Le elezioni in Francia hanno sorpreso. O meglio, il secondo turno del voto francese ha sorpreso. Contro le previsioni della vigilia, la sinistra del Nuovo Fronte popolare ha vinto ed è la forza con più deputati nell’Assemblea nazionale. Dall’altra parte la destra di Rassemblement National è andata incontro a una debacle totale, superata anche dai centristi di Ensemble, l’alleanza del partito di Emmanuel Macron. La scommessa del presidente francese ha funzionato a metà: Marine Le Pen è stata fermata, ma la sinistra – anche estrema – è cresciuta. Il problema ora è che nessuna delle tre forze ha una maggioranza assoluta. Per questo partiranno le negoziazioni tra i partiti. E il centro di Macron sarà fondamentale.

Macron e la sua scommessa, ora punta a spaccare il Nuovo Fronte popolare per governare

Tanto è vero che le prime reazioni arrivate dagli ambienti vicini al presidente, dal suo entourage, sono moderatamente soddisfatte: il “blocco centrista è vivo”. Ma dal presidente l’invito è alla cautela: il messaggio fatto trapelare è che i risultati delle elezioni non rispondono alla domanda su “chi debba governare”. Non mancanza di spirito democratico, ma la diretta conseguenza dell’assenza di una maggioranza assoluta. “Prudenza e analisi dei risultati: la questione è chi governerà d’ora in poi e raggiungerà la maggioranza”, hanno aggiunto dallo staff. E la prudenza di Macron si è manifestata anche nel fatto che il presidente non abbia parlato domenica sera. Fonti dell’Eliseo hanno specificato che il capo dello Stato attenderà la “strutturazione” della nuova Assemblea per poi “prendere le decisioni necessarie”. Ad ogni modo, fanno sapere che “nel suo ruolo di garante delle nostre istituzioni, garantirà il rispetto della scelta sovrana dei francesi”.

Dimissioni del premier Attal e le richieste di Melénchon

Chi è andato davanti ai microfoni è stato il premier Gabriel Attal, per annunciare il suo passo indietro in attesa di capire quale sarà la nuova maggioranza di governo. Le dimissioni saranno presentate domani all’Eliseo. Una mossa sicuramente gradita al primo vincitore di queste elezioni, Jean-Luc Melénchon, leader del Nuovo Fronte popolare, che nel suo discorso post voto ha attaccato sia Le Pen sia Macron. Per Melénchon tocca al Nfp governare e lo farà solo con chi sottoscriverà il suo programma. Delle condizioni precise: stop alla riforma delle pensioni e abbassamento dell’età pensionabile, adozione del salario minimo e altre misure nette. E ben poco spazio ad aperture verso negoziati con i centristi.

L’apertura a Macron dei verdi e dei socialisti

Un discorso duro, che però ha trovato reazioni diverse anche in altri leader che hanno composto la coalizione della sinistra francese. A partire dal moderato socialista Raphaël Glucksmann, di Place Publique, che ha commentato i primi risultati: “Siamo in un’Assemblea divisa e dovremo comportarci da adulti. Dovremo accettare che l’Assemblea nazionale diventi il cuore del potere”. “Dovremo parlare, dovremo discutere, dovremo dialogare” ha aggiunto. Tutto il contrario di Melénchon, in quella che sembra un’apertura diretta al centro. Anche Marine Tondelier, la leader dei Verdi, non ha chiuso. Anzi. “La Francia vivrà certamente una situazione inedita. Quale? Non ci sono soluzioni giuste o sbagliate. Troveremo la meno peggio, la migliore per la Francia oggi. Ma dobbiamo mostrarci pronti a governare”, ha detto la 37enne.

La strada che sicuramente Macron e altri leader moderati cercheranno di perseguire è quella di trovare una maggioranza senza estremi, a sinistra e a destra. Gli sforzi saranno tesi ad allargare il campo e il perimetro delle forze moderate, in base ai numeri precisi che usciranno all’Assemblea nazionale. E solo nei prossimi giorni si capirà se l’azzardo di Macron avrà avuto pieno successo.