazione. Ma allo stesso tempo, Zelensky e il suo più alto comandante, Oleksandr Syrs’kyj, non hanno ottenuto il risultato forse più ambito: distogliere le truppe russe dall’Ucraina orientale per alleggerire la pressione sulla prima linea.
L’intento di Kiev riuscito a metà
Kiev non è riuscita in questo intento, almeno per il momento. E lo confermano due fatti. Il primo, che l’avanzata russa a est non si è arrestata, anche se negli ultimi giorni è rallentata. Le forze di Mosca, come scrive anche l’Institute for the study of war, sono recentemente avanzate lungo la linea Kupyansk-Svatove-Kreminna, all’interno di Toretsk, a sud-ovest della città di Donetsk e nella parte orientale dell’oblast di Zaporizia. E questo conferma che non ci sono stati grossi cambiamenti nel dispiegamento dell’esercito russo né cambiamenti nella lista degli obiettivi. Il secondo fatto è che dai comandi di Mosca continuano ad annunciare progressi nella riconquista del Kursk.
La situazione nel Donbass
Ieri, come riportato da Tass, il maggiore generale Apty Alaudinov ha dichiarato che “i soldati russi sono entrati a Nikolayevo e a Daryino e ne hanno preso il controllo”. “Le nostre unità stanno gradualmente avanzando, liberando un insediamento al giorno”, ha detto Aluadinov. Tesi smentita dalle autorità ucraine, con il portavoce del comando regionale, Oleksii Dmitrashkivski, che ha detto che le conquiste russe rappresentano in realtà episodi minimi e che la controffensiva sarebbe stata fermata. Idee di certo opposte fra loro, ma che evidenziano come la Russia voglia riprendere l’oblast invaso senza muovere truppe dal fronte del Donbass. A costo di mettere mano a una nuova mobilitazione parziale (Putin ha aumentato di 180mila soldati il numero degli effetti dell’esercito russo) e soprattutto di pescare nel bacino dei condannati o delle persone che sono sotto procedimento penale.
E Putin richiama i detenuti per il fronte
Mercoledì il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato l’arrivo alla Duma di un progetto di legge per far partecipare detenuti e condannati per diversi reati a quella che Mosca chiama ancora ufficialmente “operazione militare speciale”. E questo implica ancora una volta che il Cremlino vuole fare ricorso a questo tipo di reclute come già fatto dalla Wagner prima del misterioso assalto ordinato da Evgenij Prigozhin. Una scelta che secondo alcuni esperti e funzionari del Pentagono sarebbe la prova definitiva delle grosse perdite subite dall’Armata. E quindi anche delle difficoltà che vive la Russia dal Donbass al Kursk.
Ma nella Difesa Usa i pareri non sono tutti univoci. In questi giorni il generale James Hecker, comandante delle forze aeree statunitensi in Europa e in Africa, ha addirittura affermato che l’esercito russo si sarebbe rafforzato con la guerra, diventando più efficiente rispetto a due anni e mezzo. Segnali dunque contrastanti, frutto di propaganda, certo, ma anche di una realtà sul campo molto complessa. Zelensky lo sa bene, ed è per questo che vuole continuare a colpire in profondità l’esercito russo, anche grazie ai missili occidentali. Vuole rallentarne la logistica, erodere le retrovie, distruggere fabbriche e depositi, come quello colpito a Torpets, nella regione di Tver, a circa 400 chilometri a nord-ovest di Mosca. Un attacco letale e chirurgico, che ha messo ancora una volta a nudo le difficoltà russe nel difendere i suoi cieli e la volontà di Zelensky di puntare a obiettivi in tutto il paese nemico.
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