Tony Blair è tornato. Dopo oltre 15 anni dall’addio a Downing Street, l’ex ragazzo-prodigio sembra essersi scrollato di dosso la sabbia del deserto iracheno in cui a suo tempo si impantanò. Quindi presenta un libro, “On leadership, ma soprattutto un nuovo manifesto di valori centrato sulla libertà. Restituisce fiducia ad un mondo occidentale sfibrato soprattutto perché ha smesso di credere in sé stesso. E non ha ben capito che dietro la leopardiana siepe dei sistemi liberali imperfetti, non ci sono interminati spazi, ma dittature, guerre di aggressione, repressione delle donne e delle idee.

Blair parla con Aldo Cazzullo con toni pacati. Non fa comizi, non più. Ma centra tutti i bersagli. Dice che anche se i cittadini dei paesi liberi sembrano dilaniati da conflitti mortali, in realtà sono uniti dal desiderio di mantenere la loro condizione di libertà. Ma se è la libertà la bussola di ogni futuro, perché mezzo Occidente sembra remare in senso contrario? Qui bastano due parole mirate per rendere il nostro dibattito politico uno stagno inquinato: “La vera responsabilità è nostra, della politica tradizionale. Ci sono questioni su cui entrambe le parti assumono posizioni estreme. Ma la maggioranza delle persone non pensa così”. Finti battibecchi, vuoti slogan e delirio woke. Per precisi interessi o semplicemente per incapacità politica, tutto viene semplificato e reso grossolano ad uso di un tweet: o di qua o di là, o con noi o con i nemici. Con il risultato che le fasce sociali che si sentono escluse identificano le democrazie con il potere costituito e vanno “di là”.

Solo chi viene dal socialismo può capire e spiegare bene questi concetti. La libertà, senza la percezione della giustizia sociale, vale meno di un centesimo bucato. Le classi medie sono riformiste nei tempi d’oro, ma al primo cenno di crisi seguono facilmente le sirene populiste. Perché “si proletarizzano”, direbbero Marx ed Engels. Perché nessuno propone “un terreno di buon senso”, dice Tony Blair. E spiega: “Giustizia sociale, il fine della sinistra resta quello. Se sapremo rendere i frutti della rivoluzione tecnologica disponibili a tutti, dalla sanità alla scuola, non soltanto supereremo il vecchio conflitto novecentesco tra capitale e lavoro, ma pure quello moderno tra sovranismo e globalismo, tra populismo ed élites”.

Se l’errore di ieri è stato andar via dall’Afghanistan, l’errore di oggi è non consentire all’Ucraina di difendersi davvero. Perché l’assalto a Kiev è un rigurgito del peggiore Novecento che torna ad incombere sull’Europa. Combattere con l’Ucraina significa combattere per noi, e dimostrare a Russia, Cina, Corea del Nord e Iran che l’Europa non è un ventre molle in cui affondare. Putin ha fatto male i suoi conti. L’Europa tornerà, assicura Blair. Sarà libera da antisemitismo e islamofobia e di nuovo accanto agli Stati Uniti, che intanto avranno riscoperto la loro vera vocazione che non è casalinga ma internazionale. E tornerà il bel tempo anche in Israele solo se finalmente prevarrà la politica: due Stati, ma con una Palestina in cui Hamas è solo il ricordo dei tempi del sangue.

Tony Blair vinse tre elezioni di seguito e fu il politico che cambiò i connotati alla sinistra europea e alla democrazia inglese. Tra le ingiustizie del liberismo e le rigidità della socialdemocrazia, seppe far vincere la terza via, fatta di uguaglianza e sostegno agli svantaggiati ma anche di “società civile attiva”, “welfare positivo”, “nessun diritto senza responsabilità”, “lotta dura al crimine e alle cause del crimine”. E poi salario minimo, riduzione della povertà, investimenti nella sanità. Finì la sua parabola con gli occhi rigati di lacrime per i soldati inglesi morti in Iraq. Oggi parla di intelligenza artificiale, “un mondo nuovo dove i robot non sostituiranno chirurghi e insegnanti, ma lavoreranno con loro”. Blair non aveva il cellulare e non impazzisce per i social. È uno che pensa che “il leader non deve pensare a quello che la gente vuole ma a quello di cui la gente ha bisogno, e convincerla che sia quello che vuole. Altrimenti è un follower”. Ma proviamo lo stesso a riassumere il suo manifesto in post? “La politica deve uscire dal ricatto falso dei populismi di destra e di sinistra, deve capire il nuovo mondo e ripartire dalla libertà e dall’equità. Noi che viviamo dalla parte democratica e libera del nuovo Muro, dobbiamo saper riaccendere i sogni delle persone”. Si, meno di 280 caratteri. Ci siamo. Blair è un gigante anche nel 2024.